Secondo l’accusa, i coniugi Cardia avrebbero inscenato apparizioni e lacrimazioni della Vergine per spingere i devoti a donare denaro. Il dibattimento inizierà il 7 aprile 2026 al Tribunale di Civitavecchia. La difesa: «Sereni, sarà l’occasione per chiarire tutto»
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La Madonna di Trevignano finirà in tribunale. Dopo anni di polemiche, indagini e accuse di falsi miracoli, la “veggente” Gisella Cardia è stata rinviata a giudizio insieme al marito, Gianni Cardia. Entrambi dovranno rispondere dell’accusa di concorso in truffa. L’inizio del processo è fissato per il 7 aprile 2026 davanti al Tribunale di Civitavecchia.
Secondo la Procura, la coppia avrebbe messo in scena per anni presunte “apparizioni e trasudazioni della Beata Vergine”, accompagnandole con profezie di cataclismi, terremoti e disastri imminenti. Un racconto miracoloso, secondo gli inquirenti, costruito ad arte per indurre i fedeli a versare offerte e donazioni a sostegno del “culto della Madonna di Trevignano Romano”, nella località affacciata sul lago di Bracciano, a nord di Roma.
Le somme raccolte – 365mila euro, secondo la ricostruzione dell’accusa – «non risultano destinate alle opere benefiche previste dallo statuto dell’associazione religiosa» fondata dalla coppia. Gli inquirenti ritengono che parte dei fondi sia stata utilizzata per spese personali e per sostenere le attività della stessa Cardia, che negli ultimi anni aveva trasformato le apparizioni in un appuntamento fisso per centinaia di devoti provenienti da tutta Italia.
Le indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Roma, hanno portato alla luce un sistema di raccolta fondi che si sarebbe alimentato grazie a video virali, incontri pubblici e testimonianze emozionali. Le presunte lacrimazioni della statua della Vergine, analizzate in laboratorio, non avrebbero mai trovato riscontro scientifico.
Gisella Cardia, all’anagrafe Maria Giuseppa Scarpulla, ex imprenditrice siciliana trasferitasi nel Lazio, si era presentata per anni come messaggera della Madonna, ricevendo a Trevignano migliaia di pellegrini ogni mese. Dopo i primi sospetti e le denunce di alcuni ex collaboratori, la Procura aveva aperto un fascicolo ipotizzando l’uso strumentale della fede per ottenere denaro.
La difesa, però, minimizza. «La signora Gisella Cardia accoglie con serenità la notizia del rinvio a giudizio – spiega la sua legale, Solange Marchignoli – consapevole che si tratta di un passaggio necessario per poter finalmente chiarire, nelle sedi opportune, ogni aspetto della vicenda». E aggiunge: «Per quanto possa sembrare paradossale, la signora si dichiara anzi sollevata, poiché ritiene che questo momento rappresenti l’occasione per far emergere la verità dei fatti e per mettere fine a ogni speculazione o fraintendimento».
Una calma apparente che contrasta con le reazioni del paese di Trevignano Romano, dove la vicenda ha spaccato la comunità. Da un lato i fedeli che ancora credono alla donna, dall’altro chi vede in lei una manipolatrice che ha sfruttato la credulità popolare.
Ora la parola passa alla magistratura. Dopo anni di misteri e accuse, sarà un’aula di tribunale a stabilire se quelle apparizioni furono davvero segni divini o soltanto un inganno ben orchestrato.

