L’appello

Ucraina, bambino italiano tra i deportati in Russia. I nonni: «Aiutateci a trovarlo, è in pericolo di vita»

Il piccolo di 6 anni, figlio di un uomo veronese e dell'ex moglie ucraina, era stato portato dalla donna nel Donbass poco dopo la nascita e mai più riportato in Italia

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di Redazione
19 marzo 2023
13:42

È al centro di una disputa familiare la vicenda di Roman, un bambino di 6 anni figlio di un italiano residente nel veronese e di una cittadina ucraina, trasferitasi a Donetsk, per il quale i nonni hanno lanciato un appello. La questione riguarda soprattutto i difficili rapporti tra i genitori e il desiderio di rivedere il nipote.

Tuttavia nuovi e ulteriori dubbi e preoccupazioni sono stati sollevati alla luce delle accuse contro Vladimir Putin, con i nonni che adombrano che il piccolo - che ha la cittadinanza italiana - possa essere tra le vittime delle 'deportazioni' in Russia.


Sono numerosi gli appelli lanciati dai nonni negli ultimi mesi, tra cui anche una lettera alla Presidenza della Repubblica. Lo scorso anno, i parenti avevano sostenuto che un missile era caduto a meno di due chilometri dall'abitazione dove il piccolo risiede con la madre, e avevano sottolineato che è «in costante pericolo di vita».

«Malgrado l'interessamento del console italiano in Ucraina e i vari tentativi fatti da noi anche con l'aiuto di politici locali - riferiscono i nonni di Roman - la posizione della madre si è ulteriormente irrigidita, e da circa un anno non abbiamo più contatti con lui. Non sappiamo dove sia Roman, e con chi viva. Quindi ci appelliamo alla Convenzione sui diritti dell'infanzia: fino a un anno fa facevamo qualche videochiamata con nostro nipote, che non parla italiano per scelta della madre, poi neppure più quella, i numeri di telefono risultano bloccati».

Il padre del bimbo aveva conosciuto sua moglie in Ucraina e si erano sposati là, ma quando il piccolo aveva 3 mesi la donna l'ha portato con sé in Ucraina, quindi ha divorziato. L'ultima volta che i nonni hanno visto il bambino di persona è stato nel 2018. Contattata dall'agenzia di stampa Ansa, la sindaca del Comune veronese ha riferito di non aver mai visto il padre, unico residente in Veneto della famiglia, mentre un anno fa aveva ricevuto il nonno, che le aveva raccontato la storia della separazione e la sua preoccupazione per le sorti del piccolo.  

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