La Calabria è diventata il luogo del riscatto dopo bullismo, discriminazioni e difficoltà personali. Diventato imprenditore, oggi con i social mostra le meraviglie di questa terra: «Racconto il bello, perché qui il bello c’è. Bisogna solo avere occhi per vederlo»
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Donald, originario di Bolzano, ha conosciuto la Calabria dapprima da “turista”; poi da discriminato in quanto emigrato; infine, da persona che si è riscattata. Ha sentito sulle sue spalle il peso di parole che non si cancellano: “Tedesco!”; “Pezzo di m...!”; “Te ne devi andare!”. Parole che rimbombano ancora oggi.
Bullismo, maltrattamenti, solitudine, depressione, problemi economici a causa di terzi, una separazione dolorosa: Donald è passato attraverso tutto questo. Eppure è rimasto. Proprio lui, bersaglio dei pregiudizi di un tempo, ha scelto di restare e far crescere la Calabria mentre molti di quelli che lo insultavano sono stati costretti ad andar via dalla propria terra per lavoro. Un paradosso che sembra scritto dal destino.
«Ho sbagliato anch’io tanto nella vita» ammette. «Ma ogni errore l’ho trasformato in una lezione. Ho usato la sofferenza per diventare più forte.» È da questa consapevolezza che nasce il Donald imprenditore, il Donald padre, il Donald narratore del Sud nella sua pagina Instagram “Immigrato al contrario”. E, soprattutto, l’uomo che ogni giorno prova a far capire che la Calabria non si salva con le frasi fatte, ma con la cultura, con la responsabilità, con piccoli gesti che diventano esempi. «Sogno di organizzare iniziative con le persone: pulire la città insieme, parlare di legalità, aiutare i ragazzi a sentirsi più Falcone e meno Riina. Ma prima devono crederci gli adulti. Io ci sto provando con i miei contenuti».
Migliaia di follower apprezzano i suoi video e li commentano con molta gioia, grati della narrazione positiva che un “polentone” restituisce della Calabria.
Quando gli abbiamo chiesto cosa l’abbia spinto ad abbandonare Bolzano, Donald ha sorriso: «L’amore per la Calabria è venuto dopo. È stato come amare una persona che all’inizio ti sta antipatica, poi la conosci, la capisci… e diventa la più importante della tua vita».
La sua non è stata una scelta immediata. Per due volte ha fatto la valigia, per due volte ha cambiato tutto. «I miei sono meridionali: papà napoletano, mamma del Cosentino, con radici a Melicuccà. Mi sono trasferito la prima volta a 12 anni per stare vicino a nonna, che era malata. Ma vivere la Calabria tutto l’anno non era come passarci l’estate. Mi stava stretta. Così tornai a Bolzano». Un ritorno che non guarì niente. «Soffrivo la lontananza dalla mia famiglia. Avevo attacchi di panico, ansia. Bolzano non era più casa. Alla fine fu proprio quello a spingermi a tornare in Calabria».
E il ricordo più vivido di quel viaggio è ancora scolpito nella memoria:
«Ho pianto per tutto il tragitto. Chiudevo la porta della mia vita di prima senza esserne davvero consapevole. E quando sono arrivato… il paese era deserto. La Calabria che ricordavo d’estate non c’era più. Non c’era più il sole. C’era la pioggia. Non c’era la folla. C’era silenzio. C’era solitudine».
La sua attività, “Nuvola”, non è nata per ambizione, ma per necessità emotiva.
«A Melicuccà stavo male. Tornai a Bolzano, ma pagavo l’affitto a mia zia (perché sì, a Bolzano si paga anche l’ospitalità dei parenti). Volevo solo tornare vicino ai miei. Mamma aveva una lavanderia ordinaria… E così, grazie al progetto che oggi è diventato “Resto al Sud”, nacque Nuvola: una lavanderia industriale costruita partendo due macchine e tanto amore».
Ma creare lavoro nel Sud è una sfida che a volte sembra più grande di qualunque sogno. Donald non lo nasconde: «Criminalità, tasse, clienti che non pagano… Non giudico chi va via. Li capisco. Ma se nessuno resta, chi ricostruisce la Calabria? I paesi sono pieni di risorse. Le generazioni più grandi devono crederci per prime».
La storia che diventa racconto: il ruolo dei social
Donald, o meglio “L’Immigrato al contrario", sui social è diventato una voce riconoscibile. Una voce che emoziona, che non fa divisione. «Mi sono iscritto sui social per far conoscere la mia storia, che è molto triste. Sono stato bullizzato, minacciato, picchiato. Mi hanno messo una bomba in azienda. Ho lasciato la tranquillità di Bolzano per sentire il rumore degli spari. A vent’anni ero sotto psicofarmaci. Ma ho scelto di raccontare tutto. Senza vergogna».
Poi qualcosa è cambiato. «Non volevo deprimere la gente. Volevo far innamorare della Calabria. Così ho iniziato a mostrare le sue meraviglie, scegliendo per ogni video un posto diverso. Racconto il bello, perché qui il bello c’è. Bisogna solo avere occhi per vederlo».
«Io mi sento sia meridionale al nord sia nordico al sud» ride. «Ho la mentalità da polentone: mi arrabbio se vedo una carta a terra. Parlo di temi che qui sono tabù. Ma ho il cuore meridionale. Le due cose convivono. È il mio equilibrio». E in questo equilibrio Donald ha scoperto se stesso: «Sono cambiato tanto. Ho conosciuto persone belle e brutte. Ho scalato montagne. Ho seminato molto. Ora raccolgo. Uso il cuore in tutto. Perfino se si rompe un bicchiere mentre lavo i piatti… mi emoziono pensando alla sua storia all’interno della casa».
Ci confessa, poi, qual è il suo sogno nel cassetto: «Io non volevo fare l’imprenditore. Volevo la radio. Volevo il palco. Il mio professore diceva che dovevo fare cabaret. Cantavo nelle piazze con un gruppo, i “Meridiana”. Fiorello era il mio modello. Avevo fatto i provini per Uomini e Donne e il Grande Fratello… ma la depressione mi ha fermato. Quel sogno è rimasto nel cassetto».
Donald usa la sua storia come esempio per gli altri. «Se non stai bene nella tua città, cerca di capire il perché. Se non puoi risolvere, cambia. Conosci il mondo. Io, per esempio, per sentirmi completo studierò inglese e chitarra, perché la cultura è il bagaglio che ti porti ovunque e che ti farà stare bene ovunque. Ma se il problema sono la mentalità o il lavoro… lì mi arrabbio. Bisogna impegnarsi a migliorare la propria città. Non abbandonarla!»
Donald si è spostato tante volte, dal Nord, a Messina, a Reggio Calabria. Viene spontaneo chiedergli quale immagine associ alla parola “casa” oggi. «Io ho cambiato tante case. A volte non mi sono sentito casa in nessuna. Per me casa è dove c’è la mia famiglia. Oggi vivo a Reggio con le mie figlie. E questa, finalmente, è una casa vera: calore, protezione, un posto dove tornare quando sto male. Questo, per me, è casa».
Donald, della Calabria, ha conosciuto tutto. Ne racconta il bello e ne combatte il brutto. Il suo augurio è che i calabresi stessi riescano a vedere la bellezza della propria regione, non solo attraverso i suoi contenuti sui social, ma essendo loro per primi a creare contenuti validi nel proprio quotidiano che abbelliscano la terra che abitano.



