«Domani sarà una visita istituzionale ad Ancona dove presenteremo ciò che il governo ha fatto, ma soprattutto ciò che il governo sta per fare per questa regione così importante. Poi parleremo, certo, di quando vederci per iniziare ad arrivare a una soluzione per le candidature ai presidenti delle regioni dove si andrà a votare durante l'autunno». Così il vicepremier, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani davanti ai cronisti ostenta sicurezza, a maggior ragione dopo la tre giorni in riva allo Stretto degli Stati generali del Sud che proprio lui concluderà nella tarda mattinata.

«Ma una cosa è certa, il centrodestra, a differenza della sinistra, non deve trovare un accordo se correre insieme, noi siamo un'alleanza politica che dal 1994 candida sempre insieme la regione, il sindaco, quindi c'è una grande unità di intenti. La nostra non è un'alleanza elettorale, è un'alleanza politica fra partiti diversi che appartengono a famiglie europee diverse, ma che hanno un minimo comune denominatore: la lotta per la giustizia giusta, per la riduzione della pressione fiscale, per la riduzione del fardello burocratico, la lotta per far contare di più d'Italia in Europa e nel mondo. Da questo punto di vista c'è grande unità pur rimanendo una naturale differenza tra forze che però grazie a questa differenza permettono di aggregare il maggior numero possibile di consensi».
La macchina del centrodestra, per Tajani, è dunque già al lavoro per la definizione, o almeno per fissare i criteri di scelta delle candidature, atteso che Roberto Occhiuto ha già spuntato la casella della Calabria.
«Forza Italia è protagonista, il Sud è parte fondamentale di un progetto per la crescita dell'Italia. Facciamo un esempio: se noi riuscissimo a continuare a far crescere l'occupazione, l'esportazione, gli investimenti così come sta accadendo in questi ultimi mesi, in questi ultimi anni, con il governo di centrodestra, e se noi riusciremo, attraverso questo lavoro, a dare la possibilità alle province del Sud di avere la stessa situazione delle province del Nord, il nostro prodotto interno lordo si arricchirebbe di 250 miliardi. Quindi la crescita dell'Italia dipende dal Sud perché nel Sud ci sono ancora margini enormi per favorire una situazione che permetta all'economia territoriale di svilupparsi».
Tajani e Forza Italia, si impongono quindi la necessità di lasciare accesi i riflettori sul Mezzogiorno, «perché il Sud è uno strumento fondamentale per far crescere l'intera Italia e la ricetta per combattere le guerre commerciali, per combattere qualsiasi crisi economica, è quella della crescita».

In più Tajani rimarca che la linea politica Forza Italia è sempre la stessa, ma che da qui in avanti si aggiornerà: «Rilanciamo Forza Italia, stiamo elaborando un manifesto per rendere attuale con i tempi il manifesto del 1994, perché i tempi sono cambiati. C'è stato l'intervento dell'intelligenza artificiale, della sicurezza cibernetica, è un mondo diverso rispetto a quello di Trento di 40 anni fa e quindi dobbiamo aggiornare l'applicazione dei valori, perché i valori sono sempre gli stessi, prima fra tutti la libertà che è la nostra stella polare. Però bisogna capire come applicare concretamente la difesa della libertà, la protezione dei dati, sono tantissime cose perché questa battaglia in difesa della libertà possa essere sempre più efficace, quindi con una forza politica che guarda al futuro, questa è l'importanza del manifesto che presenteremo durante la nostra 3 giorni che svolgeremo a Terese Terme, che dovrà rilanciare e far ripartire l'attività politica di Forza Italia, anticipata dalla ripartenza che daranno i nostri giovani a San Benedetto del Tronto all’inizio di settembre».

«Giustizia? Per noi la riforma regina»

Ma nel giorno dedicato alla giustizia, con un panel relativo all’ultimo miglio dell’attesissima e contestatissima Riforma della giustizia, Tajani non si esime dal dare un suo giudizio netto, che si inserisce nel contesto di una tre giorni che ha rischiato di trasformarsi quasi in un “processo” alla magistratura per via dei fatti che hanno coinvolto Roberto Occhiuto, vero protagonista della kermesse.
«Per noi di Forza Italia la riforma della giustizia è la riforma regina, la riforma più importante di cui ha bisogno il Paese – ha ribadito il vicepremier –. Una giustizia malata restituisce un Paese malato, la giustizia vogliamo che sia giusta e sia una garanzia di libertà per ogni cittadino, le nostre riforme non sono contro la magistratura, anzi esaltano il ruolo del giudice e giudicante, vogliamo soltanto che si rispettino quelle regole processuali che fanno parte della nostra civiltà giuridica, accusa e difesa sullo stesso piano e poi sarà il giudice e il giudicante a decidere se le prove pesano di più sul piatto dell'accuso o sul piatto della difesa. Tutto questo a garanzia del cittadino che deve essere considerato innocente fino all'ultimo grado di giudizio».

D’altra parte per Tajani, che lo dice a chiare lettere, «ci sono troppi innocenti in carcere e troppi errori giudiziari»: «Siamo al lavoro per presentare anche un grande piano per la riforma della giustizia civile che con la sua lentezza reca danni enormi alla nostra economia: sono tra i 2 e i 4 punti di Pil ogni anno».
Sia il presidente della Regione che tutti i forzisti hanno sostenuto la necessità della riforma, ma con una certa cautela, anche perché proprio Occhiuto in una certa misura rappresenta anche il testimonial di una politica che non può aspettare i tempi della giustizia.

«La scelta di Occhiuto è quella di permettere alla Calabria di non vivere un blocco amministrativo causato da richieste giudiziarie che non hanno i tempi della politica, è lo stesso che accade a Milano, purtroppo a causa di richieste giudiziarie, troppi funzionari hanno paura di firmare, hanno paura di decidere e non si può paralizzare né la Calabria, né la capitale economica del nostro paese a causa di richieste giudiziarie. Per questo – ha concluso il leader azzurro – noi diciamo, con la riforma della giustizia, acceleriamo i tempi della giustizia perché ci sono anche delle conseguenze non soltanto per chi è al centro dell'inchiesta, ma delle conseguenze economiche che riguardano interi territori, penso la Calabria come penso Milano».