Roberto Occhiuto è entrato nella storia del regionalismo calabrese. Per la prima volta, infatti, un presidente di giunta regionale ha centrato l’obiettivo del secondo mandato. Più in generale con questa vittoria il centrodestra resta saldamente alla guida della Calabria dal 2020.

Evidentemente ai calabresi hanno interessato poco le vicende giudiziarie che hanno portato Occhiuto a dimettersi per poi ricandidarsi e hanno scelto la continuità che in altre regioni meridionali, come ad esempio la Puglia di Vendola o la Campania di De Luca, ha prodotto i suoi effetti. Ai calabresi è piaciuto il piglio del presidente più da amministratore delegato che da politico con cui ha gestito in questi anni la Regione.

Adesso si prepara ad un secondo tempo in cui le riforme introdotte nella scorsa legislatura come l’Arrical, Azienda zero e il Consorzio unico di bonifica, rimaste finora monche, dovranno dispiegare i loro effetti. Così come la strategia di incoming turistico basata moltissimo su accordi con vettori low cost come Ryanair deve arrivare a maturazione completa. Lo stesso dicasi per la gestione delle Terme, anche queste diventate a quasi totale partecipazione pubblica, che il forzista vuole mettere in rete per creare un nuovo filone turistico è attesa alla prova dei fatti.

Ma la sfida più importante sarà quella della sanità. In campagna elettorale la premier Giorgia Meloni ha annunciato l’avvio dell’iter per la fine del commissariamento. Questo significa che la gestione del comparto torna nelle mani della politica calabrese. Occhiuto dovrà nominare un assessore alla Sanità e realizzare un piano sanitario regionale che passi da un dibattito politico in consiglio regionale. Certo resta la spada del piano di rientro e quindi lo stretto controllo sui conti dei Ministeri vigilanti, ma certamente il centrodestra avrà ampi margini di azione.ù

L’elezione non è una sorpresa per nessuno. Troppo forti le liste messe in campo da Occhiuto per pensare di poter competere in un sistema elettorale che non prevede il voto disgiunto. Troppo ristretti i tempi per costruire un’alternativa strutturata. Troppo bravo Occhiuto nella comunicazione e nel mestiere per essere messo in difficoltà. Troppo spesso Pasquale Tridico è sembrato un pesce fuor d’acqua, ma su questo le maggiori colpe le hanno i partiti del centrosinistra che si sono mostrati abbastanza "timidi” in questa brevissima campagna elettorale in cui non hanno agitato tempi politici come quello dell’Autonomia differenziata giusto per citarne uno o sulla scarsa trasparenza della Film Commission. Si puntava molto sul ritorno alle urne dei delusi dalla politica, ma la percentuale di astensione è rimasta in linea con quella del 2021. La mobilitazione non è riuscita.

Tocca quindi ad Occhiuto un secondo tempo che vedremo quanto ricalcherà il primo, soprattutto nel rapporto con gli alleati. Pensiamo che cambierà poco rispetto al passato con il presidente della giunta a dare carte quasi da solo. D’altronde Occhiuto, che ha elaborato la sua strategia a tavolino e che se avesse potuto avrebbe portato i calabresi a votare a Ferragosto, ha disegnato le liste con grande accortezza, quasi cucendosi addosso un consiglio regionale su misura. Questo grazie anche all’accordo con la Lega a cui ha dato ossigeno attraverso candidature di sua fiducia. In questo quadro Fratelli d’Italia che pure ha candidato la sottosegretaria agli Interni, Wanda Ferro, rischia di essere relegata in un angolo.

Si vedrà perché in tutta questa campagna elettorale c’è stato un convitato di pietra, silenzioso eppure presente sullo sfondo. E’ la Procura della Repubblica di Catanzaro che sta indagando sul presidente per presunti episodi di corruzione. La vicenda non è giustamente debordata in campagna elettorale, ma a breve dispiegherà i suoi effetti. Prima di Natale finirà la proroga indagini chiesta dagli inquirenti e potrebbe aprirsi un altro capitolo di questa storia. Per il momento, però, a Gizzeria è ora di festeggiare una vittoria annunciata.