Tumore del fegato

L’Università di Catanzaro coinvolta in uno studio internazionale con Centri di ricerca e altri atenei

Ludovico Abenavoli, professore associato di gastroenterologia alla “Magna Graecia”: «Dall’analisi dei dati pubblicati si può ricavare come l’utilizzo di probiotici mirati migliora l’aderenza e l’efficacia dell’immunoterapia»

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di Franco Laratta
21 settembre 2023
09:16
L’Università di Catanzaro. Nel riquadro il prof Ludovico Abenavoli
L’Università di Catanzaro. Nel riquadro il prof Ludovico Abenavoli

La prestigiosa rivista "Medicina" ha dedicato la cover del suo ultimo numero ad uno studio collaborativo sul ruolo del microbiota nell’immunoterapia del tumore del fegato. Anche l’Università "Magna Graecia" di Catanzaro ha partecipato attivamente. Vediamo in che modo con il professore Ludovico Abenavoli, direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Digerente e professore associato di Gastroenterologia dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro.

«Il carcinoma epatocellulare- dice Abenavoli - è la principale causa di tumore del fegato in tutto il mondo. L’opzione terapeutica più risolutiva, nei casi in cui è applicabile, è rappresentata dal trapianto di fegato, mentre altri trattamenti sono in corso di sperimentazione. In questo contesto, una possibile strategia terapeutica nonché una prospettiva futura, è rappresentata dal riequilibrio del microbiota intestinale, al fine di migliorare l’efficacia dell’immunoterapia ed utilizzare il profilo del microbiotacome biomarcatore predittivo di risposta alla terapia».


Chi ha fatto gli studi e quanto tempo sono durati?
«Trattasi di un lavoro collaborativo - di dice il professore Abenavoli -, che ha visto cooperare tra loro ricercatori di Centri di ricerca italiani e stranieri, come l’Università Cattolica di Roma, l’Università di Leuven in Belgio, il Politecnico delle Marche di Ancona e l’Università Magna Graecia di Catanzaro. Nel corso di alcuni mesi, tutti gli scienziati coinvolti hanno fornito il loro contributo e la propria esperienza, al fine di produrre una pubblicazione di alto livello medico e scientifico e con l’’intento di darne ampia diffusione a livello mondiale».

In che modo l’utilizzo di probiotici può migliorare lo stato di salute dei pazienti da tumore al fegato?
«Dall’analisi dei dati pubblicati dalla letteratura scientifica internazionale e dai dati in nostro possesso, si può ricavare come l’utilizzo di probiotici mirati, in soggetti affetti da tumore del fegato, migliora l’aderenza e l’efficacia dell’immunoterapia. La nostra osservazione ben si integra con la notizia diffusa solo pochi giorni fa, della sperimentazione in Italia su alcuni pazienti affetti da epatocarcinoma, di un nuovo vaccino in grado di eliminare le recidive, migliorare la qualità della vita dei pazienti e prolungarne la sopravvivenza».

Con il prof Abenavoli parliamo anche degli obiettivi futuri.
«L’obiettivo del nostro Gruppo di ricerca è quello di continuare questa fattiva e produttiva collaborazione. Nel mondo della ricerca scientifica infatti la cooperazione tra accreditati Centri di ricerca è indispensabile, per realizzare dei validi progetti per poi darne diffusione su importanti riviste scientifiche, così come in questo caso».

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