Sparare sulla Croce Rossa è davvero facile. Facilissimo è sparare sull’attuale gruppo dirigente del Partito democratico che sta perdendo un po’ tutte le elezioni in Calabria. Ma siamo sicuri che se non ci fosse stato Nicola Irto e i suoi quattro amici al bar le cose sarebbero andate meglio? Che si sarebbe aggiunto un voto in più al terribile risultato delle ultime amministrative? Il problema non è di chi gestisce ora e negli ultimi anni questo partito in Calabria.

Il problema è semmai un’eredità che hanno ricevuto i dirigenti di oggi: non dimentichiamo almeno vent’anni di fallimenti in regione, tantissimi fallimenti negli enti locali, i commissariamenti inutili e dannosi del partito, gli inviati da Roma da parte di Bersani e degli altri dirigenti nazionali, tutti preoccupati solo di farsi eleggere in Parlamento.

Una serie dopo l’altra di errore nei Comuni, le scelte dei sindaci fuori luogo, zero strategia nei territori. E a proposito dei territori: come dimenticare che negli ultimi 15 anni si è completamente sfaldata una struttura territoriale capillare, e che falsi tesseramenti, false primarie e falso tutto hanno fatto illudere che ci fosse un partito ancora radicato. Non c’era negli ultimi 10 anni, non c’è nemmeno oggi. Difficilmente ci sarà ancora. Ma pensare che il gruppo consiliare alla Regione potesse incidere di più e meglio è facile, è scontato e doveva essere così. Ma forse sarebbe cambiata qualcosa? Forse avrebbero frenato il presidente Occhiuto che ne sa una più del diavolo in termini di comunicazione?

La comunicazione di Occhiuto è forse l’unico suo vero grande trionfo. E da qui tutto deriva. E da qui tutto appare un successo. Ma poi, come costruire un’alternativa all’attuale presidente e all’attuale maggioranza regionale? Non è facile a dirsi. Non ci riescono gli attuali consiglieri regionali e l’attuale classe dirigente del Pd, non ce la fanno perché mancano completamente gli elementi, gli strumenti, una base. Ma diciamola la verità una volta per tutte: questo partito oggi In Calabria non ha più una base. Ed è facile capire che senza una base non ci saranno più voti, non ci sarà competizione elettorale che tenga, non ci saranno congressi che possono servire a qualcosa.

Un errore questo gruppo dirigente lo ha fatto di sicuro: fingere di fare un congresso regionale, per eleggere il segretario uscente in anticipo di un anno. Ma perché questa sciocchezza? E perché un solo candidato? Ma nemmeno far finta di trovarne un secondo candidato? No, nemmeno questo sarebbe servito a nulla, nemmeno se ci fossero stati cinque candidati alla segreteria sarebbe cambiata qualcosa. Perché gli iscritti non ci sono più. Perché i consiglieri comunali, i sindaci, sono abbandonati a sé stessi da sempre. Perché non c’è una strategia, perché non c’è un linguaggio unico e comprensibile, perché non c’è una proposta.

Qual è la proposta per la Calabria tracciata dal Pd dopo i fallimenti delle precedenti giunte regionali a guida democratica? Non c’è, non ci sarà, perché non c’è più il partito.