Unico candidato in campo con la lista "Melito Bene Comune", lancia un appello all'unità cittadina e alle sfide future tra sanità, servizi e territorio
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«Ricomporre il tessuto civile, restituire dignità all’identità collettiva, riportare la gestione pubblica a quella normalità che ormai appare eccezionale». È questa la sintesi del messaggio emerso dallo Speciale Elezioni dedicato al Comune di Melito Porto Salvo, con protagonista Tito Nastasi, unico candidato alla carica di sindaco con la lista "Melito Bene Comune".
Un passaggio elettorale fuori dagli schemi, incorniciato da una situazione complessa dal punto di vista normativo e istituzionale. L’esclusione della lista avversaria capeggiata da Patrizia Crea, dapprima ricusata, poi definitivamente fuori dalla competizione per effetto dei pronunciamenti negativi di Tar e Consiglio di Stato, ha trasformato la consultazione in una vera e propria corsa contro il tempo per raggiungere il quorum del 40%, soglia indispensabile per validare le elezioni.
«Non possiamo lasciare che la mancanza di competizione generi disinteresse», ha affermato Nastasi. «Abbiamo bisogno di un voto ampio, consapevole, partecipato: solo così potremo sentirci realmente rappresentativi di tutta la comunità». Durante l'intervista condotta da Silvio Cacciatore, il candidato ha raccontato il senso di una campagna che ha voluto essere comunque radicata nei luoghi e nella gente. Quartiere per quartiere, frazione per frazione, tra assemblee pubbliche e confronti con le associazioni, la squadra di "Melito Bene Comune" ha provato a riannodare un filo spezzato. «Melito ha vissuto anni difficili, fatti di commissariamenti, di amministrazioni interrotte, di una distanza crescente tra istituzioni e cittadini. C'è scoramento, c'è sfiducia, e ci vorrà tempo per ricostruire. Ma serve soprattutto un'azione pubblica che sia condivisa e che rimetta al centro la cittadinanza».
Il tema della coesione sociale è al cuore del programma elettorale, pensato fin dall'inizio come aperto e partecipato. L'obiettivo dichiarato è quello di invertire la rotta, di riportare le persone a sentirsi protagoniste, non più comparse passive di decisioni calate dall'alto. «Serve coraggio per tornare all'essenziale: acqua, rifiuti, viabilità. Ma serve anche visione, progettualità, capacità di guardare oltre l'urgenza». Una delle immagini più forti emerse nel confronto è quella della frazione Pilati, isolata da anni per il crollo del ponte che collega la frazione con la città. «Quella è la fotografia della politica che ha fallito - ha denunciato Nastasi -. Un quartiere dimenticato, lasciato senza risposte. Noi vogliamo rimediare, e farlo con serietà, non con promesse che evaporano dopo il voto».
Ma le urgenze non cancellano le potenzialità. Valorizzare il litorale, rilanciare Pentidattilo, promuovere cultura, paesaggio e servizi: la visione di Nastasi guarda a un Melito che torni a essere baricentro non solo dell'area grecanica, ma dell'intera fascia jonica reggina. «La vera sfida sarà passare dalla sopravvivenza quotidiana a una vera stagione di programmazione, degna di un grande Comune come il nostro».
Tra le ferite da sanare, spicca quella legata all'ospedale Tiberio Evoli, un tempo punto di riferimento per tutta la provincia. «Qui nascevano bambini da ogni angolo del territorio, era un presidio di eccellenza. Oggi è stato ridotto all'osso, e non possiamo rimanere in silenzio». Nastasi ha ricordato con orgoglio le mobilitazioni popolari, gli scioperi e le proteste, come quello che portò al blocco delle ferrovie: «Lottare per l'ospedale è lottare per la dignità di Melito. Se servirà, torneremo a farlo». Nel finale, l'appello si fa personale e diretto. «Non è solo una questione di quorum: è un atto di amore e di responsabilità verso il nostro paese. Anche chi non ha scelto di stare con noi, rifletta. Dal 26 in poi Melito avrà bisogno di tutti».