L’iter avviato dalla delibera del comune vibonese è ancora lungo ma non c’è la contrarietà di Palazzo di Vetro. Il presidente: «Sintomo di una scelta infelice, la vecchia provincia è ancora viva nel sentimento di molti»
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«Siamo favorevoli ma, senza voler cadere nello sgarbo istituzionale, si tratta di considerare una legittima espressione dei territori». Parla da primo cittadino prima ancora che da presidente della Provincia di Catanzaro, Amedeo Mormile, commentando le notizie che da giorni arrivano da Vibo Valentia. Ieri il Consiglio comunale di Serra San Bruno ha cristallizzato in una determina la sua volontà di rientrare nella competenza territoriale e istituzionale della provincia di Catanzaro, e altri comuni limitrofi sembrano avere le stesse intenzioni.
A Palazzo di Vetro l’intenzione viene accolta sì con favore ma ampliando la sfera del ragionamento all’intera area centrale e all’“infausta” tripartizione della vecchia provincia da cui sono poi nate le due consorelle. «È il sintomo di quello che abbiamo sempre saputo, la tripartizione delle province avvenuta negli anni 90 non è stata una scelta felice» spiega il presidente dell’ente intermedio.
«Ha penalizzato l’area centrale, ha indebolito la provincia di Catanzaro ma ha creato altrettante insufficienze nelle due province consorelle. Il risultato è che oggi non si riesce ad esprimere quella forza e quella capacità che, invece, si dovrebbero avere in termini di rappresentanza degli interessi economici e sociali».
«Se oggi un sindaco e una amministrazione si pone questo problema – prosegue Mormile -, credo che alla base ci sia una valutazione di questo genere che dovrebbe indurre tutti a riflettere. Ci sono poi anche altri segnali che si muovono in questa direzione, penso alla Camera di Commercio che ha superato questa tripartizione, in maniera virtuosa. Non dico che si debba arrivare a questo ma certamente occorre considerare, anche dal punto di vista territoriale e istituzionale, tutti questi aspetti. Rientra tra i compiti e le responsabilità di ognuno di noi» chiosa il presidente della Provincia di Catanzaro.
L’iter è tutt’altro che semplice e dovrà necessariamente trovare il parere favorevole di tutte le istituzioni coinvolte – le due Province, la Regione Calabria – e i cittadini, «fino ad arrivare ad una legge dello Stato che ne prenda atto, un iter molto lungo e complicato ma che esprime una difficoltà di fondo» aggiunge ancora.
La Provincia di Catanzaro in linea teorica non sarebbe contraria. «Certo che sì, e lo dico senza alcuno sgarbo istituzionale nei confronti delle nostre province consorelle, con cui abbiamo ottimi rapporti. Si tratta di considerare una legittima espressione dei territori. Da sindaco sono molto sensibile, bisogna avere il massimo rispetto quando le istanze provengono dal basso o per lo meno cercare di capire quali possano essere le ragioni. Non c’è provincia che non vorrebbe riaprire l’argomento perché è il sentimento che ancora oggi anima la vecchia provincia di Catanzaro. Nelle aree di confine resta molto vivo questo senso di appartenenza, ad ulteriore riprova del fatto che la tripartizione seppur nata con l’intento di garantire una maggiore autonomia e capacità decisionale dei territori, nei fatti non si è tradotta in una parallela capacità di incidere sui bisogni reali delle persone e del tessuto economico e sociale».


