Il centrosinistra calabrese si trova in questo momento ad un bivio. Deve scegliere che tipo di modello politico rincorrere per la riconquista delle regionali. Il primo problema da risolvere, infatti, è individuare il perimetro dell’alleanza che a furia di parlare di campo largo o campo progressista si è totalmente smarrita.
Il segretario regionale del Pd, Nicola Irto, ha detto di essere possibilista sulle Primarie e di aver iniziato i primi colloqui tra le forze della coalizione, partendo da quelle che hanno una rappresentanza in consiglio regionale. È evidente che non basta il dialogo e l’eventuale accordo solo con M5s e Avs per vincere le elezioni. Alle scorse, il centrosinistra era diviso in due tronconi (centrosinistra con Amalia Bruni al 27,7% e sinistra movimentista e radicale con De Magistris il 16,2%), ma nemmeno unita sarebbe riuscita a sconfiggere Roberto Occhiuto.

Giustamente Irto è dell’idea che bisogna allargare a tutte le forze che vogliono contrastare il centrodestra. In questo senso sembra un po’ riduttiva la visione del segretario regionale di Sinistra Italiana, Ferdinando Pignataro, quando parla di una cabina di regia fra AVs, Pd e M5s che rischia di mettere le altre forze davanti al fatto o a scelte compiute.

È evidente, anche che non può mancare una interlocuzione con i sindaci delle quattro città capoluogo calabresi e quello di Corigliano Rossano che hanno dimostrato sul campo di avere già un modello politico, e vincente, contro il centrodestra. Alleanze e programmi che hanno riscontrato il favore dei calabresi. Possono quindi sicuramente mettere la loro esperienza a disposizione della coalizione, al di là dei ruoli.

Fra di essi, molti fanno parte di un blocco moderato progressista che si è imposto alle ultime amministrative e non solo. Il modello riformista in questo momento guida Cosenza e Rende, ha perso Cassano ma ha riconquistato Paola e Cetraro. Lo schema si basa certamente sui temi e sui personaggi locali, ma c’è anche una bella fetta di popolazione calabrese che viene rappresentata. Rivendicano il loro modello del fare e vogliono esportarlo alla Cittadella.

C’è anche da considerare il blocco cattolico e centrista che va intercettato per evitare la sua alleanza con il centrodestra e potrebbe non essere interessato ad un’alleanza sbilanciata a sinistra o sul populismo. Poi il modo per arrivare ad accordi diventa ovviamente secondario. Primarie o tavoli tradizionali ognuno pare avere le sue preferenze e non sempre sono in linea con quelle del partito di appartenenza. Resta il problema di come trovare il coinvolgimento dei cittadini e su che terreno contrastare il centrodestra in maniera più efficace. Ma anche su questo i sindaci possono dare la loro esperienza.

Parlare di un partito fluido dei sindaci sarebbe sbagliato, ma che interverranno nelle scelte della coalizione certamente sì. Il bivio quindi è decisivo così come diventa decisivo accelerare per iniziare a parlare con i calabresi.