Nel documento inviato al presidente dell’Ente, i firmatari sottolineano il loro «profondo dissenso» rispetto alle sue recenti scelte amministrative. Ora l’indizione di nuove elezioni per il rinnovo del Consiglio entro 90 giorni
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Terremoto politico a Vibo Valentia, dove sette consiglieri provinciali hanno rassegnato le dimissioni con una comunicazione formale indirizzata al presidente della Provincia, al segretario generale e, per conoscenza, al prefetto.
I firmatari della decisione sono i consiglieri Vincenzo Pagnotta, Serena Lo Schiavo, Carmine Franzè (eletti in Consiglio con la lista “Centro Destra per Vibo”), Cosimo Nicola Papa, Alessandro Lacquaniti, Giampiero Calafati (eletti con lo schieramento “Vibo al Centro Unica e legata nella concretezza) e Antonino Schinella (consigliere del Partito Democratico, eletto in Consiglio con la compagine “Democratici e Progressisti per la Provincia di Vibo Valentia”).
I sette consiglieri hanno motivato il loro passo indietro con un «profondo dissenso rispetto alle recenti scelte amministrative e all’impostazione gestionale e relazionale adottata dal presidente della Provincia». Dimissioni in blocco da cui restano invece fuori i consiglieri Nicola La Sorba (vice presidente della Provincia), Carmine Mangiardi e Vicenzo Lentini.
Nel documento protocollato nella mattinata di oggi 14 ottobre, i consiglieri parlano apertamente di un’impostazione da parte del presidente Corrado L’Andolina ritenuta «lesiva della dignità e del ruolo istituzionale dei consiglieri provinciali», lasciando intendere un clima di tensione istituzionale e divergenze che si protraevano ormai da tempo e ormai non più conciliabili.
Da precisare che secondo la normativa vigente, le dimissioni non comportano la caduta del presidente della Provincia ma l’indizione di nuove elezioni per il rinnovo del Consiglio entro 90 giorni.
Questa mattina alle ore 9 si è tenuto il Consiglio provinciale, in seconda convocazione dopo che la prima era stata fissata alle 8 di ieri. Un orario che ieri, in una nota stampa, i consiglieri Calafati, Lacquaniti e Franzè avevano giudicato «assolutamente illogico» e «irrispettoso» nei confronti dei rappresentanti eletti, tenuto conto anche di una «assenza preventivamente concordata» da parte della maggioranza.
Da tempo ormai, la tensione all’interno del Consiglio provinciale era palpabile, tra sedute andate deserta e saltate (come quella del 1° ottobre che avrebbe dovuto sancire la tanto attesa stabilizzazione dei tirocinanti) e numerose richieste di dimissioni al presidente L’Andolina.