Il governatore presenta la squadra del secondo mandato tra esperienza e nuovi ingressi: «Hanno fatto bene e conoscono la regione, ora servono risultati concreti». La priorità: «Proporre la Calabria fuori dai confini regionali»
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Non è soltanto una squadra, quella che Roberto Occhiuto ha schierato nella sala dell’undicesimo piano della Cittadella regionale. È un mosaico di continuità e promesse, di vecchie conoscenze e nuovi equilibri politici. Con la presentazione della nuova giunta, il governatore ha dato ufficialmente il via al secondo tempo del suo mandato: quello in cui l’esperienza dovrebbe trasformarsi in risultati concreti. La nuova giunta, per il presidente che è entrato a pieno titolo nella storia del regionalismo calabrese, nasce come atto di fiducia. Fiducia nei partiti di maggioranza, che hanno partecipato alla scelta degli assessori; fiducia in una squadra che conosce la Regione e che, almeno sulla carta, dovrebbe garantire tempi rapidi e competenza. «Hanno fatto bene, hanno fatto tanto, conoscono la Calabria» ripete più volte, quasi a voler rassicurare sé stesso e chi lo ascolta.
Continuità e svolta
Nel discorso si rincorrono due parole chiave: continuità e svolta. Due concetti che, messi insieme, raccontano il tentativo di Occhiuto di far convivere stabilità politica e ambizione di cambiamento. L’esperienza degli “assessori uscenti” si intreccia con l’arrivo di nuovi volti, scelti per rappresentare territori, competenze e sensibilità diverse. Ma oltre l’enfasi istituzionale, il governatore mette subito le mani avanti: servirà concretezza. «Abbiamo molto lavoro da fare – ammette – a partire dal bilancio e dalla programmazione». Dietro quella frase c’è tutto il peso di una macchina amministrativa ancora ingessata, con la Regione costretta da anni a muoversi tra esercizi provvisori e commissariamenti.
C'è Filippo Mancuso, che dopo aver svolto il ruolo di presidente del Consiglio regionale, sarà il suo vice in quota Lega. Mancuso suggella con la nomina in esecutivo, un percorso politico che dai banchi del consiglio comunale e provinciale di Catanzaro lo ha portato fino agli scranni più alti della Regione (e alla guida della segreteria regionale del partito di Salvini). Ci sono Gianluca Gallo e Giovanni Calabrese, espressione di Forza Italia e Fratelli d'Italia, i quali con lo stesso Occhiuto hanno saldato un legame molto solido nella precedente consiliatura. C'è Pasqualina Straface, battagliera consigliera uscente di Corigliano-Rossano e Antonio Montuoro che con la "vecchia" amministrazione ha svolto il ruolo di presidente della commissione bilancio. E poi c'è Marcello Minenna, unica nomina tecnica diretta espressione del presidente. Sempre in quota Occhiuto Presidente c'è Eulalia Micheli, «chiamata a portare avanti l'ottimo lavoro iniziato da Giusi Princi».
Il bilancio come prova di maturità
La parola “bilancio” torna più volte nell'intervento di Occhiuto, come un mantra e come un avvertimento. Occhiuto sa che la nuova giunta dovrà misurarsi subito con l’approvazione del documento di previsione e con la fase propedeutica dei conti consolidati. È lì che si gioca la vera sfida politica: dimostrare che la Calabria può programmare, non solo rincorrere. Sul tema, il governatore non nasconde le difficoltà. Fa riferimento ai tempi tecnici, ai ritardi strutturali. Un lessico più da manager che da politico, che però riflette l’impostazione con cui Occhiuto ha sempre voluto caratterizzare il suo governo: efficienza prima della retorica, condita da una buona dose di comunicazione digitale e non solo.
Cultura e identità, i “colori” della Calabria
C’è spazio anche per un passaggio più identitario, quasi affettivo. Il presidente parla di cultura, di borghi, di valorizzazione del territorio. Ricorda la necessità di “proporre la Calabria” anche fuori dai confini regionali, di farne un laboratorio di idee e iniziative. Cita la possibilità di realizzare un film su Corrado Alvaro, evoca l’orgoglio calabrese e la necessità di “non trascurare la parte culturale”.
Il peso del commissariamento
Tra le righe, emerge anche la questione più spinosa: l’uscita dal commissariamento della sanità. Occhiuto lo definisce «una camicia di forza dalla quale dobbiamo liberarci». È l’obiettivo che si è dato fin dall’inizio della legislatura, e che oggi torna come banco di prova definitivo. Non basta “tenere il piano di rientro”, dice in sostanza, serve “uscirne”. Dietro quella frase si nasconde il punto politico centrale: solo liberandosi dal controllo ministeriale la Calabria potrà riacquistare autonomia gestionale e credibilità istituzionale. È una promessa difficile, ma è anche il filo rosso che lega tutte le scelte di questa nuova giunta.
Un mosaico di equilibri e aspettative
Nel complesso, la squadra presentata da Occhiuto appare come un equilibrio fragile ma calcolato: sette assessori (destinati a diventare nove), con attenzione a genere e rappresentanza territoriale. Una giunta che dovrà saper tenere insieme tecnica e politica, radicamento locale e respiro regionale. Ma tra i ringraziamenti e gli annunci, resta sul tavolo la realtà di una Calabria che ancora fatica a trasformare le buone intenzioni in sistema. La sfida sarà tutta lì: tradurre la retorica della fiducia in atti amministrativi concreti, capaci di incidere davvero sul futuro della regione.


