La storia dell’ex stilista calabrese che oggi vive realizzando tamburi diventa un inno alla libertà: dopo un trauma personale sceglie la spiritualità e una vita nomade per ritrovare sé stessa. Lo youtuber Natalino Stasi la racconta
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La storia di Sara è un potente inno alla ricerca della libertà interiore e alla riscoperta della propria essenza. La sua esperienza di vita, che devia il corso della consuetudine collettiva, ha catturato l'attenzione del pubblico grazie al documentario realizzato dallo youtuber Natalino Stasi sul suo canale. Il video, intitolato "La donna che vive in un van di 3mq, da sola nel bosco", traccia il percorso radicale dell’intraprendente donna calabrese: dalla vita frenetica e patinata di una stilista di moda al minimalismo consapevole di un'esistenza nomade, in comunione con la natura.
L'addio alla routine e all'ansia da scadenze
Per oltre vent'anni, la vita di Sara era stata cucita addosso al successo e al glamour. Come stilista di moda, ha gestito il suo atelier e ha vestito circa 400 spose. Nonostante il periodo fosse «molto bello», con il tempo il peso della ripetitività e delle responsabilità ha iniziato a farsi insostenibile.
«Cosa non ti piaceva? La routine, ma anche le scadenze», racconta Sara. La gestione di dipendenti, gli assegni da pagare e le scadenze l'avevano intrappolata in una costante "sorta di ansia", presente anche in vacanza, a causa delle responsabilità legate alla sua attività.
Il trauma che ha riscritto il destino
Il vero punto di non ritorno, che ha segnato un "prima e un dopo" nella sua esistenza, è arrivato con un evento traumatico. La scelta di "cercare altrove" è avvenuta in un momento difficile, innescata dalla morte del suo compagno. Una perdita che l'ha fatta sprofondare in una "depressione molto profonda".
Nel tempo, Sara ha compreso che la via d'uscita dalla sua sofferenza interiore poteva essere scovata nell'approccio alla spiritualità. Ha iniziato così un percorso graduale di guarigione, fatto di ritiri di meditazione, tra cui un periodo di eremitaggio, per ritrovare la comprensione di sé.
Il van: una "cella di meditazione" da 3mq
La transizione verso la vita nomade è stata lenta e progressiva: dalla città alla campagna, fino all'acquisto di un van. Quello che inizialmente era un sogno è diventato una casa a tutti gli effetti, la sua "casa su ruote".
«Il van praticamente è la mia cella di meditazione», afferma. Il piccolo spazio, poco più grande di tre metri quadrati, è essenziale e riflette la sua nuova filosofia di vita introspettiva. Dotato di pannello solare, frigo e riscaldamento, le permette di vivere con il "minimo indispensabile".
Oggi, Sara si mantiene costruendo tamburi – ne ha realizzati circa 200 in tutta Italia – e lavorando come operatrice olistica. Organizza il suo itinerario lavorando in realtà comunitarie, luoghi in cui può approvvigionarsi d'acqua e utilizzare i servizi, garantendo al contempo il contatto costante con una rete di persone che definisce la sua "famiglia allargata".
La libertà "calabra" e il sogno da custodire
Il concetto di solitudine per Sara non è una mancanza, ma un elemento cruciale: «È solo attraverso la solitudine che si vedono tutti i fantasmi. È un elemento fondamentale per fare introspezione».
La sua storia è anche una dichiarazione di liberazione da condizionamenti socio-culturali. «Io sono una donna calabra», spiega. «In Calabria non è proprio ancora concesso vivere veramente con la propria espressione se questa espressione non combacia con i valori socialmente condivisi». La sua libertà è la chiave di volta, poiché, come afferma, «l'amore vive accanto alla libertà. Senza libertà non c'è amore».
Il suo prossimo passo? Realizzare il sogno di aprire una «realtà comunitaria... un luogo di cura», dove le persone possano riscoprire il proprio benessere psicofisico e spirituale. Per Sara, tuttavia, il sogno personale è già in atto: la "realizzazione del sé", ovvero l'espressione di tutti i propri talenti.


