L’incontinenza idolatrica, che ha pervaso i media subito dopo la morte di Bergoglio e la cui eco stenta ad estinguersi, evoca i riti tribali della tradizione orfica. Al tempo, gli uomini entravano in contatto con la divinità attraverso un rapimento estatico. Cosicché la ragione fosse esiliata totalmente dal paesaggio dell’umano sentire. Il profluvio di editoriali, pistolotti celebrativi e cantici al limite del trip mistico, nel frangente della scomparsa del Pontefice, ha travolto tutte le prudenze. Con il Corpo del Papa a far da feticcio per i deliranti cultori del paganesimo postmoderno.

Gli officianti della Parola scritta e televisiva si sono arresi ad uno sbraco orgiastico dionisiaco, oltre ogni superstizione. Roba al cui confronto persino gli adoratori dei Moai dell’Isola di Pasqua rischiano la reputazione di illuministi. E pensare che proprio Bergoglio, nel 2018, si era pronunciato circa il rischio di riedite idolatrie al tempo della massima espansione della tecnica. Gli adulatori più melensi, poi, non si rassegnano all’idea che il prossimo Vescovo di Roma possa deragliare un minimo dal tracciato di Papa Francesco, come se la posta in gioco non fosse l’elezione del Capo della Chiesa, ma, piuttosto, quella di un assistente sociale, di un portantino della Croce Rossa o di una coccinella dei boy-scout.

Va bene il pauperismo antioccidentale, ma non esageriamo. La politica, dal suo canto, è riuscita a far peggio della stampa “bergoglionita”. I partiti, infatti, impegnati ad intestarsi il lascito del Papa, hanno dimenticato il principio cardine dell’autonomia del potere temporale rispetto a qualsivoglia confessione, disdicendo e abiurando così la laicità dello stato.

Una resa totale alla leadership della Chiesa, che offende le istituzioni della Repubblica decretandone la subalternità al Potere Spirituale. Come se i Patti Lateranensi, siglati tra Mussolini e la Santa Sede nel 1929, che statuirono essere il Cattolicesimo la religione di Stato, fossero ancora vigenti. Alla politicanza nostrana, soprattutto a quella di sinistra, dev’essere sfuggita la notizia del Concordato, sottoscritto da Craxi e e dal Cardinale Agostino Casaroli a Villa Madama nel 1984, che decretò la libertà di culto, sollevando lo Stato dall’ipoteca della professione ufficiale del Credo Apostolico Romano. C’è da dire, inoltre, che nemmeno la cattolicissima Dc di Mariano Rumor seppe prodursi nell’attuale oltranzismo baciapile di Pd e affini. Altre epoche e altre raffinatezze! Nel frattempo, in attesa della fumata bianca, c’è già chi annusa il nuovo incenso per l’ennesimo sballo tutt’altro che cristiano. Perché, a dirla tutta, Jesus non era affatto bigotto. Lo testimonia ancora quel laicissimo e straziante: «Mio Dio, perché mi hai abbandonato?».