Nuova puntata di Perfidia, il format condotto da Antonella Grippo. Al centro della puntata il confine tra laicità e religione. Con il ruolo della politica sullo sfondo.

Non si tratta di un miracolo ma di un mistero della fede politica: improvvisamente, esponenti di tutti gli schieramenti sembrano parlare con una sola voce: quella del Papa che non c'è più. A destra come a sinistra, senza fare sconti, il lascito morale di Bergoglio viene rivendicato con toni quasi messianici. Ma nel fervore generale, un principio fondamentale sembra essere stato sepolto senza esequie: la laicità dello Stato. La stessa prevista dalla Costituzione, faticosamente conquistata e ormai relegata al rango di reliquia polverosa. O, peggio, di tabù da non nominare. In compenso, si nomina Francesco a ogni piè sospinto, come fosse l’unico punto fermo di un’Italia smarrita.

Tele-Vangelo e stampa apostolica: l’informazione in preghiera

Il problema non si limita alla politica. Anche il sistema mediatico nazionale, in un rigurgito di zelo clericale, ha rinunciato a ogni velleità critica. Tg, talk show, editoriali: tutto si è piegato – con inquietante simultaneità – a una narrazione univoca, priva di contraddittorio, dove Bergoglio è intoccabile e beatificato in vita. Eppure, neppure il Papa è infallibile sul piano civile. Come ogni figura pubblica, può – e deve – essere oggetto di analisi, critica e – perché no – dissenso. Anche lui avrebbe sicuramente gradito questo trattamento. Ma chi osa? L’effetto è una messa continua, celebrata col microfono anziché con l’incenso.

Ospiti illustri, voci discordanti: la puntata che fa tremare il sacro e il profano

A rompere il silenzio complice, una puntata di Perfidia (rivedi qui) che osa, lassù dove solo le aquile più ardite volano. E che divide. Con una rosa di ospiti tanto ampia quanto autorevole, si affronta il nodo spinoso della laicità calpestata. Il cast, in studio e in remoto, è davvero ricco. Per chi non ha ancora visto la puntata non anticipiamo nulla, se non i nomi di chi ha partecipato.

Dacia Maraini e Ginevra Bompiani, due scrittrici abituate al pensiero critico, mettono in luce i rischi di una politica che si rifugia nella spiritualità per evitare i nodi sociali.

Piergiorgio Odifreddi, matematico e noto ateo militante, affonda il colpo sulla superstizione come strumento di controllo.

Nino Spirlì, ex presidente della Regione Calabria, offre una prospettiva conservatrice e pungente ma non priva di autocritica.

Fulvio Abbate, scrittore pungente e provocatorio, denuncia l’ipocrisia mediatica.

Francesco Silvestri (M5s) e Gian Marco Centinaio (Lega) portano in studio l’eterogeneità della classe politica, con opinioni a tratti convergenti, a tratti esplosive. 

Luigi Bisignani e Ferdinando Adornato, giornalisti con lunga esperienza nei palazzi, rivelano le dinamiche sotterranee tra Chiesa e potere. Soprattutto secondo Bisignani, la scelta del nuovo Pontefice non sarà facile e – udite udite – non italiana.

Don Rosario Morrone, parroco di Botricello, riporta con veemenza il dibattito sul piano spirituale ma con apertura al dialogo.

Davide Varì (Il Dubbio), Alberto Cisterna (magistrato) e Francesco Bernardo (avvocato) offrono una lettura tecnico-giuridica che interroga la compatibilità tra dettato costituzionale e attualità politica.

Un mosaico di pensiero critico che, nella sua complessità, restituisce al telespettatore il diritto di pensare con la propria testa. Bandiera che Perfidia, peraltro, ostenta con giustificato orgoglio sin dalla prima puntata.

Non si tratta di anticlericalismo ma di democrazia

Nessuno contesta la libertà religiosa. Il problema non è il Papa che, nel caso di Bergoglio, ha avuto un testimone eccezionale, un sacerdote straordinario. Il problema è uno Stato che dimentica di essere laico e una stampa che rinuncia al suo ruolo, trasformandosi in chierichetto mediatico. Essere laici non significa essere anti-religiosi, ci mancherebbe! Significa difendere l’autonomia delle istituzioni, il pluralismo culturale, la libertà di critica. In un momento storico in cui i partiti sembrano più devoti dell’episcopato e l’informazione più papista del Papa, serve un richiamo forte e chiaro ai principi fondanti della Repubblica. E il giornalista ed intellettuale calabrese Ferdinando Adornato lo sottolinea con grande efficacia nel suo editoriale, appositamente realizzato per la trasmissione.

Se la fede è una scelta, la laicità è un dovere

La puntata di Perfidia non dà risposte facili, non fa parte del suo dna. Ma pone la domanda giusta: chi difende oggi la laicità dello Stato? In un paese dove le omelie diventano linee guida e le autorità civili sembrano cloni di cardinali, serve più che mai una riflessione collettiva. Perché quando lo Stato smette di essere laico, smette anche di essere di tutti. E diventa di chi prega più forte.