Mentre Il Sole 24 Ore assegna al governatore un apprezzamento del 58% in una rilevazione che nella tempistica lambisce le indagini, la Guardia di Finanza muove contestazioni a una tra le più strette collaboratrici del presidente. Il sospetto? L’attività per il sub commissario alla depurazione sarebbe di pura facciata
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Occhiuto cresce ancora. Il presidente della Calabria nella top five tra i governatori più apprezzati: gradimento al 58%, +3,5% rispetto al 2021. Questa la notizia rilanciata dall’ufficio stampa del presidente della Regione. Nel comunicato, poi, si fissa un inciso molto chiaro. «Da segnalare – scrive Il Sole 24 Ore nell’articolo che illustra il sondaggio – anche il buon risultato in Calabria di Roberto Occhiuto, che sembra colpito solo marginalmente dall’indagine per corruzione da lui stesso annunciata in un video sui social».
In realtà se si legge la nota metodologica del sondaggio, la società che lo ha condotto – la Noto Sondaggi – riferisce che le interviste sono state realizzate nel periodo che va dal 7 aprile al 25 giugno. Il reel in cui Occhiuto ha annunciato di essere indagato è dell’11 giugno. Se ne deduce che le interviste sono state svolte o prima, o a ridosso di quel video, quando ancora nessuno sapeva.
Ma soprattutto che eravamo ancora ai prodromi della bufera giudiziaria che ha investito la Regione. Dopo la notifica della proroga indagini sulla vicenda che ha riguardato direttamente il presidente, ci sono state poi le indagini sul primario di Oculistica della Dulbecco di Catanzaro, che hanno riguardato due stretti collaboratori di Occhiuto: i medici Andrea Bruni ed Eugenio Garofalo. Ma soprattutto c’è stato il blitz della Guardia di Finanza alla Cittadella che ha aperto un nuovo filone d’indagine che vede coinvolto un fedelissimo del presidente, il commercialista vibonese Tonino Daffinà, sub commissario nazionale alla Depurazione della Regione Calabria.
Proprio questo filone sembra essere il più scivoloso, almeno sotto il profilo dell’immagine, per il presidente della giunta regionale.
Secondo le carte, tra gli indagati in questo filone c’è la più stretta collaboratrice di Roberto Occhiuto ovvero Veronica Rigoni, vicentina, di 34 anni, con un passato da consigliera comunale a Creazzo, assistente parlamentare quando Occhiuto era capogruppo di Forza Italia alla Camera e adesso capo segreteria e sua social media manager, quindi l’autrice dei tanti reel di Occhiuto.
La Calabria non porta bene evidentemente alla ragazza, vittima di un brutto incidente stradale insieme allo stesso Occhiuto. Ripresasi dall’incidente ha rilasciato anche un’intervista al Corriere Veneto in cui ha detto che «il presidente Occhiuto ogni giorno si sveglia e ha dieci nuovi problemi che al Nord non esistono. Rifiuti, sanità, criminalità, incendi... #chenesazaia è nato così, in modo simpatico, perché ogni giorno siamo in trincea. Il presidente e la sua squadra stanno ricostruendo una Regione dalle macerie».
Adesso ne ha uno nuovo da affrontare e riguarda proprio lei. La ragazza avrebbe un incarico in qualità di “Esperto Middle Social media manager per l’area Digitale e Comunicazione”, a supporto della struttura commissariale alla Depurazione. L’importo è di 38.400 euro (oltre Iva, se dovuta), poi prorogato fino al 31 dicembre 2025.
Nelle carte ci sono alcune intercettazioni telefoniche, che hanno come protagonista proprio Daffinà, dalle quali emergerebbe come la Rigoni in realtà non svolgesse in concreto alcuna attività per il Sub commissario.
A sostenerlo è la stessa Guardia di Finanza che precisa come la consulente in questione faccia parte della segreteria particolare del presidente della Regione Calabria, svolgendo un’attività che – per come ricostruita sulla base delle intercettazioni – appare poco compatibile con l’impegno assunto con la struttura del sub commissario.
In base al contratto difatti, la Rigoni «era tenuta a garantire il proprio supporto, alla programmazione e realizzazione delle strategie di comunicazione e di relazione con i media, attivando le necessarie iniziative per promuovere e tutelare l’identità della struttura Commissariale, anche attraverso la gestione dei canali social»; «alla gestione delle attività di promozione e sviluppo dei rapporti con la stampa e gli organi di informazione».
Ancora, doveva provvedere «alla comunicazione interna, alla comunicazione istituzionale e all’attività di ufficio stampa» e ad «assicurare una reportistica rivolta a restituire un adeguato quadro sullo stato di avanzamento delle attività di supporto svolte». Infine, tra le mansioni vi era quella di trasmettere «alla committente una relazione mensile sulle attività svolte, al fine di consentire il monitoraggio e la rendicontazione dell’attività stessa, indicando le attività svolte con riguardo alle tematiche attinenti al presente incarico, il numero delle giornate di consulenza effettivamente utilizzate nel periodo di riferimento e rendicontabili» e a emettere fattura solo «una volta che detta relazione verrà approvata dalla committente».
Insomma, il sospetto delle Fiamme Gialle è che la consulente abbia svolto soltanto attività di facciata incassando compensi in realtà non dovuti. Dal momento che segue quotidianamente tutta l’attività del presidente, appare difficile che trovi il tempo anche per occuparsi della comunicazione della struttura commissariale per la depurazione.
Un’altra brutta grana per l’immagine del presidente.