La graphic designer del network LaC conquista il secondo premio per i racconti brevi al concorso “Calabria in versi” con un testo dedicato alla piccola Isabel e alla sua terra
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«“Lettera a te, che nascerai al Sud” è un racconto nato in un momento unico della mia vita: l’attesa di mia figlia. È un atto d’amore, per lei e per la mia terra, la Calabria». È con queste parole che Stella Santoro, graphic designer nel reparto post produzione del network LaC, commenta il secondo premio ricevuto, per la sezione "Racconti brevi", al concorso letterario "Calabria in Versi" promosso dall'associazione culturale "Calabria Contatto".
Parole, musica ed emozioni si sono date appuntamento nei giorni scorsi nel Parco archeologico “Scolacium” di Roccelletta di Borgia, in provincia di Catanzaro, per l'evento conclusivo della settima edizione del contest. L'iniziativa, dedicata questo anno alla poetessa Giusi Verbaro, si è caratterizzata per la premiazione delle migliori opere in concorso e ha visto la presenza del presidente del sodalizio Giuseppe Guzzi e del vice Cesare Dornetti. Alle ormai classiche sezioni dedicate alle poesie e ai racconti brevi, si è affiancata quella rivolta alle "Altre Scritture". Ad arricchire la serata finale sono stati il talento musicale del compositore e concertista di chitarra battente Alessandro Santacaterina, il reading a cura degli attori della scuola di teatro “Enzo Corea” ed il ricordo della poetessa Giusi Verbaro attraverso la testimonianza della figlia Caterina. A salire sul gradino più alto del podio sono stati: Antonio Pitaro per la sezione "Poesie", Saverio Orlando per la sezione "Racconti brevi" e Daniela Pietragalla per la sezione "Altre Scritture".
Proponiamo di seguito il testo elaborato da Stella Santoro per la figlioletta Isabel e presentato al concorso letterario "Calabria in versi". Un racconto condiviso sui social e capace di attirare in poco tempo apprezzamenti e commenti positivi.
Lettera a te, che nascerai al Sud
Ti scrivo mentre tu danzi nel silenzio del mio ventre, come una corrente gentile tra le scogliere dell’anima. Sei ancora respiro e mistero, ma già parli al mio cuore a gran voce.
Nascerai in Calabria, figlia mia, e questo vuol dire tante cose. Vuol dire avere il mare nel sangue e le montagne nei polmoni. Vuol dire respirare vento che sa di ulivo, di sale, di preghiera. Vuol dire imparare a riconoscere i passi degli antenati nei vicoli, nei racconti sussurrati dalle nonne mentre il sole scivola dietro l’Aspromonte.
Questa terra è un sogno, amore mio. Non lo dico con leggerezza. È un sogno che resiste, che si difende, che si reinventa. Un sogno che a volte piange, ma che sa anche cantare. Una chitarra battente, fragile e potente, che vibra tra Occidente e Oriente, tra partenze e ritorni.
Trenta milioni di anni fa questa lingua di terra era parte di un tutto. Oggi è rimasta sospesa, “sfasciume pendulo sul mare”, come disse qualcuno. Ma forse è proprio in questa sospensione che c’è la sua verità: un ponte, una frontiera, una madre in ascolto. Proprio come me, che ti porto dentro e aspetto il tuo primo respiro come si aspetta la primavera.
Immagino la Calabria che sarà quando tu aprirai gli occhi. La sogno per te, perché possa riconoscerla non solo per quello che è, ma per quello che può essere. Un giardino che accoglie invece di escludere, che offre invece di trattenere. Un luogo dove il Mediterraneo non è confine ma crocevia, dove la memoria non è nostalgia, ma seme di futuro.
Ti insegnerò a vedere ciò che non è immediatamente visibile, ad ascoltare il silenzio delle spiagge in inverno, a dare valore alla parola data. Ti porterò nei paesi abbandonati, dove ogni pietra è un nonno che ti parla, e poi nei mercati del porto, dove si intrecciano lingue diverse come filigrane d’oro.
Perché questa terra ha un cuore antico e pulsante, e voglio che tu lo senta battere. È il battito stesso della vita che cresce. Il tuo, il mio. Il nostro.
Un giorno forse mi chiederai: “Perché sono nata qui?” E io ti risponderò: “Perché anche tu, amore mio, sei un sogno nel Mediterraneo.”
Stella Santoro