Consiglio regionale

L’ingegneria istituzionale del centrodestra: il consigliere supplente e il limite massimo di due assessori esterni

VIDEO | La maggioranza ci ritenta dopo le Politiche del 2022: allora la proposta era stata cancellata per la levata di scudi delle opposizioni. Anche la modifica ad un articolo dello statuto potrebbe ribadire la supremazia dei politici (ovvero di chi prende i voti) sulla nomina dei "tecnici"

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di Massimo Clausi
26 settembre 2024
19:15

Il centrodestra ci riprova. Dopo le polemiche suscitate nel novembre del 2022 ancora una volta la maggioranza presenta una legge volta ad istituire il consigliere supplente. La proposta di legge, a firma di Giuseppe Graziano, Francesco De Nisi, Giacomo Crinò, Michele Comito, Filippo Mancuso, Luciana De Francesco e Giuseppe Gelardi, è praticamente la fotocopia di quella presentata nel 2022 e che allora aveva la firma di De Nisi, Graziano e Neri (oggi autosospesosi dal consiglio per l’inchiesta Ducale).
In pratica la norma prevede l’incompatibilità fra la carica di assessore e quella di consigliere regionale. La ratio è quella di separare il ruolo legislativo da quello di governo. «Questo intervento mira a evitare conflitti di interesse - si legge nella relazione introduttiva della proposta - e a garantire che i consiglieri possano svolgere il loro ruolo di controllo sull’operato della Giunta senza condizionamenti […] Viene previsto che la nomina di un consigliere regionale alla carica di assessore comporti la sospensione automatica dalle funzioni di consigliere al momento dell’accettazione della nomina. [...] Quando il consigliere sospeso cessa dalla carica di assessore, il consiglio regionale, nella prima seduta utile successiva alla comunicazione della cessazione, revoca la supplenza e reintegra il consigliere nelle sue funzioni»

Una norma simile, dicevamo, era stata presentata già nel 2022 suscitando la vibrata protesta delle opposizioni che avevano parlato di legge “moltiplica poltrone”. Anche perché la norma era arrivata in un momento politico particolare ovvero dopo le elezioni Politiche durante le trattative in atto per sostituire i due assessori regionali (Tilde MInasi e Fausto Orsomarso) eletti al Senato. La polemica fu così forte che il presidente del consiglio regionale, Filippo Mancuso, decise di soprassedere. Anche perché l’opposizione accusava il centrodestra di aumentare i costi della politica regionale, in circa 400mila euro all’anno a causa della moltiplicazione delle indennità e delle strutture.


Qualcuno la definisce una furbata

I firmatari della legge, oggi come allora, dicono che la legge sarà a costo zero perché nel bilancio della Regione è già previsto il capitolo dei fondi riservato agli assessori esterni, al quale si potrebbe accedere nel caso di specie. Prudenzialmente comunque i firmatari dicono che la proposta entrerà in vigore a partire dalla prossima legislatura.
«Questa scelta temporale - si legge nella relazione - permette di implementare le nuove norme in modo ordinato e graduale, assicurando che tutti i soggetti coinvolti possano adeguarsi alle modifiche». Basterà l’inciso ad evitare le polemiche? Qualcuno la definisce una furbata perché una seggiola in più a quale partito non farebbe comodo?

La proposta di modifica all'articolo 34 dello statuto regionale

Ma non è l’unica proposta di legge presentata dal centrodestra. Ve n’è un’altra che a ben guardare va nella stessa direzione: da un lato quella di ridurre i costi della politica, dall’altro di garantire maggiormente i partiti rispetto lo strapotere su cui oggi possono contare i presidenti.
La legge prevede la “modifica articolo 34 dello Statuto”. La proposta di modifica si concentra in particolare sul comma 4 dell'articolo 34 dello Statuto della Regione Calabria. Attualmente, la normativa prevede la possibilità di nominare fino a sette membri esterni nella Giunta regionale. La modifica proposta limita il numero dei membri esterni al trenta per cento dei componenti della Giunta, che si traduce in un massimo di due membri esterni, considerando una Giunta composta da otto membri totali, compreso il presidente.

Anche in questo caso la proposta prevede che la norma entrerà in vigore dalla prossima legislatura «garantendo un periodo di transizione adeguato all’adattamento alle nuove norme».
Come accennato, nella proposta ci si concentra molto sul risparmio delle risorse derivanti dalla diminuzione dei costi legati alle retribuzioni e ai benefit associati alle cariche di Giunta. Non si considera però il supporto che potrebbero dare all’attività di governo eventuali esperti e tecnici della materia. Un modo per ribadire la supremazia dei politici (ovvero di chi prende i voti) sui tecnici. Come verranno accolte dalle opposizioni le due proposte?

Giornalista
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