Dopo l’ok al Ponte sullo Stretto le associazioni ambientaliste sono già sulle barricate e chiedono l’intervento dell’Ue con tanto di procedura di infrazione: «L’impatto ambientale del ponte sullo Stretto di Messina è certo, documentato e, dopo anni di negazioni, ammesso dagli stessi proponenti l’opera. Per superare questa impasse è stata avviata una procedura speciale che consentirebbe comunque la realizzazione del Ponte secondo condizioni precise fissate dalle norme comunitarie, condizioni che però non sono state rispettate».

Il reclamo all’Ue degli ambientalisti 

Per questo Greenpeace, Legambiente, Lipu e Wwf hanno presentato un nuovo reclamo all’Ue a integrazione di quello già inviato il 27 marzo, chiedendo l'apertura di una procedura di infrazione. «È una giornata straordinaria: l’approvazione del progetto definitivo per l’avvio dei lavori del ponte sullo Stretto di Messina apre una nuova era», ribatte Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata messinese di FI. Grazie al Ponte sullo Stretto di Messina «23,1 miliardi di euro di contributo al Pil nazionale, con 36,700 posti di lavoro stabili e 10,3 miliardi di entrate fiscali per lo Stato, già nella fase di cantiere del progetto», replica il sottosegretario con delega al Cipess, Alessandro Morelli che spiega: «A regime, il valore attuale netto economico sarà positivo per 1,8 miliardi di euro, grazie a minori tempi e costi di trasporto, maggiore efficienza logistica, incremento dei flussi turistici e riduzione delle emissioni inquinanti». Ma i nodi sono ancora tanti, a partire dall’ok necessario della Corte dei Conti sulle valutazioni economiche dell’opera.

Il fronte dei ricorsi legali

Protesta anche l'associazione cittadina siciliana Invece del ponte molto attiva in questi mesi: «Non c’è alcun via libera definitivo al Ponte sullo Stretto. Al contrario di quanto affermano Salvini e i suoi megafoni locali, non si dà il via a nessun cantiere, né inizieranno i lavori. Si tratta, piuttosto, dell’inizio di un percorso tutto in salita per chi ha trasformato un progetto fallimentare in una bandiera propagandistica. E soprattutto, si aprirà finalmente il fronte dei ricorsi legali, in tutte le sedi nazionali ed europee».

Il Comitato Capo Peloro

Si tratta di «un annuncio che ci aspettavamo, per questo abbiamo aperto a Torrefaro casa Cariddi, un presidio di resistenza noponte per promuovere momenti d'incontro e di lotta e per contrastare soprattutto le bufale siponte come quest'ultima. Si, perché non crediamo affatto che l'approvazione del progetto del ponte sia definitiva», scrive in una nota il comitato Noponte Capo Peloro. «Basti pensare alle 68 osservazioni del comitato tecnico scientifico, alle 62 prescrizioni della commissione via/vAS e le precedenti prescrizioni del 2011, e soprattutto al capitolo ancora aperto del parere della commissione europea per la violazione della direttiva habitat - prosegue la nota -. Altro che partita finita, si apre soltanto una nuova fase della lotta contro il ponte che intendiamo condurre fino alla vittoria».

Bonelli (Avs): Ponte regalo ai privati

Secondo Angelo Bonelli, deputato Avs e co-portavoce di Europa Verde: «Il ponte sullo Stretto rappresenta il più grande regalo ai privati nella storia della Repubblica: 14,6 miliardi di euro di fondi pubblici, quando nel 2005 il costo dell'opera, assegnata tramite bando di gara, era stimato in 3,88 miliardi. Nemmeno Silvio Berlusconi, che del Ponte fece una bandiera,
arrivò a tanto». «Mentre Salvini suona la fanfara e si appresta a celebrare l'approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto da parte del Cipess come una “giornata storica”, la realtà racconta ben altro. Non c’è nulla di storico, se non lo spreco colossale che questo intervento rappresenta: miliardi di euro destinati a un’opera inutile, che sarà ricordata nei manuali di storia come uno dei più grandi errori nella gestione delle risorse pubbliche italiane», attacca il capogruppo Pd in commissione trasporti della Camera, Anthony Barbagallo.