Dopo aver speso tempo e soldi per formarsi, oggi si trovano esclusi dagli elencji aggiuntivi di prima fascia e dunque dalle supplenze annuali. Sottovalutare la questione, soprattutto per la Lega significa perdere migliaia di voti
Tutti gli articoli di Opinioni
PHOTO
In Calabria, in Puglia, in Campania, insomma nel cuore del Sud , c’è un malessere che la politica sembra sottovalutare. È la vicenda degli abilitati con il corso selettivo ex articolo 7: docenti che hanno affrontato prove dure, hanno speso tempo e soldi, e oggi si ritrovano esclusi dagli elenchi aggiuntivi di prima fascia, le famose supplenze annuali, solo per colpa dei ritardi delle università. Un’assurdità che non ha giustificazioni. Se non stessimo parlando di precari disagiati, economicamente fragili per pagare avvocati, un giudice avrebbe già risolto a loro favore. Invece la giustizia dorme, il Colle tace, e intanto migliaia di famiglie restano appese a un filo.
Il ministero dell’Istruzione e del Merito è guidato da Giuseppe Valditara. Le sue scelte, a oggi, hanno contribuito a tenere la Lega ferma all’otto per cento: non solo per i contenuti, ma per l’incapacità di dare risposte concrete. Alla fine Valditara fa il tecnico, anche male. Matteo Salvini, leader della Lega e capo del partito che gestisce l’Istruzione, non può permettersi di ignorare il dissenso che nasce dal concorso PNRR1 e da questa ingiustizia sugli abilitati. Non può perché la questione è esplosiva soprattutto al Sud, dove la scuola è ancora l’unico ascensore sociale rimasto. La Calabria è la cartina di tornasole. Qui, dove si vota e si cerca ancora di credere nella politica, gli abilitati rappresentano un pezzo di società attiva: dietro ognuno di loro ci sono padri, madri, fratelli, mariti, mogli, fidanzati, amici. Tradotto in numeri: migliaia di voti. Eppure i colonnelli locali sembrano aver preso sottogamba la questione.
Sorprende, ad esempio, Giuseppe Scopelliti, che un tempo mostrava più lungimiranza e che oggi, pur sapendo che una sua, oramai, ex fedelissima, guida tre gruppi di docenti abilitati, che sta raccogliendo firme da mandare a Mattarella, che guida gli umori, le loro decisioni, ha avuto la capacità di farsela nemica. Un errore politico grave: quando ti giri dall’altra parte davanti a chi chiede giustizia, stai regalando voti e credibilità agli avversari. Nel pieno di una campagna elettorale, ignorare un dissenso così forte è da dilettanti. È stupidità, improvvisazione.
Il concorso PNRR1 ha prodotto una massa di docenti scontenti e arrabbiati: far finta che non esistano è suicidio politico. La politica vera non è propaganda, è capacità di ascolto e decisione. Se c’è un ritardo delle università, si impone una procedura straordinaria. Se c’è un collo di bottiglia ministeriale, lo si apre subito. Se c’è qualcuno nel partito che blocca tutto per calcolo personale, lo si mette da parte. E qui arriviamo al cuore.
Mario Pittoni, responsabile scuola della Lega, è stato più bravo a farsi nemici che a costruire soluzioni. Come Scopelliti, è riuscito nell’impresa di allontanare questi Insegnanti abilitati alla professione invece di rafforzarli. Un paradosso, visto che parliamo di docenti preparati, difficili da prendere in giro, e quindi preziosi anche per un partito che dice di voler difendere il merito. Ecco perché oggi la palla è tutta nelle mani di Matteo Salvini. Essere capo significa decidere. Significa accogliere chi porta valore, non trattarlo da nemico. Significa, se serve, mandare a fanculo chi ha dimostrato di non saper gestire il consenso e la fiducia. Gli abilitati ex art. 7 non chiedono favori, chiedono un diritto, sacrosanto e calpestato, e ripeto mi meraviglio dal Colle non sia ancora arrivata con un altolá alla Meloni riguardo a questi insegnanti. Insegnanti che chiedono che il loro sacrificio venga riconosciuto. Chiedono di entrare negli elenchi aggiuntivi di prima fascia come è giusto che sia, i tempi non ci sono più, ma chiedono almeno di essere inseriti in cima alla seconda fascia delle supplenze annuali e, mi spingo oltre, e aggiungo avere priorità sulle chiamate dei dirigenti scolastici in quelle graduatorie gestiti dalle Usr .
La politica, in particolare la Lega, ha davanti un bivio: continuare a sottovalutare il problema, rischiando di bruciare migliaia di voti e di perdere credibilità al Sud, oppure affrontarlo di petto, restituendo fiducia a chi oggi si sente tradito. A Salvini tocca la scelta: fare il capo davvero, o continuare a farsi trascinare dagli errori di chi, come Pittoni e Scopelliti, ha già dimostrato di non aver capito la posta in gioco.