Sanità Calabria

Ospedale di Cariati, le Lampare promettono ancora battaglia: «Altro che riapertura, i lavori procedono a rilento. Occhiuto venga a vedere»

Il consigliere comunale Mimmo Formaro punta il dito contro Regione e Asp ma ne ha anche per l'amministrazione cittadina, "colpevole" di un «atteggiamento accondiscendente»: «Pronti a una nuova stagione di lotte». Intanto si chiede la riattivazione immediata del servizio di Neuropsicomotricità infantile, sospeso da giugno

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di Mariassunta Veneziano
16 settembre 2024
11:04
L’ospedale di Cariati durante la battaglia per la riapertura. Nel riquadro, Mimmo Formaro delle Lampare
L’ospedale di Cariati durante la battaglia per la riapertura. Nel riquadro, Mimmo Formaro delle Lampare

Il destino scritto nel documento di riorganizzazione della rete ospedaliera licenziato pochi mesi fa dal commissario alla Sanità e presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto aspetta ancora che si compia: 20 posti letto di Medicina generale, day surgery per prestazioni di chirurgia generale, 4 posti letto per il day hospital in cardiologia, servizi dedicati per la gastroenterologia e oncologia. Mentre più d’uno si chiede che fine abbia fatto il mammografo atteso più o meno da un anno e mezzo. Che adesso però pare essere davvero vicino. Ma i tempi degli annunci roboanti di candidati con a cuore il proprio territorio sono ormai lontani.

«Siamo passati dall’essere caso simbolo della sanità calabrese al mutismo assoluto», lamenta Mimmo Formaro, portavoce del combattivo gruppo delle Lampare che ha condotto la lunga battaglia per l’ospedale e oggi consigliere comunale a Cariati. «Non si fanno più incontri, la politica non discute più. Nessuno più fa a gara per dirci, per esempio, che il mammografo sta arrivando. Nessuno parla più dei problemi che ancora ci sono, a elezioni concluse tutto è improvvisamente diventato un tabù».


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La scomparsa della politica

L’era delle visite istituzionali nell’estrema provincia cosentina e delle pacche sulle spalle da questo o quel rappresentante politico sembra essersi estinta con la chiusura delle urne. Oltre «l’annuncite cronica di Occhiuto», dice Formaro, nessuna voce si leva per dire che quello che non c’è ancora arriverà e quando arriverà.

Nemmeno quella – evidenzia il consigliere comunale delle Lampare – di Pasqualina Straface, presidente della commissione regionale Sanità, che dopo la scottatura alle ultime amministrative di Corigliano Rossano sembra aver perso il piglio presenzialista dei mesi scorsi.

«Quello che chiediamo alla Regione è un cronoprogramma degli interventi, così da avere consapevolezza del cammino che resta da percorrere». Non solo. Così come Nicodemo Capalbo del Nursind Cosenza – che interpellato da LaC News24 si doleva allo stesso modo per la cappa di silenzio calata sul caso Cariati – anche le Lampare chiedono a Occhiuto di farsi un viaggetto da queste parti per toccare con mano la situazione e di non fermarsi agli «spot» durante il periodo elettorale.

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Problemi senza soluzione

Certo, i problemi della sanità calabrese non cominciano con Occhiuto. Ma il governo del fare tanto sbandierato non sta impedendo alla nostra regione di continuare a collezionare maglie nere per le sue prestazioni. E lo sguardo delle Lampare si spinge oltre i confini del Basso Ionio cosentino in una disamina spietata del sistema che avviluppa nelle sue negatività Cariati assieme a tutto il resto di una Calabria che, anche quando riesce a mettersi in piedi, lo fa su gambe malferme. «In continuità con i governi precedenti, si continua a non trovare soluzioni né per quanto riguarda le liste d’attesa né per quanto riguarda il personale. I concorsi sono fermi, l’arrivo dei medici cubani è una buona cosa ma non basta a risolvere i problemi che abbiamo», sottolinea Formaro.

Liste d’attesa e personale mancante sono spine nel fianco a Cariati come ovunque. Lunghi i tempi per le visite ambulatoriali di cardiologia, dermatologia, oculistica e per esami come ecodoppler, ecocardiografia ed ecoaddome mentre manca il diabetologo.

Il tutto aggravato da uno stato di sospensione tra l’essere e il divenire, tra quanto è stato messo nero su bianco nel documento di riorganizzazione della rete ospedaliera e quanto aspetta di assumere tutti i colori della realtà.

Lavori a singhiozzo

«C’è la necessità immediata di riaprire il reparto di Medicina – tuona Formaro –. Non può succedere come a Trebisacce che hanno aspettato dieci anni. I lavori sono già finanziati e decisi, non si possono fare a singhiozzo. Ci fa paura il fatto che si stiano già registrando ritardi così come sta accadendo anche per il Pronto soccorso che doveva essere finito a dicembre e poi a giugno è stato malamente inaugurato senza essere stato neanche completato».

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Lavori fermi al 70%, spiegava a LaC Capalbo di Nursind. Con locali finiti ma senza le attrezzature attese e soprattutto senza il necessario personale. E nessuna indicazione precisa sulla tabella di marcia.

Ne hanno anche per l’Asp di Cosenza quelli delle Lampare. Che «deve sbrigarsi a fare l’atto aziendale».

E per l’amministrazione comunale: «Bisogna smetterla di avere un atteggiamento di accondiscendenza verso la Regione. Serve un confronto costruttivo per smuovere le cose», rimarca Formaro. Che aggiunge: «Il sindaco ha dichiarato di vedere il bicchiere mezzo pieno. L’ottimismo della volontà è importante ma non è questo il momento. Bisogna battere i pugni, chiedere un cronoprogramma e un’accelerazione dei lavori che vanno troppo a rilento».

Sospeso un servizio essenziale

Intanto risulta sospeso il servizio di Neuropsicomotricità infantile, essenziale per i bambini che necessitano di particolari terapie. Dal 9 giugno scorso è stato interrotto fino a nuove disposizioni dell'Asp a causa dell'assenza per maternità della specialista che se ne occupava. «Un servizio finora portato avanti in maniera egregia dalla dottoressa – evidenzia Formaro –, che funzionava benissimo e va assolutamente preservato perché è necessario a tante famiglie. Chiediamo all'Asp di intervenire subito per individuare un sostituito».

Il caso dell’elisoccorso

A tutto questo si aggiunge il caso dell’elisoccorso. «Siamo molto preoccupati perché sembrava che fosse già stata individuata un’area vicino all’ospedale per la piattaforma di atterraggio e decollo, invece adesso il Comune dice di avere individuato un’altra area a 5 chilometri di distanza, una soluzione bocciata dagli operatori sanitari perché in assenza di un’ambulanza disponibile non consentirebbe tempi di intervento ristretti come si richiede per le emergenze, oltre al fatto che la strada per arrivarci non è particolarmente agevole». E così, anche questo rimane nel limbo. «Dovevamo avere la piattaforma, adesso non sappiamo neanche se e dove si farà», dice sconsolato Formaro. Sconsolato sì, ma deciso a non lasciar correre e a dare battaglia ancora una volta assieme ai compagni delle Lampare.

Una nuova stagione di lotte?

La rabbia di chi si è battuto strenuamente per la riapertura dell’ospedale di Cariati, insomma, è tornata. O, molto più probabilmente, è sempre stata lì, a covare sotto la superficie di annunci e passi avanti accolti con soddisfazione ma sempre con il beneficio del dubbio. Che oggi, purtroppo, diventa certezza.

Ma c’è il decreto di riorganizzazione della rete ospedaliera che parla chiaro. E un autunno caldo alle porte. «Noi delle Lampare siamo pronti a una nuova stagione di lotte per chiederne l’attuazione».

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