L’abbaglio di risparmiare contributi e tasse: ecco l’obiettivo ingiusto di quel “datore di lavoro” che trasforma l’illusione in danno grave per il lavoratore che accetta il rischio e che non è capace di tutelarsi nè di rivendicare i suoi diritti e che a volte ci rimette la pelle.

Un contratto mai firmato perché sulla carta non risulta alcuna assunzione, una prova vissuta in modo illegale, un bisogno cogente di soldi in contanti e consegnati a mani senza traccia per soggiacere all’orribile ricatto di diritto e stipendio, una mancata formazione sui rischi per la salute a cui si viene incautamente esposti, un pericolo per la salute stessa in assenza di debite visite mediche, una pensione che non si otterrà mai, un’assenza di supporto sociale che spinga alla denuncia dell’illegalità perché la risposta che si ha è “sono costretto a lavorare altrimenti non posso dare da mangiare ai miei figli. Ecco cosa è l’insicurezza del lavoro nero. Ma chi può combattere questo fenomeno criminale? Perché di crimine si tratta. L’Ispettorato Nazionale del Lavoro da sempre combatte il sommerso e l’evasione. L’ispettore si chiede sempre cosa spinga e quali siano le vere ragioni che portano un’azienda a violare la legge e rischiare le sanzioni per un lavoratore in nero senza sicurezza? Tra i principali motivi c’è quello di ridurre la pressione fiscale, collegata anche al versamento dei contributi previdenziali. Ma si può parlare di assenza di cultura, sia da parte datoriale che da parte dei lavoratori. E dal punto di vista istituzionale? Dalla storia del “Il fantasma di Heilbronn” si può imparare: quel fantasma non è mai esistito e l’errore non fu, valutare i crimini, ma fu nei tamponi usati. Fu il più grande errore di analisi nelle scene del crimine. Questo ci fa riflettere che forse non bisogna concentrarsi su chi è il “colpevole”, ma va messo in discussione il metodo per trovare il colpevole stesso: inseguire la colpa non ripaga le innumerevoli stragi sul lavoro; inseguire il comportamento scorretto dello pseudo datore di lavoro ci fa perdere di vista la matrice vera del problema lavoro sommerso che porta con sé l’insicurezza rischiosa per la salute e la vita della gente. È necessario ricostruire la cultura datoriale, ma bisogna però anche chiedersi se il comportamento è scorretto è “colpa” davvero della persona che non vuol capire? Oppure è colpa di un sistema non lineare che glielo permette? Bisogna puntare sull’effetto o sulla causa? Dobbiamo intervenire sulla struttura che alimenta l’errore per poter debellare il fenomeno criminale delle morti bianche e la comunicazione è fondamentale per debellare il clima di caccia alle streghe. Si tende a cercare nella formazione dei lavoratori la chiave di svolta per poter impattare l’insicurezza ma la cultura della sicurezza si costruisce con un metodo chiaro, con domande giuste e con la capacità di vedere dove gli altri non guardano. Perché a volte il vero pericolo è credere di aver già capito. Dobbiamo imparare dal passato per non avere ostacoli al cambiamento evolutivo che desideriamo portare al mondo di oggi, lasciando la paura da parte perché l’obiettivo vero è il ripristino della legalità!