Intervista

Province, l’ex presidente di Crotone Talarico: «La Delrio ha ridotto la capacità politica del Pd. Si torni al voto diretto»

VIDEO | L'attuale responsabile della Commissione di garanzia dem crotonese non ha nessuna remora nel puntare il dito contro il suo autorevole compagno di partito: «Riforma scellerata»

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di Procolo Guida
3 febbraio 2023
15:18

Una irresistibile voglia di Provincia ha invaso quasi tutto l’arco costituzionale italiano, a partire dai ministri Fitto e Calderoli che da tempo ragionano sul superamento della Delrio.

Ne abbiamo parlato con Carmine Talarico, già presidente della “prima” Provincia di Crotone, oggi presidente della Commissione di Garanzia del Pd crotonese che non ha però nessuna remora nel puntare il dito contro il suo autorevole compagno di partito ed ex sindaco di Reggio Emilia.


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Professore, vorrei partire proprio dal momento particolare che vive il suo partito che è in piena fase congressuale: quanto, a suo avviso, la riforma voluta da uno dei vostri dirigenti più noti, ha inciso sullo scollamento con l’elettorato che si registra negli ultimi anni?
«La lunga stagione istituzionale delle province ha disegnato, nel paese, un protagonismo positivo di una classe dirigente che politicamente è stata riferimento per i territori. La chiusura “scellerata” portata a compimento da Delrio e le complicazioni legate ad un partito che tentava la strada dell’autoreferenzialità, ha diminuito, corposamente, l’attività politica ed amministrativa dello stesso Pd. Ma il processo di allontanamento con i punti saldi dell’elettorato classico della sinistra e, dunque, del Pd, ha il suo fondamento su un modello organizzativo che non ha retto alle nuove e necessarie strategie di governo e di fronte alle grandi mutazioni sociali che si sono verificate nel Paese. Quel partito che aveva una predisposizione politica ed ideologica verso le fasce più deboli e precarie, ha perso una straordinaria occasione per essere punto di riferimento di queste mutazioni economiche, culturali e sociali a cui, oggi, deve rispondere indicando nuovi approcci strategici. Durante il breve cammino della fase congressuale, dovremo saper finalmente rispondere ad una società che vive tante contraddizioni che hanno bisogno di interventi certi, anche istituzionali. Interventi che abbiamo il dovere di tracciare anche attraverso il “non” dibattito dell’autonomia differenziata e, dunque, anche la necessaria controriforma delle province».

 Cosa è cambiato nella pratica e nell’approccio alla risoluzione dei problemi dei territori con la riforma?
«È cambiato radicalmente e sostanzialmente tutto. La parabola negativa a cui si è dovuto assistere è anche segno di un tempo dove la politica ha perso competenza e merito. Oggi l’apparato dirigenziale ha sostituito, di fatto, la classe politica; gestisce dal bilancio alla destinazione delle poche opere pubbliche, con assoluta discrezionalità. Le province sono, di fatto, dopo la riforma Delrio, un evidente “surrogato” delle vecchie Comunità Montane, ed il voto “ponderato” è la dimostrazione di una “ricercata” voglia di ignorare una vera rappresentanza popolare. Se si guarda alla Provincia di Crotone ed alle manovre che hanno preparato l’elezione dell’attuale Presidente Ferrari, si comprende, palesemente, che la confusione politica ha condotto tutti i passi per la sua elezione. Basta registrare che Ferrari governa assieme a consiglieri provinciali espressione di Comuni dove governa il centrosinistra. Il caso più palese è della consigliera di centrodestra che arriva dal Comune di Mesoraca dove ricopre il ruolo di Presidente del Consiglio. Un vero e proprio “arrembaggio” politico istituzionale che, recentemente, ha permesso, pure con la benedizione del Presidente Occhiuto, di costituire un partito di sindaci ed amministratori e che è frutto di un qualunquismo politico molto diffuso. Bisogna tornare all’elezione diretta del Presidente della Provincia e dei Consiglieri. Ed in campo gli schieramenti devono essere chiari e senza equivoci di opportuna collocazione di soggetti che mirano al mero potere».

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Ma quali sono stati gli effetti anche economici ha subito la Provincia di Crotone?
«Per essere del tutto onesti, l’ente di Crotone è stato gravato da una mole di debiti il cui zoccolo duro era rappresentato in oltre 50 milioni di derivati investiti dalla gestione arrivata subito dopo la mia. Questa evidenza ha certamente inasprito le risicate risorse dei trasferimenti (anche di personale) che hanno messo in serissima difficoltà la gestione dell’ente. Tutto ciò impedisce di operare da istituzione di governo sul territorio. Non si affrontano e risolvono le problematiche presenti ed è evidente un certo protagonismo di consiglieri che incidono su una cultura campanilistica quando non addirittura “paesana”. In questo modo si perde la visione unitaria dello sviluppo del territorio appartenente alla Provincia. Tenendo conto che è innegabile che la vecchia (e nuova) Provincia di Crotone ha vissuto importantissime stagioni di governo del territorio in unità ed in sintesi con le Amministrazioni Comunali. Dalle strade alle scuole, dai servizi sociali a quelli culturali, dall’ambiente alla programmazione territoriale. Oggi, invece, il panorama dell’intervento istituzionale è certamente dismesso e senza alcuna visione».

Che correttivi si potrebbero/dovrebbero introdurre per le Province?
«Il ritorno al ruolo istituzionale e costituzionale delle province rimane un punto fondamentale che, nel corso degli anni, l’Unione delle Province d’Italia ha sostenuto, ininterrottamente. Oggi si incontrano due puntualità: quella costantemente esplicitata dall’Upi e quella conclamata dal Governo Meloni di una “rivitalizzazione” di una realtà di governo territoriale. Questa scelta politica riammetterà, al centro del Paese, quel protagonismo istituzionale del governo d’area vasta rappresentata dalle province. L’elezione diretta del Presidente e del Consiglio restituirà ai cittadini il primato della scelta democratica e popolare dei propri rappresentanti che si misureranno su proposte precise e di grande chiarezza, senza dare spazio ad “ammucchiate” che non segnino i confini tra centrodestra, centrosinistra o altro. Chi intende lavorare su strade alternative è evidente che non è leader né nel centrodestra e né nel centrosinistra».

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