Sanità

In Calabria si sopravvive di meno ai tumori? L’oncologo Vito Barbieri: «È vero ma perché gli screening sono quasi assenti»

VIDEO | Il primario del De Lellis di Catanzaro spiega come il sistema di prevenzione non funzioni: «La diagnosi avviene in fase avanzata». E presenta il programma sperimentale in corso per il cancro al polmone: ecco come accedere

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di Luana  Costa
7 febbraio 2024
06:15

«È vero ma posso spiegare perché». Così il primario del reparto di Oncologia del presidio De Lellis di Catanzaro, Vito Barbieri, risponde indirettamente alle parole del presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Rocco Bellantone, che in occasione della giornata mondiale contro il cancro aveva rilevato un netto divario tra pazienti del nord e del sud Italia in termini di sopravvivenza alle patologie oncologiche.

In Calabria si sopravvive meno ad un tumore

«Assurdo che chi vive in Calabria abbia meno possibilità di sopravvivere al cancro di un cittadino del nord Italia. Da uomo del meridione mi ferisce verificare che nel nostro stesso paese esistono discrepanze notevoli» aveva dichiarato partecipando ad un convegno. «Il paziente calabrese, è vero, sopravvive di meno al tumore ma ciò avviene sia che venga curato in Calabria sia che venga curato nel nord Italia» precisa il primario.


Screening, questi sconosciuti

«Il paziente calabrese ha tumori che vengono diagnosticati in fase avanzata - aggiunge - perché in Calabria sono quasi assenti gli screening. Le percentuali di pazienti che accedono ad uno screening per tumore alla mammella, alla cervice uterina, al colon è così bassa rispetto alle altre regioni che le diagnosi precoci che consentono di rimuovere un tumore in fase iniziale non è la regola. In Calabria il paziente ottiene una diagnosi di tumore quando ha sintomi rilevanti, un patologia in fase avanzata e spesso non si può nemmeno operare».

Il sistema a chiamata

Si tratta di un sistema in mano alle aziende sanitarie provinciali che è gestito per chiamata e che ha una diffusione bassissima nella popolazione calabrese. Ed è proprio su questa area che secondo il medico bisognerebbe incidere con una maggiore efficacia. «Oltre agli screening codificati - fa sapere Barbieri - comunque deficitari in regione perché lo screening dovrebbe essere a chiamata e ciò non avviene, c'è un'altra possibilità oggi: uno screening che non è ancora ufficiale ma che il ministero vuol far diventare il quarto screening codificato nei Lea per la diagnosi precoce ai tumori polmonari con la tac spirale a basse dosi che permette di individuare precocemente nei forti fumatori noduli sospetti».

Il programma sperimentale

Attualmente è in corso un progetto sperimentale e l'ospedale di Catanzaro è stato individuato quale centro in cui il paziente può accedere alla diagnosi precoce. «In effetti abbiamo trovato pazienti con piccole forme precocissime che sono state trattate o gestite in questa fase. Questo è molto importante - evidenzia il primario - per combattere malattie temibili che possono essere curate in maniera radicale. Purtroppo questo progetto non è molto conosciuto dalla popolazione e l'adesione è stata bassa, in molti non capiscono nemmeno di cosa si tratta».

Come accedere al programma

Per accedere al programma è possibile registrarsi al sito www.programmarisp.it, bisogna rientrare nei criteri che sono: età tra i 55 e i 79 anni e forti fumatori. «Questi soggetti è bene che si iscrivano» sollecita il primario. La Calabria risulta tra le regioni in cui è più alto l'indice di fuga fuori regione per tutte le patologie tumorali (mammella, polmone, prostata, ovaio, utero, retto), secondo l'ultima indagine condotta da Agenas sui dati 2022.

La grande fuga fuori regione

«Per quanto riguarda la terapia medica è sempre più raro che un paziente si sposti ciclicamente al nord per il trattamento chemioterapico» precisa. «Certamente, l'informazione non è mai capillare e c'è sempre quella incompleta informazione su dove poter trovare il giusto percorso di cura in Calabria. Di conseguenza, spesso il paziente viene colto da indicazioni di familiari e spesso anche di altri professionisti e caricato dalla parolina magica: "fuori, vai fuori!"».

La migrazione evitabile

«Però è bene precisare che qui ci sono due tipi di migrazione, quella per necessità di un paziente con una forma tumorale rara. In quel caso può essere ragionevole rivolgersi in uno dei centri che sono riferimento per tutte le regioni. Ma molto spesso c'è una migrazione per scelta, ad esempio, un tumore alla mammella può essere affrontato in Calabria - conclude il primario - dotata di ben quattro breast unit. Una buon intervento chirurgico si può avere anche in regione».

Giornalista
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