Maestro della scuola primaria e giornalista ha riprodotto la cittadina florense degli anni’ 70 e ‘80 con i mestieri e le botteghe di un tempo: «Ho iniziato per hobby o per trascorrere qualche ora del mio tempo libero che altrimenti sarebbe stata dedicata a cose futili»
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Una passione nata da bambino a San Giovanni in Fiore che diventa vera e propria arte presepiale. Luigi Basile, cinquantenne maestro della scuola primaria e giornalista, da sempre ha sognato di costruire un presepe che riproducesse la San Giovanni in Fiore degli anni ‘70 e ‘80 con le sue “putighe” storiche riprodotte con materiale di recupero e tanta passione. Una vera e propria opera d’arte che fa bella mostra di sè nell’ampio salone della sua abitazione nella zona nord della Città di Gioacchino da Fiore. Una riproduzione “fedele” che lo ha visto al lavoro per oltre due anni e mezzo.
«Il Presepe, si sa, è una rappresentazione artistica e devozionale della nascita di Gesù che cerca di ricreare la scena della natività. Sarà per passione, che mi ha sempre accompagnato, sin da piccolo, quando cercavo di ricreare paesaggio e villaggio usando piccole scatole di cartone, spugne e cortecce degli alberi. Di fatto, per una forma artistica innata – racconta Luigi - che neanche io sapevo di avere, ho scoperto di poter andare oltre e ho iniziato a realizzare delle composizioni che variano da semplici rappresentazioni familiari a complesse scene paesaggistiche che includono elementi simbolici e figure tradizionali che riconducono alla mia infanzia».
«Quasi per gioco ho iniziato a realizzare casette pi complesse che ricordassero le “putighe” e le attività legate a San Giovanni in Fiore.
Nascono così delle piccole opere d’arte o come definiscono gli altri dei “capolavori” come la “forgia” di marru Gatanu, da tutti chiamato “’U riavulo ‘e ra Cona” con tanto di fucina con mantice, bancone degli attrezzi, e parete attrezzata. La falegnameria di “marru Sature” con bancone a regola d’arte miniaturizzato, la sega a nastro, il reparto destinato alla stagionatura del legname, la cassetta dei ferri del mestiere. La macelleria di Silletta che all’epoca si trovava sotto casa dei miei nonni. Carne, prosciutti e salsicce realizzati con la plastilina prima di essere esposti in bella vista. La latteria dell’Opera Sila, dove lavorava mio zio Emilio. Si intravvedono forme di formaggio, mozzarelle e i caciocavalli appesi ai ganci. Il mulino a cilindri dei fratelli Belsito che visitavo spesso, Ho cercato di riprodurre tutti i macchinari che mi sono rimasti impressi nella memoria. Stessa sorte hanno avuto il panificio di montagna di “Parmella” o la Fruttivendola di Nicola Ferrari ricchi di particolari realizzati manualmente».
«Con il passare del tempo ho capito che potevo osare e dare di più. Quando mi capitava di andare a trovare un mio amico falegname mi facevo dare dei pezzetti di legno di risulta che ho iniziato ad utilizzare per creare i tetti, porte e finestre. La mano ha iniziato a prendere dimestichezza e sono nate altre opere più complesse, più curate e dettagliate.
«Nascono così la Pescheria, la Putiga di vino di “nonna Rosina” ribattezzata “Osteria del Ragno d’Oro” in suo onore, con tanto di albergo al piano superiore. Curata minuziosamente nei vari particolari anche grazie alle fotografie che Paolini faceva a me e a mio fratello Gianluca, quando mio nonno ci portava lì per incontrare i suoi compagni di bevuta e di carte napoletane. L’apice, secondo il mio modesto parere, è arrivato quando ho deciso di replicare l’edicola di Gigino ribattezzata “Taberna libraria”. Al suo interno hanno trovato posto i testi dedicati al Liber Figurarum di Gioacchino da Fiore, rigorosamente rilegati in pelle, l’espositore dei quotidiani con uno scaffale interamente dedicato a “Il nuovo Corriere della Sila”, le mappe geografiche antiche miniaturizzate e colorate a mano. Antichi testi religiosi inseriti in una libreria e rilegati anch’essi in pella. Presente inoltre l’angolo delle riviste e quelle dedicate alle “figurelle” dei santi, non potevano certo mancare San Giovanni Battista e la Madonna della Sanità. Trovano spazio anche i calendari».
«Non sono un artista e nella vita faccio tutt’altro, ma probabilmente ognuno di noi dispone di un talento che lo porta a fare dell’altro. Ho iniziato per hobby o per trascorrere qualche ora del mio tempo libero che altrimenti sarebbe stata dedicata a cose futili e di poco conto che non avrebbero lasciato certamente nessuna testimonianza. Oggi ho finalmente avuto la possibilità di realizzare un sogno, – conclude il “maestro” Luigi Basile - creando una Natività con opere tutte mie».






