Quanti sono 84 metri quadrati? Un salotto con cucina, una camera da letto, un bagno. Tre ambienti. Un rifugio, una casa. Anche uno status sociale: se parti dal basso, comprare un appartamento è un segno di riscatto, di vittoria. Non sei più affittuario, sei proprietario e questo ti fa sentire parte di una piccola élite, un gradino più in alto nella spinosa scala sociale di cui si perde la vetta e sulla quale, almeno, non sei più al piano terra. Non è tutto, ma è qualcosa del tutto. Un inizio.

E allora cosa succede quando dopo tanti sacrifici, due lavori, un fidanzamento fallito, il conto sempre in rosso quella casa diventa da Eden a inferno, per colpa dei rumori? Già, i rumori. Qualcosa che batte, che striscia, che stride. Ad ogni ora di ogni santo giorno.

Non si dà pace Woo-sung, un ragazzo coreano come tanti, un numero nell’oceano umano di Seul. Diviso tra la scrivania e la bici da rider, deve sciogliere quell’enigma che è ben più di un grattacapo: non riesce proprio a capire da dove arrivino quei tonfi che cominciano a levargli il sonno. E non solo a lui, ma anche ai vicini che gli danno la colpa. 

In quel rettangolo di cemento, in cui le case sono tutte uguali (tranne quelle dei proprietari ricchi, in cui casseforti nascondono chissà che), il sospetto tra gli inquilini si insinua fino a culminare in una crudele caccia al disturbatore che porterà a esiti tragici (forse anche tragicomici).

Questo è “84m²” film coreano appena sbarcato su Netflix, qualcosa in più di un semplice thriller da gustare in questa estate sulfurea. È una feroce denuncia a un sistema, a una società, che schiaccia la gente modesta; a un mondo che spazza via con la scopa i più piccoli, ammassandoli in case di scarsa qualità, costruite come celle e vendute a peso d’oro.

Ed è ancora la Corea che sale in cattedra e brandendo l’arma delle immagini come un coltello affilato ci regala una fetta di verità intrisa di sangue usando il vocabolario delle iperboli per andare al punto.

Metodo Squid Game”, insomma, che al di là del luna park granguignolesco attira-teenager infarcito di colori pastello e divise buone per Halloween, racconta l’avidità come poche opere recenti. Da un lato c’è sempre la fame di denaro, dall’altra la disperazione dei miserabili, al centro i ricchi che speculano con un cinismo grigio e spaventoso.

In “84m²” la speculazione edilizia è al centro della storia efficace e tensiva, che racconta senza raccontarlo delle famiglie coreane strozzate dai debiti, incapaci di pagare affitti e mutui saliti alle stelle per mano di chi siede ai tavoli che contano. Sullo sfondo il sogno di fare soldi facili con le criptovalute, ultima spiaggia ed Eldorado che cammina a passo svelto nei giga dei telefonini collegati ai grafici che possono segnare la svolta o la morte dei sogni e, soprattutto, delle vite di chi è destinato ancora a fallire.