Fragomeni: «Occorre avviare un confronto per sfruttare le opportunità previste dalla Legge Del Rio»
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di Mariateresa Fragomeni*
La riduzione della spesa corrente decisa dal Governo Meloni con l’ultima manovra economica toglierà ai Comuni oltre due miliardi di euro fino al 2029, mettendo a rischio l’erogazione di servizi essenziali come scuola, ambiente, manutenzione e assistenza sociale. E a pagare il prezzo più alto saranno, come sempre, i Comuni del Sud Italia.
È la classica goccia che fa traboccare il vaso, giunta dopo un quindicennio in cui l’attuazione del federalismo fiscale e la conseguente riduzione all’osso dei trasferimenti statali ai Comuni stanno relegando questi ultimi al ruolo di meri esattori di tributi – anche per conto degli enti superiori – mantenendo però, nel contempo, i doveri tipici di un’istituzione di prossimità alla quale i cittadini si rivolgono in prima istanza, considerando il palazzo municipale il presidio dello Stato nella propria comunità ed esigendo diritti e servizi che, con l’attuale tendenza alla riduzione dei cordoni della spesa, ogni Ente, specie se di piccole dimensioni, ha sempre maggiore difficoltà a garantire. E allora, come uscirne?
L’ANCI è impegnata a condurre le sue battaglie e si batterà con tutti i mezzi possibili per tutelare i Comuni, ma mai come in questo momento storico appare utile e attuale cogliere le opportunità offerte dalla Legge 56/2014, la “Del Rio”, che – tra le tante misure – prevede l’incentivazione dei processi di fusione degli Enti.
Si tratta di un processo disciplinato e promosso dalle Regioni, che garantisce ai Comuni intenzionati a dar vita a una fusione incentivi economici e procedurali, contributi straordinari statali per un periodo fino a 15 anni e un accesso prioritario ai finanziamenti. Quanto basta, insomma, a intuirne le potenzialità che, più che una via d’uscita dalla crisi, fanno assumere a questo strumento legislativo i connotati di una grande opportunità da cogliere.
In Calabria sono due le fusioni di Comuni realizzate, entrambe durante il governo regionale di centrosinistra guidato da Mario Oliverio e sotto la presidenza dell’assemblea regionale di Nicola Irto. Nel maggio 2017 i piccoli Comuni di Casole Bruzio, Pedace, Serra Pedace, Trenta e Spezzano Piccolo hanno dato vita a Casali del Manco, per una popolazione di poco superiore ai diecimila abitanti; nel marzo 2018 Corigliano Calabro e Rossano si sono fuse nella terza città calabrese per numero di abitanti.
E la Locride? Il comprensorio più penalizzato dalla rete infrastrutturale e con il Prodotto Interno Lordo tra i più bassi d’Italia non ha ancora colto quest’opportunità, sperimentando solo la formula – considerata meno vincolante – dell’Unione dei Comuni della Vallata del Torbido, i cui effetti sono in corso di valutazione.
Eppure, lo spopolamento è in atto da lustri, tanto che dagli storici 140.000 abitanti si è passati a poco più di 120.000. Va da sé che la creazione di una città frutto della fusione di due o più Enti darebbe respiro, risorse e prospettive di sviluppo a un territorio dilaniato da annose problematiche, accentuate da un bieco campanilismo che ha originato una guerra tra poveri, degenerata in un conflitto tra poverissimi.
Perché, dunque, non iniziare un percorso comune finalizzato a realizzare una fusione capace di dare un futuro ai nostri figli e a non costringerli a emigrare?
*Dirigente Nazionale del PD e Sindaco di Siderno (RC)

