L’unico consigliere vibonese eletto (12mila voti) spiega le ragioni del suo successo: «Faccio politica casa per casa, niente social e messaggini». La nuova giunta Occhiuto: «Non farò l’assessore ma su di me non c’è alcun veto nonostante le dicerie». Al sindaco: «Gliel’ho già detto, può contare su di me»
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Vito Pitaro è una “rivelazione” soltanto per chi non conosce la politica vibonese, anche solo per sentito dire. Il neo consigliere regionale di Noi Moderati che al Comune di Vibo controlla (da fuori) il gruppo consiliare di opposizione Cuore Vibonese, nella recente tornata elettorale ha rastrellato quasi 12mila voti, di cui più della metà nella sola provincia di Vibo, risultando l’unico consigliere eletto all’ombra del Castello Normanno-Svevo. Ma anche a Crotone ha spaccato, portando a casa altri 3.312 voti e consentendo al suo partito di raggiungere il quorum del 4% che gli ha garantito ben due seggi nella nuova Assemblea regionale: il suo e quello del cosentino Riccardo Rosa, letteralmente trascinato in Consiglio regionale da Pitaro, nonostante abbia conseguito “appena” 1.195 preferenze.
Un exploit elettorale che ha riportato l’avvocato vibonese al centro della scena, dopo la prima clamorosa elezione nel 2020 con la lista di Jole Santelli. Poi, dopo aver saltato un giro, è tornato in pista e ha tagliato il traguardo con il ristretto gruppo dei vincitori a due cifre.
Pitaro, ma dove li prende tutti questi voti?
«Non sono solo i miei voti. Magari avessi 12mila voti tutti miei. Questi invece sono i voti di una squadra. Sono il risultato di un gruppo che lavora da anni per centrare l'obiettivo».
E quale sarebbe l’obiettivo?
«Rappresentare il popolo, i cittadini, in Consiglio regionale».
Vabbè, ma 12mila sono davvero tanti…
«La mia rete è fatta di rapporti personali autentici. Tante persone mi danno fiducia e io cerco di non deluderle. Questo risultato è come un fiume alimentato da tanti rivoli. Non si raccolgono personalmente 12mila voti, chi pensa di pesare politicamente da solo sbaglia».
Ok, ma anche a Crotone, che non è il suo territorio, ha fatto man bassa.
«Non ho mai interrotto il rapporto con Crotone o con la provincia di Catanzaro. Mi sono sempre battuto per essere un punto di riferimento dei territori più lontani. Oggi ho raccolto il frutto delle dure battaglie che ho condotto negli anni anche nel Crotonese».
Avvocato, continuo ad avere difficoltà a capire come faccia ad avere così tanto successo in politica. Lei che non usa neppure i social. L’ha mai fatto un reel?
«No. Io non ho mandato neppure un solo messaggino per chiedere a qualcuno di votarmi. Appartengo, e me ne vanto, a quei politici della prima Repubblica che prediligevano il contatto umano. Mi piace andare casa per casa a esporre i miei progetti, i miei programmi, per dire quello che ho fatto, quello che faccio e quello che voglio fare».
Deve essere dura…
«È un sacrificio immane, perché significa stare ogni giorno sul pezzo, ogni giorno a contatto con la gente, senza Natale, Pasqua o Ferragosto che tenga. Solo così gli elettori ti danno fiducia, nonostante anni di campagne mediatiche contrarie che ho subito».
Maurizio Lupi, il leader nazionale del suo partito, non si è ancora visto. Come mai?
«Ho sentito Lupi, ovviamente è contento. Organizzeremo con lui una conferenza stampa nei prossimi giorni per commentare il risultato».
La sua area politica è già molto affollata, eppure è riuscito a farsi spazio, tanto spazio…
«Sì, sono estremamente soddisfatto. Stiamo parlando di un partito giovanissimo che ha cominciato a radicarsi in Calabria da appena un anno, una regione dove i moderati sono fortissimi, basta vedere Forza Italia. Quindi ritagliarsi uno spazio in questo centrodestra è veramente difficile, ma abbiamo creato le condizioni giuste dimostrando di poter dare un contributo importante alla coalizione».
E ora, entrerete in giunta?
«Sono certo che il presidente Occhiuto gratificherà Noi Moderati con una rappresentanza nell’esecutivo regionale».
Sarà lei a fare l’assessore?
«Per mia formazione metto sempre al primo posto il partito. Queste sono decisioni che spettano al partito».
Ma qualora le venisse proposto, accetterebbe?
«Ci rifletterei moltissimo. Spesso la politica è delegittimata proprio da persone che non conoscono i propri limiti e ognuno pensa di poter ricoprire qualsiasi incarico».
Insomma, direbbe di no?
«Se dovessero propormelo non credo che accetterei, perché non so se sono pronto per fare l'assessore regionale».
Autentica modestia o il timore che la sua figura potrebbe essere ingombrante per Occhiuto?
«Per ingombrante intende la mia stazza? (ride, ndr)».
No, alludo alle ombre che sembrano sempre aleggiare su di lei. Le dicerie, i sentito dire che poi, è bene sottolinearlo, non sono mai sfociati in conseguenze giudiziarie.
«Sì, mi seguono e mi seguiranno sempre. Ogni volta che rimetto la testa fuori divento un bersaglio. Chiaramente questo non lo posso negare. Ma penso anche che sulla mia persona non ci siano e non ci possano essere veti. Al netto di tutto ciò, però, credo che fare l’assessore oggi significherebbe non riuscire a portare avanti le istanze del territorio vibonese come voglio fare. Fare l'assessore significa diventare un burocrate impegnato in un compito difficilissimo che ti assorbe completamente».
I tre consiglieri vibonesi uscenti – Michele Comito (Fi), Raffaele Mammoliti (Pd) e Antonio Lo schiavo (Avs) – non sono stati riconfermati. Per la sinistra è stato un disastro, ma anche il vecchio centrodestra non se la passa benissimo da queste parti. Ora è lei il referente del centrodestra nel Vibonese?
«Il riferimento del centrodestra è e resta l'onorevole Mangialavori, perché si è conquistato sul campo per tanti anni questo ruolo. Non c'è e non ci può essere nessuna concorrenza tra me e lui, anche perché stiamo parlando di due piani completamente diversi. Giuseppe è un politico riconosciuto in ambito nazionale, io sono un politico di periferia e tale voglio rimanere».
L’ha aiutata nella sua impresa?
«Lo so che lo pensano in tanti che ci possa essere stato lo zampino dell'onorevole Mangialavori nella mia affermazione elettorale, però noi oggi apparteniamo a due squadre diverse, alleate ma concorrenti. Lui ha sostenuto a testa alta l'onorevole Comito che ha conseguito un ottimo risultato e solo per una manciata di voti non è riuscito ad arrivare al traguardo».
Quindi no, non l’ha aiutata?
«No, ma di certo non ha cercato di impedirmi di arrivare in Consiglio regionale. Però tra questo e essere aiutati c'è una grande differenza».
Chiudiamo con l’amministrazione comunale. Romeo cade? O arriva alla fine della Consiliatura?
«Io spero che il Comune non cada. La città ha bisogno di un'amministrazione forte perché i problemi sono tanti. Dal canto mio non sarò un ostacolo, anzi. Penso che proprio il fatto di essere l'unico consigliere regionale della provincia mi imponga un atteggiamento molto istituzionale e collaborativo. Credo che a Vibo vi sia l'esigenza di fare squadra per far uscire dal pantano la città che purtroppo è da troppi anni in difficoltà, per cui sarò certamente il megafono di questa amministrazione in Regione. L’ho già detto al sindaco Romeo: su di me può contare».