«Aghia Sophia Fest non è un festival come gli altri. Non vuole esserlo, e non perché si compiaccia del proprio essere “diverso”, né per distinguersi in modo narcisistico o autoreferenziale nella variegata galassia dei festival calabresi. È, piuttosto, un rito collettivo eretico, un esperimento di pensiero, un’azione poetico-politica in forma di evento». Giuseppe Bornino battezza così l’edizione del 2025 di un appuntamento diventato ormai tradizionale della neonata estate cosentina.

«Ogni anno partiamo da una parola chiave, da una tensione, da una frattura sociale o esistenziale che sentiamo urgente. Quest’anno è il turno del “controllo”e della sua perdita».

Una perdita che non ha un solo volto, ma due. Da un lato, è sottrazione al monitoraggio, alla sorveglianza continua, al potere normalizzante delle istituzioni e dei meccanismi occulti del capitale. Dall’altro, è liberazione, rottura degli schemi, ebbrezza creativa. Perdere il controllo come atto sovversivo, come hacking del sé. Perdere il controllo per abbandonare ruoli, generi, costrizioni. Per far festa insieme – e sentire che siamo ancora vive e vivi.

«Per noi, perdere il controllo significa ritrovare la libertà, la forza ancestrale del rito, la potenza dell’arte condivisa, quella che non intrattiene soltanto, ma scava, smuove, fa pensare e respirare.

La location non è mai neutra. Dall’Abbazia di Corazzo al Parco di Carlo Magno, fino a Cosenza Vecchia, cuore pulsante e ferito della città. Un luogo che attraversiamo da anni con progetti come Restart, Cosenza Vecchia Slam, il Cineteatro Universal, perché non vogliamo “rivitalizzarlo” (termine che detestiamo), ma ascoltare e attivare le energie emotive e fisiche che già lo abitano. Quelle marginali, invisibili, resistenti».

Due gli omaggi che il festival tiene a fare: a Salvatore “Uccello” Iaccino, poeta tormentato e visionario, che sarà al centro di letture, mostre, concerti e perfino di un murale realizzato live e a Franco Piperno, punto di riferimento politico e simbolico.

Aghia Sophia Fest non è solo musica, non è solo parola, non è solo performance. È l’incrocio, la contaminazione, la deriva controllata verso il caos creativo. È il tentativo – fragile ma ostinato – di resistere alla morte culturale, anche solo per due giorni.

Non solo spettacolo: mostre, vino e sogni sotto le stelle

Per tutta la durata del festival, sarà possibile visitare una mostra dedicata all’arte di David Lynch e una all’opera rivoluzionaria di Franco Basaglia.

Prevista anche un’inedita mostra fotografica di Giacomo Greco sulla vita di Iaccino. Non mancheranno un’area food con i sapori de La Terra di Piero, una drink zone con i vini naturali de Le Quattro Volte, spazi relax immersi nel verde e attività per bambini (fino a 10 anni l’ingresso è gratuito).