Sanità Calabria

Quattordici anni di agonia, tra promesse e sponsor d’eccezione: ora l’ospedale di Cariati è pronto a rinascere

Il nuovo piano licenziato da Occhiuto riscrive il futuro del Vittorio Cosentino, chiuso nel 2010 e al centro di una lunga battaglia. Ma gli attivisti delle Lampare mantengono alta la guardia: «Vogliamo conoscere la tempistica dei lavori perché ci sono già ritardi». Intanto arriva il messaggio di Roger Waters: «Una straordinaria vittoria. Viva la Calabria»

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di Mariassunta Veneziano
24 marzo 2024
06:15

Il messaggio, agli attivisti delle Lampare, è arrivato ieri. È quello di un «amico affezionato», uno di quelli che hanno fatto propria la battaglia anche a chilometri di distanza: «La riapertura dell'ospedale è una grande notizia. Bravi a tutti! Congratulazioni! È una straordinaria vittoria dei ragazzi di Cariati. Viva la Calabria. Con amore, Roger Waters». Il cofondatore dei Pink Floyd è solo uno degli sponsor d’eccezione che il “Vittorio Cosentino” ha trovato sul suo percorso verso la rinascita.

Il futuro del presidio del Basso Ionio cosentino è adesso scritto nel piano della rete ospedaliera regionale, licenziato – di nuovo – pochi giorni fa dal presidente e commissario alla Sanità Roberto Occhiuto, dopo la prima approvazione del luglio scorso.


Sarà integrato con lo spoke di Corigliano Rossano, dotato di 20 posti letto di Medicina generale e 4 di Cardiologia, day surgery per prestazioni di chirurgia generale, servizi dedicati di Gastroenterologia e Oncologia, posti letto di Obi al Pronto soccorso. Sarà, inoltre, vocato alla riabilitazione specialistica per Parkinson e Alzheimer

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Un piano che recepisce le modifiche e le integrazioni richieste dal tavolo di verifica interministeriale e che diventerà operativo entro il prossimo 15 aprile.

Nella nuova mappa della sanità calabrese, il “Vittorio Cosentino” riapre i battenti diventando ospedale di zona disagiata. Dopo i sit-in, gli appelli, l’occupazione e finanche un film che ne ha raccontato nascita e agonia, il presidio sanitario del Basso Ionio cosentino pare dunque essere finalmente pronto a risorgere dalle sue ceneri.

Un lieto fine atteso con particolare trepidazione da quel 12 luglio in cui la rinascita sembrava già a portata di mano, salvo poi vedere l’orizzonte spinto un po’ più in là. Inevitabile lo scoramento del gruppo Le Lampare, compagine che fin dall’inizio ha guidato la battaglia per la riapertura dell’ospedale: «Ad ogni annuncio dell'Azienda sanitaria, dal governo Occhiuto e dai suoi rappresentanti locali segue molte volte il nulla», scrivevano gli attivisti appena tre settimane fa sulla loro pagina Facebook, tornando a porre l’accento sulle criticità ancora irrisolte. La carenza di personale infermieristico e socio-sanitario e il rischio di chiusura della rsa medicalizzata, problematiche più volte denunciate dal sindacato Nursind.

Criticità sulle quali, ancora oggi, Le Lampare non intendono abbassare la guardia. «Essere per legge nella rete ospedaliera regionale ci impone di chiedere ad Asp Cosenza e al commissario alla Sanità di attuare le linee del decreto, di fare l’atto aziendale col nuovo fabbisogno del personale e di rendere al pubblico i servizi concepiti dalla nuova configurazione – dichiarano –. A nostro giudizio con l’eliminazione del Reddito di cittadinanza e il conseguente aumento della povertà, cittadini e istituzioni locali dovrebbero difendere ancora di più il diritto alla cura e alla sanità pubblica perché le questioni sono inscindibili».

E mentre ancora si attende il nuovo mammografo «perennemente "in arrivo" da almeno un anno e probabilmente portato in spalla chissà da dove, visto che ancora non è pervenuto» e i lavori iniziati ma ancora di là da decollare, l’orizzonte inseguito ha adesso impressa una nuova data.

Meno di un mese, 15 aprile, e il torto subito da questo territorio in un giorno di 14 anni fa dovrebbe essere riparato. Un diritto alla salute cancellato con un colpo di penna nel 2010, che decretò la morte di questo e di altri 17 ospedali in tutta la regione.

La lotta per il riscatto condotta sotto il vessillo delle Lampare esplode mediaticamente il 19 novembre 2020, con l’occupazione di un’ala del presidio in piena pandemia da Covid. «Riaprite l’ospedale di Cariati subito» diventa il grido di battaglia che rimbalza da un capo all’altro d’Italia fino a scavalcare i confini nazionali e approdare sui media proprio con la voce di Roger Waters. Una voce che è tra quelle raccolte nel film dei registi Federico Greco e Mirko Melchiorre, “C’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando”, che porta sul grande schermo la storia di una periferia del mondo, rendendola esempio e rivestendola dell'universalità che merita. Così, un piccolo sogno ribelle diventa patrimonio dell'umanità che non si arrende

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Di mezzo c'è un presidente della Regione fresco di elezione – Occhiuto – che ammette l’errore compiuto anni prima con la chiusura del Vittorio Cosentino e promette di porre rimedio.

Le scuse, però, non bastano. Tantomeno le promesse. E la lotta va avanti. La sposa, tra gli altri, l’indimenticato papà di Emergency Gino Strada, che nel suo ultimo libro “Una persona alla volta” definisce Cariati «il posto giusto da cui ripartire».

Intanto si vedono i primi passi concreti. L’arrivo dei nuovi macchinari diagnostici – un ecografo per la radiologia, uno per la cardiologia, una tac – e l’avvio dei lavori per il Pronto soccorso. Da ultimo, l’approdo di quattro medici cubani.

Ma se oggi si può deporre l'ascia di guerra, gli attivisti delle Lampare non sono disposti a rimanere silenti. «Il Governo di centrodestra a guida Meloni, anche per quanto riguarda l'articolo 32, sta attuando la fase distruttiva finale, come e peggio dei Governi che lo hanno preceduto», dicono.

«A livello locale – proseguono –, ci rendiamo conto che l’attenzione dovrebbe essere maggiore da parte di tutti perché il Governo italiano, di cui Occhiuto è parte politica, tra autonomia differenziata e ulteriori tagli alla sanità, ha dichiarato guerra non solo ai cittadini, ma anche alla Costituzione e ai suoi valori fondamentali».

Una situazione che impone, a chi finora si è posto a difesa del diritto alla salute del territorio, di continuare a tenere gli occhi aperti e non adagiarsi sugli allori. «Se "fino a ieri" la legittima richiesta dei Comitati era quella di ottenere un Pronto soccorso al posto del Punto di primo intervento, e di aprire almeno un reparto con posti letto per acuti, ora – sottolineano Le Lampare – vogliamo conoscere la tempistica dei lavori riferiti al programma perché ci sono già ritardi e perché siamo consapevoli che chi comanda sta ancora continuando a picconare il Servizio sanitario nazionale e i fondi per la sanità continuano a essere pochi come continuano ad essere pochi i posti letto previsti per questo territorio, per l'intera provincia e per l'intera regione Calabria, mentre aumentano ancora le spese militari». 

Se, dunque, l’ultimo passo per il "Vittorio Cosentino" è messo nero su bianco nel nuovo piano della rete ospedaliera, resta da riempirlo con tutti i colori della realtà e lasciare che arrivi alla fine della strada, lì dove la sanità pubblica ancora attende il suo risveglio. E dove c'è chi non abbandona la posizione di guardia. «Mentre in Italia c'era una volta un diritto che oggi non c'è più, quello alla cura e alla salute, l'unica cosa di cui siamo sicuri – concludono gli eterni ribelli delle Lampare – è che bisogna continuare».

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