Neanche Sandro Principe, solo "Sandro" per chi non avverte la necessità di dover andare oltre, poteva immaginare distese e verdi praterie nel campo sempre spinoso del centrosinistra di Calabria. Neanche lui, ed è quanto dire. Che ha goduto come pochissimi conterranei del "far piovere e scampare" per oltre 20 anni. Se non siamo al Mosè col cammino sulle acque e tra i fiumi di Rende, poco ci è mancato. Chi l'avrebbe e soprattutto chi gli avrebbe mai detto che alla penultima (sua) curva avrebbe incrociato il deserto, o quasi, nella sua parte di campo. Costretto alla contesa negli anni d'oro da plurisindaco, parlamentare e sottosegretario, assessore e consigliere regionale. Sempre corposo e sanguinante fuoco amico, peraltro a tratti illustre e griffato.

Le ha prese e le ha date, "Sandro". Finendo anche iconograficamente per terra sotto il piombo folle davanti la chiesa appena inaugurata oppure ucciso dentro (per davvero) dal destino più crudele e familiare. Ma mai e poi mai "Sandro" avrebbe solo sognato di poter riempire nuovamente il cinema Garden come e meglio dei vecchi tempi scandendo missili da riformismo radicale ma anche liberale, culturale ma anche pop, elitario ma anche sociale con puntata ammiccante persino verso la destra sociale. Sorvolando mai con superficialità su volumetrie edilizie, trasporti, area urbana vasta, sanità di prossimità, area industriale, logistica. E tanto, tanto sguardo anche mediatico sul versante debole del sociale, di chi arranca. In un colpo solo, e in un solo pomeriggio, vestendo panni che evocano Aristotele ma anche la lotta per il lavoro dove si è nati e per la prima casa. Accennando appena a quella che potrebbe essere la proposta più cult della campagna elettorale. Il mutuo per le giovani coppie con garanzia dei costruttori e l'occhio strizzato della banca conterranea.

In un colpo solo, e in un solo pomeriggio, "Sandro" abbraccia e non solo metaforicamente tutto il perimetro culturale e pragmatico del centrosinistra di Calabria. Nel deserto più assoluto, o quasi. Dove quel "quasi" è il terreno fertile e socialista, il suo giardino di casa, annaffiato a dovere e con mestiere nei momenti più duri prima della sua candidatura. Gigi Incarnato, Franz Caruso ma anche Orlandino Greco e Peppino Aieta. Puntualmente e pubblicamente menzionati e ringraziati, ognuno in scala di decibel e sensazioni. Ognuno di par suo protagonista attivo nella corsa di "Sandro" che ormai non è più, o mai fin dall'inizio, solo di "Sandro". Perché la sensazione forte è che dietro questa tornata amministrativa di fine maggio si stia disegnando, per certi aspetti daccapo, il (vero) centrosinistra di Calabria. Principe non lo nasconde, «il centrosinistra è qui stasera. Noi siamo il centrosinistra, altrove solo una ristretta oligarchi». Rompendo a priori l'incantesimo della non belligeranza con la Cittadella, «qui non prenderemo ordini dai piani più alti di palazzi distanti un centinaio di chilometri».

E quando "Sandro" si traveste anche da altro da sé «metterò avanti giovani a guidare il futuro perché questo è il nostro compito cosicché tutti un giorno potremmo dire io c'ero quando s'è realizzato il sogno» il quadro si disvela completo. "Sandro" ha fatto il Principe di razza ancora una volta concedendosi persino umiltà («siamo prudenti, non abbiamo vinto niente ancora») e visioni "sociali" un tempo non del tutto semplici. Iperbole del riformismo predicato nel (quasi) deserto del centrosinistra di Calabria. «Dove sono i partiti oggi, chi sono? Che rappresentano? Eppure sono importanti, assai importanti. Lì si forma la classe dirigente». E siccome il riformismo «non è una ideologia, è una metologia» una pezza local è possibile. «Organizzeremo con gli altri Comuni dell'area urbana vasta (Montalto compreso) corsi di formazione per giovani amministratori». La pezza non riparerà del tutto il "buco". Ma meglio di niente...