A Palazzo Campanella è sicuramente una mosca bianca. Rieletto consigliere regionale nella tornata del 5 e 6 ottobre, Ferdinando Laghi si tiene prudentemente alla larga dai protagonismi, schivandoli come un abile pugile quando gli arrivano addosso. «Dopo la proclamazione a Cosenza qualcuno mi ha chiesto come mi sentissi. Ma io non mi sento in nessun modo, non è una vittoria personale. Essere consigliere regionale per me è un mezzo per portare avanti certe istanze».

Verde urbano, campi elettromagnetici, recupero di farmaci inutilizzati e l’istituzione del Garante per le persone con disabilità sono tra le leggi che portano la sua firma.

Confermato con 5.194 preferenze, quasi 1.500 in più rispetto alla precedente tornata, Laghi guarda alla prossima legislatura senza specchiarsi nelle cose fatte, ma utilizzandole come carburante per il nuovo viaggio che sta per iniziare. Nuovo sì, ma in continuità con il passato.

Consigliere Laghi, l’elettorato l’ha premiata. Questo cosa le suggerisce in merito al lavoro fatto e a quello da fare?
«È stata una campagna elettorale brevissima e intensissima ma molto gratificante. Vuol dire che ci sono tantissime persone che hanno ben valutato la mia attività. L’attenzione dei calabresi per me è davvero motivo di orgoglio».

Cosa porta con sé della precedente esperienza a Palazzo Campanella?
«Io credo che la politica debba anche nutrirsi di competenze tecniche perché soltanto così si può andare a fondo dei problemi e seguirne l’andamento. Io mi occupo di ambiente, salute e diritti civili perché sono campi di mio interesse ma anche di mia competenza e su questo ho fatto proposte aperte a tutti i consiglieri, di maggioranza e minoranza. Sono contento di essere stato rieletto perché questo mi consentirà di riproporre quelle cose che per motivi diversi sono rimaste arenate».

Cominciamo dalla sanità: da cosa si deve ripartire prioritariamente?
«Bisogna rafforzare la sanità pubblica attraverso innanzitutto un potenziamento degli organici. Io ho votato a favore dell’arrivo dei medici cubani, è stata ed è una misura fondamentale per impedire chiusure di strutture sanitarie, però è un ponte, quindi le Aziende sanitarie avrebbero dovuto e dovrebbero utilizzare questo tempo per reclutare medici e operatori sanitari che rendano indolore poi il rientro in patria dei colleghi cubani. La sanità è stata argomento di discussione per l’80% della campagna elettorale, mi preoccupa che adesso se ne parli poco o niente. Invece bisogna essere sul campo, viaggiare, stare vicino alle persone, andare per ospedali, conoscere la sanità territoriale che storicamente è assente nella nostra regione per capire con l’ascolto e il dialogo quali sono le necessità su cui intervenire».

A proposito di campagna elettorale, Occhiuto ha puntato molto sui nuovi ospedali, a partire da quello della Sibaritide: sono davvero una speranza o solo uno specchietto per le allodole?
«Gli ospedali hub e spoke devono essere ospedali completi. Questi termini non sono targhe, definiscono quello che deve essere il contenuto di questi edifici e nessuno di quelli attualmente presenti, soprattutto tra gli spoke, ha la possibilità di fregiarsi di questo titolo. Quindi vanno benissimo i grandi hub perché devono avere al loro interno tutte quelle competenze che non possono essere frammentate sul territorio, però ci vuole un piano di abitazione degli operatori sanitari chiaro ed efficace, altrimenti corriamo il rischio di avere delle strutture non abitate».

Parliamo di ambiente. Una delle questioni che l’ha vista protagonista è quella della centrale del Mercure, una vicenda per la quale si è battuto molto nel corso degli anni e che in seguito ha portato in Consiglio con la cosiddetta “norma Laghi”, poi dichiarata incostituzionale. Questo verdetto chiude il capitolo definitivamente?
«La famosa “norma Laghi” mutuava una caratteristica presente all’interno del Piano del Parco nazionale del Pollino estendendola alle altre aree. La Corte Costituzionale l’ha bocciata con delle motivazioni tecniche che dicono che è scritta male, ma che i concetti che contiene – la priorità costituzionale del paesaggio, il fatto che le energie alternative non sono tutte uguali – sono validi. Nel frattempo la Regione Basilicata ha approvato il Piano del Parco del Pollino, completando l’iter di approvazione, e lì c’è scritto che la centrale del Mercure deve scendere a 10 megawatt termici. Il dato quantitativo contenuto nella norma era semplicemente mutuato dal Piano del Parco, approvato da Calabria e Basilicata senza alcuna deroga. Quindi vedremo cosa succederà».

Lei ha presentato anche una proposta di legge sui Pfas. Al di là della sigla astrusa, il tema ci riguarda tutti da vicino. La sua proposta apriva la questione anche qui in Calabria, ma è rimasta bloccata in seguito alle dimissioni di Occhiuto. La riporterà in Consiglio?
«La stiamo già ripreparando per ripresentarla. Era già passata in Commissione, mancava poco per l’approvazione. È una legge fondamentale per la salute delle persone. I Pfas sono i cosiddetti “inquinanti eterni”, sostanze che non esistono in natura, che non degradano mai e sono classificate come inquinanti che determinano un rischio di cancerogenesi. Vengono usati perché funzionano bene: le padelle antiaderenti sono tali anche grazie ai Pfoa, gli abiti impermeabili contengono queste sostanze. Ma adesso le alternative ci sono. Addirittura sono presenti nelle schiume antincendio. Ora sta uscendo una normativa europea che proibisce la presenza dei Pfas nella schiuma antincendio. In Calabria i controlli non ci sono, Arpacal può farli ma non sono sistematizzati, per cui non sappiamo dove sono queste sostanze e non si può bonificare».

Tra le questioni ambientali aperte in Calabria ce n’è una che vede contrapposte diverse realtà ambientaliste: l’eolico. Da una parte comitati locali che si oppongono all’installazione di nuove pale, dall’altra chi dice: attenzione, dicendo sempre no la Calabria rischia di restare indietro nella grande sfida della transizione energetica. La sua posizione qual è?
«Si deve ragionare partendo dal fabbisogno energetico. Ed è un fatto che la Calabria ha due volte e mezzo, quasi tre volte, la quantità di energia che le serve. Io sono contro l’eolico selvaggio. Le energie alternative hanno un sistema di incentivi – l’eolico così come il fotovoltaico – che le ha rese elementi di speculazione. Gli impianti vengono finanziati per il solo fatto di essere collocati in un posto, per la loro potenziale produttività. Bisogna aver chiaro il tipo di intervento: se non serve, se è solo un modo per qualcuno di fare soldi, allora non ha senso rovinare il paesaggio che è anche una risorsa economica importante. Poi ci deve essere una programmazione, perché questo deve fare la politica, quindi si sviluppano le energie alternative ma si spengono quelle che fanno male. Adesso invece c'è una politica additiva, ci teniamo le energie da fonti fossili e aggiungiamo le altre, poi magari se un domani eliminano gli incentivi muoiono pure gli impianti».

E poi c’è una vicenda molto delicata ma sulla quale in pochissimi, tra rappresentanti politici e istituzionali, si sono espressi. Quella della discarica di Scala Coeli. Dopo lo sversamento di percolato a giugno 2023 gli attivisti del luogo sono tornati con più forza a chiederne la chiusura, lamentando anche una mancanza di trasparenza da parte di Arpacal e Regione sui rilevamenti fatti, anche se poi qualcosa è venuto fuori dalle carte dell’inchiesta. Lei è tra quelli che sono sempre stati convinti che lì un impianto di quel tipo non doveva starci. Ovviamente il lavoro della magistratura dovrà fare il suo corso, ma pensa sia possibile che la questione approdi in Consiglio?
«Assolutamente sì. C’è la necessità di saldare i movimenti con un sincero aggancio istituzionale. Quella discarica va chiusa perché è nata in una situazione di estremo rischio che era stato paventato e che si è concretizzato. Non c’è neanche bisogno delle analisi per immaginare che quello che è fuoriuscito da un impianto di quel tipo è nocivo per la salute».

Consigliere Laghi, in conclusione, si torna in aula e si torna tra i banchi della minoranza. Il suo modo di fare opposizione è stato finora legato, più che a un’appartenenza partitica o di fazione, a un’appartenenza alle battaglie che ha sempre sentito e fatto “sue”. Che opposizione sarà la sua in questa nuova legislatura?
«Continuerò nel solco di quello che ho sempre fatto: sono stato eletto dai calabresi per fare leggi che aiutino i calabresi e per valutare leggi che potrebbero essere utili per i calabresi. È quello che mi ha caratterizzato e che mi caratterizzerà anche in futuro».