Il report Gimbe

Livelli essenziali di assistenza, Calabria in fondo alla classifica: diritti più garantiti al Nord

Il presidente Cartabellotta: «Senza un cambio rotta, le diseguaglianze regionali e mobilità sanitaria continueranno a farla da padrone e il cap di residenza delle persone condizionerà il diritto alla tutela della salute» (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Redazione
21 dicembre 2022
12:12

Sui livelli di essenziali di assistenza, confermata la disparità tra Regioni. Emilia Romagna in testa, male la Calabria. Il Nuovo sistema di garanzia (Nsg), il metodo per il monitoraggio dell'adempimento ai lea testato in via sperimentale per il 2019, considera adempienti le Regioni che raggiungono la sufficienza su tutte e tre le aree di assistenza: prevenzione, distrettuale e ospedaliera. È quanto emerge dall'analisi della Fondazione Gimbe sugli adempimenti dei Livelli essenziali di assistenza in base ai dati del Report annuale pubblicato dal ministero della Salute sul 'Monitoraggio dei Lea attraverso la cosiddetta Griglia lea'. 

I Lea sono prestazioni sanitarie che le Regioni devono garantire ai cittadini gratuitamente o attraverso il pagamento di un ticket. Tra le prime 10 Regioni nella classifica relativa al decennio 2010-2019, nessuna è del Sud. Dai dati Gimbe emerge che il 24,3% delle risorse assegnate nel periodo 2010-2019 non abbia prodotto servizi per i cittadini, con un range tra le Regioni che varia dal 6,6% dell'Emilia-Romagna al 43,7% della Sardegna. «Si tratta di una vera e propria 'pagella' per la sanità - afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - che permette di identificare Regioni promosse (adempienti), pertanto meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale, e bocciate (inadempienti)». 


Sanità, la questione meridionale

Le Regioni inadempienti sono sottoposte ai Piani di rientro, strumento che prevede uno specifico affiancamento da parte del ministero della Salute che può sfociare sino al commissariamento della Regione. Non sono sottoposte alla verifica degli adempimenti Friuli Venezia-Giulia, Sardegna, Valle D'Aosta e le Province autonome di Trento e di Bolzano. In testa alla classifica per l'erogazione delle prestazioni si posiziona l'Emilia-Romagna con il 93,4% di adempimento, in coda la Sardegna con il 56,3%. Tra le prime 10 Regioni anche Toscana (91,3%), Veneto (89,1%), Piemonte (87,6%), Lombardia (87,4%), Umbria (85,9%), Marche (84,1%), Liguria (82,8%), Friuli Venezia-Giulia (81,5%) e Provincia autonoma di Trento (78,8%). Agli ultimi 6 posti, oltre alla Sardegna, Provincia autonoma di Bolzano (57,6%), Campania (58,2%), Calabria (59,9%), Valle d'Aosta (63,8%) e Puglia (67,5%). Nella prima metà della classifica si posizionano dunque solo due Regioni del centro (Umbria e Marche) e nessuna Regione del sud, a riprova dell'esistenza, conclude Gimbe, di una "questione meridionale". 

La posizione della Calabria

Dalla sperimentazione ben 6 Regioni risultano inadempienti: la Calabria non raggiunge il punteggio minimo in nessuna delle tre aree; la Provincia autonoma di Bolzano in due aree e Valle d'Aosta, Molise, Basilicata e Sicilia in una sola area. Anche se il Nsg non prevede il calcolo di un punteggio totale per valutare gli adempimenti, sommando i punteggi ottenuti nelle tre aree emerge una classifica simile a quella ottenuta con la Griglia lea, dove la Regione Emilia-Romagna si conferma in prima posizione. 

«Senza una nuova stagione di collaborazione tra Governo e Regioni e un radicale cambio di rotta per monitorare l'erogazione dei Lea - spiega il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta - diseguaglianze regionali e mobilità sanitaria continueranno a farla da padrone e il cap di residenza delle persone condizionerà il diritto alla tutela della salute». Una situazione, rileva Gimbe nella sua analisi diffusa oggi, «che stride con i princìpi di equità e universalismo del Servizio sanitario nazionale, recentemente ribaditi dal ministro Schillaci secondo cui è 'prioritario il superamento delle diseguaglianze territoriali nell'offerta sanitaria' affinché 'tutti i cittadini abbiano le stesse opportunità, indipendentemente da dove sono nati o risiedono e dal loro reddito'». 

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