Niente più comizi per esporre le idee, oggi i politici scendono per strada per stringere le mani ai cittadini elettori mentre il sostegno ai candidati, più che la militanza, ricorda il tifo sportivo
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«I voti si prendono fra la gente». È ormai questo lo slogan, il leit motiv delle campagne elettorali. La Politica si evolve e con questa anche la propaganda politica. Il tempo dei comizi nelle piazze, nei rioni, annunciati con trombe ed altoparlanti ricordano tempi andati, più vicini alle vicende di Don Camillo e Peppone rispetto ai nostri tempi. Oggi i politici scendono nelle piazze non per avvicinarsi ad un microfono per esporre le loro idee ma per «fare quattro passi e quattro chiacchiere con i cittadini elettori». E così si vedono, soprattutto nelle piazze dei paesi i candidati, i maggiorenti delle forze politiche passeggiare stringendo mani e facendo selfie ricordo con i possibili elettori.
In effetti mancando anche i partiti politici e di conseguenza gran parte delle sedi con esposti i simboli, i sostenitori dei vari candidati ricordano più che la militanza politica, il tifo sportivo. Non è raro, anche in questi giorni, assistere alla scesa in piazza, e non in campo, di candidati illustri e meno illustri, esperti e meno esperti; vederli abbracciare ed abbracciati, sorridenti e vincenti. In sostanza ed in sintesi è ormai la forma ad essere essenziale più che solo importante fino a far giudicare il candidato ed il politico dal look piuttosto che dalla testa. E spesso lo sguardo e l’attenzione si rivolgono alla testa solo per sottolineare e criticare il taglio di capelli ed il colore della tinta. Questo potrebbe apparire deprimente per quanti sono abituati ad assistere a dibattiti e confronti, per quanti prediligerebbero sale riunioni a sale da tè. Ma i nuovi modi di affrontare le campagne elettorali sono anche conseguenza del mondo dei social.
È inevitabile pensare che ormai le piazze di confronto sono virtuali ed un tweet vale più di un manifesto elettorale ed un selfie più di un santino elettorale. Altri tempi quando si aspettavano i politici nelle piazze o nei pressi delle sedi politiche ed era una corsa per poter effettuare qualche passo insieme al politico fino all’ingresso della sala riunioni. E proprio lì, il politico esponeva il suo programma fra gli applausi. Oggi gratifica molto di più la foto scattata con il telefonino in modo da poterla mostrare sui social. Ed un post su Facebook o su Instagram vale più di una dichiarazione di voto.
Saranno i tempi del consumismo, sostiene qualche vecchio nostalgico, sarà frutto di studi sulla comunicazione spiegano i più avanti. Certo è che oggi il cittadino elettore è ormai considerato alla stregua di un semplice cliente consumatore. Pronto ad acquistare il prodotto offerto, purtroppo, spesso non per il suo contenuto ma per il suo apparire. E questo succede al di là dei colori politici, se ancora comunque esistono. Qualcun altro ricorda che nei paesi scandinavi, ad esempio, non è cosa inusuale incontrare i regnanti in bici o in autobus; che questa è la vera democrazia. Probabilmente “noi” non siamo ancora abituati a questa forma di democrazia, se pensiamo che la nobile forma di governo non si può limitare ad un selfie. Le cosiddette democrazie compiute sono regolamentate da ben altri principi, fra cui anche quelle di ritenere, più che immaginare, primus inter pares i governanti. Ai nostalgici le scese in piazza ricordano al contrario il feudatario al mercato, in cerca di buona merce che comunque ritiene gli appartenga.