Un festival come una rete, fatta di libri, parole e visioni divergenti, capace di trattenere idee e aprire nuovi dialoghi. È lo spirito di Sciabaca, la rassegna culturale organizzata da Rubbettino Editore a Soveria Mannelli che quest’anno festeggia dieci edizioni e che per la prima volta ha messo di fronte, sullo stesso palco, i due principali candidati alla presidenza della Regione Calabria: Roberto Occhiuto e Pasquale Tridico. Un confronto inedito, promosso in collaborazione con l’Associazione Italiana Editori, che ha visto i due sfidanti discutere pubblicamente di un tema finora rimasto ai margini della campagna elettorale: la lettura e le politiche culturali in una regione dove il 90% dei comuni è privo di una libreria e gli indici di lettura sono tra i più bassi d’Italia.

Tridico: «Servono operatori culturali in ogni comune»

Pasquale Tridico, già presidente dell’Inps e docente universitario, ha sottolineato le carenze strutturali del sistema culturale calabrese: «Non ci sono bibliotecari, la nostra proposta è quella di finanziare con 100milioni di euro l'introduzione di 3mila operatori culturali. La partecipazione ai bandi è spesso compromessa da logiche competitive che mal si adattano alla cultura. Nuccio Ordine ci ricordava che tutto è mercato, tranne la cultura». La sua proposta è chiara: «Serve compartecipazione tra pubblico, privato e terzo settore. Ogni comune dovrebbe avere un operatore culturale che tuteli tradizioni e patrimonio». E ha portato l’esempio virtuoso di Sant’Agata del Bianco, dove – nonostante la chiusura della biblioteca per infiltrazioni mafiose – il sindaco ha costruito un percorso culturale con il progetto "Artisti senza scuola".

Occhiuto: «Abbiamo investito, ma serve una guida intellettuale»

Dal canto suo, il presidente uscente Roberto Occhiuto ha rivendicato i risultati ottenuti negli ultimi quattro anni: «Abbiamo finanziato 87 biblioteche nei piccoli comuni con oltre 4 milioni di euro e stanziato 1,2 milioni per la promozione della lettura e i parchi letterari. Ma la politica da sola non basta. È il ceto intellettuale calabrese a doversi mettere in gioco per valorizzare i nostri giacimenti culturali». E accusa: «Tridico non conosce nemmeno la Grotta del Romito a Papasidero, una delle tante risorse sconosciute perfino ai calabresi». Toni che si accendono, quando Tridico replica: «Mentre Occhiuto faceva il consigliere regionale, io viaggiavo tra Inghilterra e Stati Uniti». Occhiuto ribatte con sarcasmo: «Un’arroganza che fa dubitare del fatto che sia davvero un professore universitario».

Cultura e visioni: due modelli a confronto

Sullo sfondo resta il tema cruciale della cultura come motore di sviluppo. Tridico ha puntato il dito sugli “eventi spot” (ci stanno, ma non è così che si creano economia) con riferimento al Capodanno Rai. «Serve una strategia organica. San Luca, patria di Corrado Alvaro, va rilanciata. Abbiamo siti archeologici abbandonati, da lì dobbiamo ripartire». Occhiuto difende invece la collaborazione con la Rai come «parte residuale di un accordo più ampio che ha dato visibilità alla Calabria e ai suoi autori. Con Vito Teti, ad esempio, abbiamo ragionato sulla realizzazione di un film su Corrado Alvaro».

Ospedali, medici e cubani: il terreno scivoloso della sanità

Ma è sulla sanità, e sulle sue macerie, che il confronto diventa più teso. Tridico ha puntato il dito contro la «devastazione» seguita alla chiusura degli ospedali nel 2012: «Paghiamo la sanità due volte: con una speranza di vita più bassa rispetto alle regioni del nord e con l’emigrazione sanitaria. Cariati è stato riaperto per finta. Servono investimenti veri, e servono medici, subito».

Occhiuto ha difeso le sue scelte, ricordando il ricorso ai medici cubani «come risposta agli stipendi fuori controllo dei gettonisti, che arrivavano a 120 euro l’ora». E rilancia: «Abbiamo investito sulle specializzazioni per formare nuovi medici italiani e costruito presidi territoriali. L’ospedale della Sibaritide? Prima c’era solo un cartello. Ora è realtà».


Il confronto di Sciabaca ha segnato un passaggio importante: la cultura come tema politico, non più secondario ma al centro del dibattito pubblico. Non solo parole e promesse, ma visioni diverse del ruolo che la lettura, le biblioteche e l’accesso al sapere possono avere nella ricostruzione sociale della Calabria.