Mentre nei circoli sono ancora aperte le urne il capogruppo dem in Consiglio regionale spiega il senso del voto anticipato e lancia un messaggio agli alleati del campo progressista: sanità pubblica, difesa dei ceti deboli e giustizia sociale i punti in comune da cui ripartire
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Si stanno celebrando in queste ore le votazioni del congresso regionale del Pd in tutti i circoli. L'esito verrà conosciuto lunedì anche se l'unico elemento interessante resta quello della partecipazione visto che unico candidato alla segreteria regionale è l'uscente, senatore Nicola Irto. In attesa dei dati ne abbiamo parlato con Mimmo Bevacqua, capogruppo del Pd in Consiglio regionale.
Bevacqua, quali le ragioni di questo congresso anticipato?
«Credo che la celebrazione del congresso segna il momento più importante e significativo per la vita di ogni associazione o movimento. Per il Pd calabrese, questo congresso testimonia qualcosa di più: la maturità raggiunta e l'autonomia conseguita dell'attuale gruppo dirigente. Per me, è già questo il risultato più importante e, per certi versi, esaltante. Il che non esclude ma, anzi, impone di lavorare con sempre maggiori convinzioni sulla credibilità del partito; quella credibilità che deve necessariamente passare dall'ascolto dei territori, dalle proposte che si mettono in campo, dall'idea di società che si ha, dal coraggio che dimostra un gruppo dirigente nell'aprirsi a un'autentica inclusività e nel compiere scelte anche laddove parrebbe più comodo non farle».
C'è chi dice però che il dibattito interno non è mai decollato. È così?
«Guardi, se c'è un partito in Italia in cui ancora ci si confronta, si dibatte e si vota, questo è il Pd. L'unico partito contendibile in Italia è il Pd, come ha manifestamente dimostrato l'elezione di Elly Schlein alla segreteria nazionale. Chi vorrebbe avvalorare la rappresentazione di un Pd che non discute, sa di mentire e può farlo per un'unica ragione: perché è animato da uno spirito distruttivo. Cosa ben diversa è agire per stimolare il dibattito interno o chiedere una rottura ancora più forte dei vecchi schemi precostituiti. Per quanto mi riguarda, io non mi sottraggo certo al confronto con chi è realmente propositivo; anzi, gli do il benvenuto, ascolto con attenzione e accolgo con pieno favore lo scenario più democratico e dialogico possibile. Mi auguro, pertanto, che da ogni circolo possano arrivare proposte e idee per arricchire sempre di più la nostra piattaforma politica e renderla sempre più aderente alle esigenze primarie dei vari territori».
Certo la presenza di un candidato unico non ha aiutato troppo…
«Non la penso così, anzi. In merito alla candidatura unica di Nicola Irto, mi consento modestamente il vanto di essere stato tra i protagonisti che hanno lavorato per questo risultato. La democrazia interna di un partito non si misura sulla divisione forzata o sulla moltiplicazione artificiosa delle candidature, ma sulla maturità e capacità dei gruppi dirigenti di saper fare sintesi. Avendo svolto il congresso un anno e mezzo prima dalle elezioni regionali, conferendo continuità al processo avviato tre anni fa, non rafforza soltanto il segretario riconfermato Nicola Irto ma, prima di tutto, rafforza e rivitalizza il partito e i suoi rappresentanti in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Ricordando, prima a me stesso e poi agli altri, che senza un Pd forte autorevole non c'è alternativa di governo: a Roma come in Calabria. L'apertura al contributo di tutti della proposta politica del candidato Irto e il confronto a tutto tondo che si sta portando avanti dimostrano come il processo di rigenerazione sia autentico e vada sostenuto senza timori. Il compito di noi, gruppo dirigente, è quello di portare sul territorio lo stesso approccio e lo stesso metodo. Più sosteniamo le condizioni per un partito aperto, libero da condizionamenti e rispettoso della sensibilità in esso presenti, meglio saremo e saremo percepiti come una forza responsabile, credibile e non autoreferenziale».
Allargare l'alleanza: va bene, ma partendo da quali punti programmatici?
«Allargare l'alleanza e battere le destre è un passo fondamentale per contrastare la deriva populista e sovranista che ha investito il Paese e la Calabria. I salari sono ai minimi storici, la pressione fiscale aumenta e curarsi è diventato un privilegio, soprattutto nelle regioni del Sud. Stiamo assistendo a un esodo di massa con l'indifferenza di chi governa nei confronti della Calabria: si continua a raccontare favole ea non ci si cura minimamente delle condizioni reali in cui versano i cittadini calabresi. Non vogliamo certo mettere in piedi semplici cartelli elettorali come fanno i nostri avversari, ma nemmeno possiamo pensare che il centrosinistra in sé sia autosufficiente. Per questo, il compito che abbiamo davanti richiede umiltà e una grande capacità di mediazione per portare avanti un processo di allargamento partendo da valori condivisi e da un programma che metta al centro le persone ei diritti. Noi crediamo che la Calabria abbia bisogno di un rinnovamento profondo e di riforme radicali in settori strategici come sanità, trasporti, politiche sociali, supporto alle piccole e medie imprese. Oltre ad una particolare attenzione ai temi del lavoro e delle aree interne e al loro sempre più grave spopolamento. Un'alleanza che si basi su questi temi sarà in grado di rispondere concretamente ai bisogni dei calabresi».
A proposito di battere le destre, avete vinto in quasi tutte le città, ma ora i sindaci sembrano tutti in crisi. Che sta succedendo?
«Mi lasci passare una battuta: se lei si riferisce a qualcuno che ha nostalgia di un passato che non c'è più, si tratta di attivismo dettato da astinenza prolungata e non certo dettato da motivazioni politiche o istituzionali. Per altro, forse, qualche sindaco, andrebbero rammentate l'estrema generosità e lealtà del Pd in momenti cruciali. Ma, tornando a cose più serie, se dovessi valutare il sano attivismo dei nostri sindaci e le loro legittime ambizioni, non mi pare davvero che si possa parlare di crisi. Se, invece, ci si riferisce a qualche fibrillazione in atto in qualche realtà locale, mi pare fisiologica e rientra nella normale dialettica politica. Basta volgere lo sguardo alle quotidiane tempeste romane tra Tajani, Salvini e Meloni, per derubricare a un venticello leggero gli accadimenti a cui lei si riferisce. In tutta Italia, la situazione dei sindaci non è affatto facile, a prescindere dal colore della coalizione politica che li sostiene. Ancora più difficile è amministrare per i primi cittadini in Calabria dove sono spesso abbandonati al loro destino dalle altre istituzioni e si trovano a operare a mani nude, come abbiamo spesso visto soprattutto sui temi legati all'accoglienza e alla gestione dei servizi essenziali. In particolare, l'assenza del supporto della Regione è lampante; una Regione che, per di più, prova a scaricare sui Comuni i fallimenti della propria gestione dell'idrico e dei rifiuti, oppure ancora il problema dei tirocinanti».
A che punto è il dialogo con il M5S?
«Il dialogo con il Movimento 5 Stelle è aperto e soprattutto, ha il pregio di avere ad oggetto i temi di interesse per la Calabria; e non sono davvero pochi i temi che ci uniscono. La difesa della sanità pubblica e universale, la giustizia sociale, la lotta contro la povertà: sono nuclei forti attorno ai quali si può costruire un'alleanza solida. Siamo pronti a lavorare insieme per un'alternativa al governo di centrodestra, mantenendo una visione chiara e trasparente di ciò che vogliamo realizzare. Non mancheranno di certe divergenze di vedute sui territori, ma ciò non scalfisce la serietà del progetto politico alternativo e credibile che abbiamo intenzione di proporre all'elettorato».
Qual è lo stato di salute dell'opposizione nel Consiglio regionale?
«L'opposizione in Consiglio regionale, non me ne voglia qualche collega, ricade in gran parte sulle spalle del gruppo del Pd e, se è coesa e determinata, lo è anche grazie alla nostra disponibilità, agli stimoli costanti e alle motivazioni che offrono al dibattito. E posso tranquillamente affermare, senza tema di smentita, che, nonostante le difficoltà di lavorare all'interno di un'Assemblea che Occhiuto ha trasformato in passacarte della giunta, siamo uniti nel porre al centro del dibattito i temi e le proposte per migliorare le condizioni di vita dei cittadini calabresi. Il nostro obiettivo è stato, è e sarà quello di mantenere alta l'attenzione sulle problematiche reali della regione e provare a riportare a terra i voli pindarici che Occhiuto e la sua giunta fanno sui social. Abbiamo operato in maniera costruttiva, ma il governo di centrodestra non ha mai ascoltato le nostre proposte. A partire da quelle sui fondi per la sanità pubblica, sul reddito di dignità, sulla normazione del fine vita, sulla risistemazione del decentramento amministrativo; senza dimenticare le diverse proposte di legge presentate per evitare lo spopolamento delle zone interne e di montagna. Abbiamo svolto un lavoro importante in consiglio e anche in relazione alle priorità dei diversi territori, smascherando le critiche legate all'autonomia differenziata e ai rischi legati alla sua approvazione, registrando anche in questo caso l'ambiguità del governatore Occhiuto che prima l'ha approvata in Conferenza Stato –Regioni e poi ha provato, timidamente, a criticarla. Abbiamo svolto anche una durissima opposizione, arrivando persino ad abbandonare l'aula, contro la deprecabile e inaccettabile prassi delle leggi omnibus: calderoni confusi nei quali si cerca di inserire, talora anche di soppiatto, tutto e il contrario di tutto. Sono convinto che questo incessante lavoro rappresenterà una solida base per la costruzione dell'alternativa futura di governo».