Dimissioni primario Castrovillari, Misiti (M5S): «Colpo mortale al presidio, rischio chiusura»

Il portavoce alla camera dei deputati per il Movimento Cinque Stelle ritiene necessario calcolare il fabbisogno della struttura e che venga predisposta la copertura del personale sanitario

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di Vincenzo Alvaro
10 agosto 2020
07:45
Massimo Misiti durante una manifestazione a Castrovillari
Massimo Misiti durante una manifestazione a Castrovillari

«Le dimissioni del primario di ortopedia dell’ospedale di Castrovillari hanno inferto un colpo mortale ad un paziente in agonia. Senza un reparto di ortopedia che funzioni, l’ospedale è destinato ad essere chiuso. E con la sua chiusura finiranno le campagna pubblicitarie di finto impegno politico amministrativo». È quanto scrive in una nota Massimo Misiti, portavoce M5S alla Camera dei deputati intervenendo sulle dimissioni di Massimariano Bisignani.

Secondo il parlamentare M5S l'ospedale Spoke di Castrovillari «oscilla tra l’essere considerato un presidio ospedaliero di base ed uno di primo livello, ciò dipende dal bacino di utenza a cui lo si vuole assoggettare: nel primo caso dovrebbe essere tra gli 80 e i 150 mila abitanti; nel secondo caso tra i 150 e 300 mila abitanti. Tanto nella prima, quanto nella seconda classificazione la struttura ospedaliera è obbligata ad avere un reparto di ortopedia che funzioni. L’ospedale di Castrovillari è un malato cronico».


Ricordando i fatti che hanno caratterizzato il presidio ospedaliero riporta alla mente i dati che fanno segnare fino al 2014, con 20 posti letto, «una produzione limitata a causa dell’esiguo numero di personale sanitario su cui poteva contare e per la condivisione dell’unica sala operatoria con più specialità chirurgiche; nei 5 mesi in cui è stato attivo sono stati erogati 180 interventi chirurgici 2485 visite ambulatoriali». Nel periodo novembre 2018 maggio 2019 i sanitari del reparto di ortopedia, nel quale prestavano l’opera sanitaria solo il primario ed un medico, «ha erogato 217 prestazioni chirurgiche e 10799 visite ambulatoriali (qui avvalendosi di un terzo sanitario che non aveva la possibilità di partecipare all’erogazione di prestazioni chirurgiche)». Per Misiti ilpassaggio fondamentale perchè il reparto non si chiuda è il calcolo del «fabbisogno» e «su questo venga predisposta la copertura del ruolo del personale sanitario. Di fatto tutto potrebbe essere possibile: le norme ci sono, mi domando se quello che manca sia il potere attrattivo della struttura sanitaria. Ma anche la popolazione del territorio deve farsi sentire, superando l’appartenenza partitica. Possibile che per avanzare la richiesta del riconoscimento di un diritto occorra sempre manifestare sotto una bandiera?».

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