Rinuncia alla candidatura per non sfidare il padre di sua figlia ed ex commissario del Pd calabrese

Alfredo D’Attorre, oggi esponente di LeU, guidò il Partito democratico regionale nel 2012, trampolino di lancio che gli consentì di approdare in Parlamento. In serata la smentita del Nazareno
di Redazione
28 gennaio 2018
22:34

Non è calabrese, ma Alfredo D’Attorre la Calabria la conosce bene, perché nel 2012 rivestì l’incarico di commissario regionale del Pd. Un anno vissuto pericolosamente che gli consentì, nel febbraio del 2013, di candidarsi alla Camera dei deputati proprio nella circoscrizione Calabria, suo trampolino di lancio per la politica che conta.
La notizia del giorno che lo riguarda sfocia quasi nel gossip e rompe un po’ l’atmosfera pesante che ha accompagnato l’annuncio delle candidature da parte dei partiti italiani.

 


Succede che la sua ex compagna Sara Manfuso - un passato da modella, una laurea in Storia e analisi delle idee filosofiche in tasca e un presente solidamente renziano a difesa delle donne - ha riferito di era stata scelta come capolista Pd nel collegio Lazio 2. Qui avrebbe dovuto sfidare proprio D’Attorre (Liberi e Uguali) con il quale ha avuto una bambina che oggi ha 5 anni.
Ma Manfuso ha preferito rinunciare, per il «rispetto - ha detto - che nutro per il padre di mia figlia, che non merita, come me, la strumentalizzazione della competizione da un certo inevitabile para-giornalismo. Onorata della proposta che mi è stata rivolta, ma orgogliosa della decisione assunta».

In serata, però, è arrivata la smentita tramite Marco Agnoletti, portavoce del segretario: «Non le abbiamo mai proposto di candidarsi».
Insomma, se c’era già qualcuno che nel Lazio pregustava una campagna elettorale stile guerra dei Roses, dovrà rassegnarsi al solito trantran

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