Oliverio torna in Aula: «Non sono scomparso». Scena muta invece sul Pd

Il governatore ha ottenuto l'autorizzazione da parte del Tribunale a prendere parte ai lavori. All'ordine del giorno il dibattito sul regionalismo differenziato. In questa direzione approvato un documento con l'impegno a promuovere una Conferenza degli Uffici di presidenza dei Consigli regionali tre le Regioni del Meridione

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di Ric. Trip.
30 gennaio 2019
15:53
Oliverio in Consiglio regionale
Oliverio in Consiglio regionale

Il governatore Mario Oliverio torna in Aula. E’ la prima volta da quando si trova in obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore dopo il suo coinvolgimento nell’inchiesta giudiziaria “Lande Desolate”. La misura cautelare, come più volte sottolineato dai legali del presidente della giunta, non ha minimamente diminuito poteri e prerogative di Oliverio che, pur se a distanza, sta provando a tenere le fila della sua maggioranza. Il presidente è arrivato a palazzo Campanella su autorizzazione del Tribunale che ha accolto l’istanza con la quale ha chiesto di poter prendere parte ai lavori. Del resto analoga autorizzazione era stata concessa al governatore durante le scorse settimane per prendere parte ai lavori della Conferenza Stato-Regioni che ha avuto luogo a Roma.

Il dibattito in Aula

I lavori sono iniziati con la relazione dell’assessore al Bilancio Mariateresa Fragomeni che ha introdotto il dibattito sul regionalismo differenziato sul quale si è registrato un dissenso diffuso, seppure con sensibilità diverse all’interno delle varie forze politiche che hanno presentato diverse mozioni e proposte modificative.


Il “rosario degli interventi” comincia da Mimmo Bevacqua (Pd) che si è detto molto preoccupato per «l’assenza di attenzione sull’argomento. Anche perché il tempo è poco per opporsi a norme che dicono che chi ha di più avrà di più, chi ha di meno continuerà ad avere di meno. Sarà impossibile attingere ai finanziamenti del fondo perequativo. Si tratta di una legge – ha proseguito Bevacqua – che mette in discussione l’unità del Paese per come sancita dalla Costituzione. Le Regioni meridionali hanno diritto ad avere gli stessi livelli di prestazioni nella sanità o per quel che riguarda l’istruzione».

Il capogruppo di Forza Italia Claudio Parente «Le Regioni si trasformerebbero in Regioni-Stato e quindi l’Italia in uno Stato federale. Del resto Zaia ha evidenziato che si tratta di una riforma istituzionale fondamentale e che il Veneto non accetterebbe annacquamenti. Ma un riforma del genere può essere decisa solo da uno o due ministri? Noi Siamo per un’autonomia rafforzata, ma che conservi l’unità del Paese. Nella mozione che abbiamo presentato chiediamo l’inserimento nella legge di clausole di supremazia dello Stato in materia di sanità, istruzione e trasporti oppure di riservare al Sud una quota di fondi di perequazione».

Secondo Carlo Guccione (Pd) «Con la presenza del presidente Oliverio il dibattito assume una particolare importanza perché l’Aula è così nella pienezza delle sue funzioni. Sul regionalismo differenziato dobbiamo partire da una premessa: fino ad oggi il regionalismo per il Mezzogiorno è stato un fallimento che ha coinciso con la crisi dei gruppi dirigenti e ha accentuato il dislivello con il Nord. Non dobbiamo sembrare i difensori di questo regionalismo, ma serve un momento di confronto tra tutte le Regioni meridionali per dare il vita a una nuovo corso della classe dirigente del Mezzogiorno».

Fausto Orsomarso (Fdi), che ha augurato al presidente Oliverio «di poter presto chiarire la sua posizione», ha poi sottolineato: «c’è da lanciare un segnale però: i livelli essenziali delle prestazioni devono essere garantiti. In maniera trasversale rispetto alle forze politiche dobbiamo essere in grado di accettare la sfida ed evitare gli errori del passato a partire da quelli compiuti dalla pessima riforma del titolo quinto della Costituzione voluta dalla sinistra che ci ha regalato il dramma della sanità che prima era nazionale».

Sulla difesa dei Lep per tutti i cittadini italiani si è concentrato l’intervento di Franco Sergio (Mdc), così come Baldo Esposito (Ndc).

Oliverio: «Non sono scomparso»

A metà dei lavori l’intervento del presidente della giunta Mario Oliverio. «Più che opportuno convocare il Consiglio regionale con un solo punto all’ordine del giorno che assume rilevanza strategica per una Regione come la nostra. Utilizzando in modo artato gli spazi dell’articolo 116 Costituzione che prevede la possibilità di avere competenze nuove attraverso intese tra le singole Regioni e lo Stato, si va oltre pensando di utilizzare il residuo fiscale. Il presidente del Veneto e della Lombardia nel referendum proposto hanno inserito la possibilità di avere deleghe specifiche su così tante materie che non si può più parlare di intese, ma di secessione. Mentre l’Europa assume iniziative per aiutare le zone più arretrate a recuperare, per affermare livelli essenziali delle prestazioni, all’interno del Paese di propone un meccanismo opposto. Bene fa il Consiglio regionale ad approvare un documento unitario per opporsi al regionalismo differenziato. Un dato importante perché su tematiche di questa natura, per evitare che si creino cittadini di serie a e di serie b, non devono esistere divisioni. Non può passare la secessione dei ricchi così come è stata definita efficacemente sui giornali».

 

Il presidente Oliverio, poco prima di intervenire in Aula si era fermato con i cronisti. «Sono ritornato in aula con lo spirito di chi ha una responsabilità e che davanti a un tema di questo tipo  è nel dovere di esercitarla significa rappresentare la comunità che mi ha eletto nel modo più corretto. Non sono scomparso così come qualcuno ha atteso rappresentare». Mentre nessuna parola, invece, ha voluto spendere sul Pd. «E’ sufficiente quello che è stato detto» il laconico commento del presidente che si è rituffato in Aula per evitare l’argomento.

Dopo l’intervento del governatore è proseguito il dibattito con le osservazioni di Mimmo Tallini (Fi) che ha sottolineato la necessità per la classe politica «di riacquisire credibilità per poter interloquire in maniera autorevole con i governi centrali» e la necessità per i governi del Sud di fare squadra «magari con una proposta di legge unica per tutte le Regioni del Sud». Orlandino Greco ha insistito sulla necessità di fare squadra a prescindere dalle appartenenze politiche «deve essere palese che questo è il Consiglio dei calabresi» e rilanciato: «superare le Regioni a statuto speciale e introdurre le macro Regioni».

 

Per Gianluca Gallo (Fi) «questo dibattito deve essere un primo passaggio per una discussione più ampia che possa coinvolgere anche le altre Regioni Meridionali, le Università, le forze sociali e sindacali per arrivare ad una proposta sensata».

Dopo la rinuncia agli interventi da parte di Sebi Romeo, Antonio Scalzo e Flora Sculco, ha chiuso il dibattito Giuseppe Pedà che ha dato il suo assenso alla votazione di un documento unitario che chieda anche la fine del commissariamento della sanità.

Serve una legge per un regionalismo solidale

Il documento finale sottoposto al Consiglio e poi approvato dall’Aula rilevate tutte le criticità relative all’introduzione del regionalismo differenziato, si impegna «a dare impulso a una iniziativa legislativa da presentare alle Camere  finalizzato alla revisione del Titolo V della Costituzione, in direzione di un regionalismo solidale». Il Consiglio si è poi impegnato  «a promuovere una Conferenza degli Uffici di presidenza dei Consigli regionali di Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia al fine di perseguire convergenze tre le Regioni del Meridione».

Infine il documento diffida il governo nazionale «a predisporre atti che prevedano trasferimento di poteri e risorse ad altre Regioni sino alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale».

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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