Spirlì nel mirino dell’opposizione: «Un Consiglio ad hoc per chiederne le dimissioni»

Il centrosinistra chiede che l’Assemblea si riunisca per sfiduciare il vicepresidente della giunta regionale, che ha detto «userò le parole negro e frocio finché campo»

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di Redazione
6 ottobre 2020
17:17

«Una seduta ad hoc del Consiglio regionale per discutere delle aberranti e incredibili esternazioni a Catania del vicepresidente della Giunta regionale Spirlì». E quanto chiedono i capigruppo dell'opposizione di centrosinistra alla Regione, Domenico Bevacqua (Pd), Giuseppe Aieta (Dp), Marcello Anastasi (Iric) e Francesco Pitaro (Gruppo misto), con riferimento alle frasi - «userò le parole ‘negro’ e ‘frocio’ fino all’ultimo dei miei giorni» – pronunciate a Catania la scorsa settimana dal vicepresidente della Giunta regionale, in quota Lega, Nino Spirlì.


Secondo Bevacqua, Aieta, Anastasi e Pitaro, «quelle espressioni, inequivocabilmente razziste e omofobe, sono palesemente incompatibili con la carica che Spirlì occupa e suscitano allarme e sdegno in tutti coloro che, quotidianamente, si battono per contrastare il linguaggio dell'odio e della discriminazione all'insegna dei principi costituzionali».
Per i capigruppo del centrosinistra «qui non si tratta di un’interpretazione soggettiva del politically correct, come Spirlì vorrebbe derubricare le sue inquietanti enunciazioni».


 

«Tantomeno – aggiungono - la presidente Santelli può illudersi di mettere a tacere l'indignazione nazionale, tentando di circoscrivere il tutto agli ‘eccessi di un artista’. Un rappresentante delle istituzioni non può avallare questo linguaggio senza assumersene la responsabilità dinanzi all'opinione pubblica. Per questo - concludono Bevacqua, Aieta, Anastasi e Pitaro - confidiamo che molto rapidamente si arrivi alla giusta, dovuta e attesa determinazione, certi che questa battaglia per affermare un clima di convivenza pacifica e rispetto dell'altro vedrà attivarsi in Consiglio regionale non solo l'opposizione, ma anche quella parte della maggioranza che non si riconosce nelle posizioni xenofobe, ultraconservatrici e suprematiste».

 

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