Di fronte ai dati Istat 2025, la nostra regione deve interrogarsi: accogliere gli studenti con disabilità significa solo aprire la porta o garantire un progetto di vita? I numeri parlano chiaro e raccontano un Paese che cambia, con una scuola che diventa sempre più lo specchio di una società variegata. Nelle aule italiane sono quasi 359mila gli studenti con disabilità con un incremento del 6% in un solo anno. È un campanello d'allarme che risuona con particolare gravità nel Mezzogiorno, e specificamente in Calabria.

Se a livello nazionale la sfida è aperta, in Calabria rischia di diventare un’emergenza strutturale se non affrontata con un cambio di paradigma radicale. Il dato più doloroso che emerge dalle statistiche è quel 5,4% di studenti del Sud che non riceve l’assistenza necessaria per l’autonomia e la comunicazione. Dietro questa percentuale non ci sono solo utenti, ci sono famiglie calabresi lasciate sole a gestire il difficile equilibrio tra diritto allo studio e carenze sistemiche.

In molte scuole della nostra regione, l'inizio dell'anno scolastico coincide con un balletto di nomine in ritardo e, troppo spesso, con una confusione di ruoli. Si tenta di compensare la mancanza di Assistenti all'autonomia e alla comunicazione (figure specialistiche a carico degli Enti locali) aumentando le ore dell’insegnante di sostegno. È un errore concettuale prima ancora che organizzativo: le due figure sono complementari, non intercambiabili. Confonderli significa privare lo studente di uno dei due pilastri della sua crescita.

La vera criticità in Calabria, tuttavia, non è solo quantitativa, ma qualitativa. I disturbi del neurosviluppo (come l'autismo o l'ADHD) richiedono competenze che vanno oltre la buona volontà e la preparazione pedagogica generale. Un bambino con autismo non ha bisogno solo di qualcuno che gli sieda accanto ma di personale formato per gestire crisi comportamentali, creare strategie di comunicazione, per strutturare l'ambiente in modo che non diventi una fonte di stress.

Ecco perché la scuola calabrese necessita di un intervento sistematico che introduca stabilmente nuove figure nell'organico o attraverso reti territoriali solide. Operatori specializzati nel neurosviluppo: tecnici comportamentali e terapisti che possano entrare in classe non per sostituire i docenti, ma per fornire gli strumenti operativi per gestire la complessità e sostenere il carico emotivo dei docenti e delle famiglie. In Calabria, dove le barriere architettoniche e la carenza di sussidi informatici adattati sono ancora piaghe aperte, il rischio di isolamento dentro la classe è alto.

Non possiamo più permetterci di affrontare la disabilità a scuola con la logica dell'emergenza o del progetto a scadenza. Alla Regione Calabria e all'Ufficio scolastico regionale si chiede un atto di coraggio: investire massicciamente sulla formazione specifica e sul reclutamento di équipe multidisciplinari. L'aumento degli studenti con disabilità non è un problema logistico da risolvere aggiungendo sedie; è una richiesta di cittadinanza attiva. E affinché questa cittadinanza sia reale, servono meno burocrazia e più specialisti al fianco dei nostri ragazzi.

*Vicepresidente nazionale CSAln, presidente comitato regionale CSAIn Calabria, segretario generale regionale SIC Calabria (Sindacato indipendente carabinieri)