Il deputato di Avs interpella il Ministro dell’Interno: «La condanna non comporta l’automatica incandidabilità»
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Il deputato e leader di Sinistra Italiana e Alleanza Verdi Sinistra Nicola Fratoianni ha interrogato il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi per chiedere conto dell’esclusione di Mimmo Lucano dalle elezioni regionali in Calabria. Il sindaco di Riace ed europarlamentare lo scorso settembre aveva accettato la candidatura nelle liste di AVS a sostegno di Pasquale Tridico, prima di essere dichiarato incandidabile dalle commissioni elettorali di Reggio in applicazione delle legge Severino. Sia il TAR che il Consiglio di Stato hanno respinto i ricorsi presentati dall’interessato.
Nell’interpellanza parlamentare Fratoianni ha ricordato come ne caso di Lucano il giudice penale abbia escluso l’abuso di potere, «basti considerare - ha sottolineato il deputato - che ha revocato la sanzione accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici che era stata comminata con la sentenza di primo grado. Su questo cruciale argomento il Consiglio di Stato, pur riaffermando che l’accertamento di un simile reato (falsità ideologica del pubblico Ufficiale) non comporta l’automatica incandidabilità dell’interessato, precisava che la normativa impone soltanto un “onere motivazionale attenuato” a carico dell’Ufficio elettorale, organo il quale in presenza di certi reati, ai fini della partecipazione elettorale non dovrà, necessariamente, svolgere una particolare indagine ricostruttiva dei profili connessi all’abuso di poteri o alla violazione di pubblici doveri».
Una conclusione che, secondo la difesa di Lucano, «risulta incompatibile con un sistema di diritto in quanto, alla luce delle decisioni del Consiglio di Stato, non è la condanna riportata da Lucano a renderlo incandidabile; non è la legge Severino a sanzionarlo, ma il potere discrezionale dell’ufficio elettorale che, a fronte di identico reato avrebbe il potere di decidere chi è candidabile e chi no; chi, condannato per lo stesso reato, ha commesso abuso di potere e chi no».
In sostanza per Fratoianni «non è condivisibile il fatto che un diritto fondamentale, quale l’elettorato passivo, sia disciplinato da una norma in “bianco” che non stabilisce espressamente quali reati specifici determinino l’incandidabilità e la decadenza e rimettono ogni valutazione alla discrezionalità del singolo ufficio elettorale o del singolo giudice». Fratoianni in conclusione, pur riconoscendo il valore della legge “Severino” diretta a tutelare l’etica pubblica, ritiene «fondamentale che devono evitarsi interpretazioni ed applicazioni che possano determinare gravi disparità».

