Serrate Catanzaro Lido e Maida, nei giorni scorsi Girifalco. Si fa la conta delle Pet inattive perché provviste del solo autista. Sconforto tra gli operatori che non vengono pagati per gli straordinari svolti
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La postazione territoriale di emergenza di Catanzaro Lido questa mattina è chiusa così come quella di Maida, la notte del 26 giugno scorso è stata, invece, la volta della postazione di Girifalco. Non ci sono medici e nemmeno infermieri, in molti casi la pet resta desolatamente abitata dal solo autista, tanto basta per dichiararla chiusa per assenza di personale sanitario.
L’antipasto dell’estate
Ambulanze ferme, quindi, e interi territori privati di un fondamentale e primario presidio di assistenza. Ma questo è solo l’antipasto dell’estate che si profila all’orizzonte. Si è passati in breve tempo da postazioni demedicalizzate – perché prive di medico – a chiuse a giorni alterni perché anche la figura dell’infermiere è venuta meno.
Le teorie padane
Avranno un bel dire i teorici degli innovativi modelli importati dall’alta Italia, strenui sostenitori del principio secondo cui il servizio d’emergenza può benissimo fare a meno del medico, adesso che anche gli infermieri latitano, le ambulanze restano ferme e il sistema si avvicina pericolosamente al collasso.
La conta delle postazioni chiuse
Le segnalazioni si moltiplicano da giorni e si fa la conta delle postazioni chiuse: oggi Catanzaro Lido e Maida, ieri Girifalco, qualche giorno fa Isca sullo Ionio, ancora Maida che è rimasta chiusa per diversi turni perché in servizio c’è solo l’autista. Ma in prospettiva la situazione continuerà a peggiorare, proprio in coincidenza con i due mesi clou estivi: la popolazione aumenta nelle località costiere mentre il servizio si contrae.
Turni scoperti d’estate
Nel solo mese di luglio si contano, ad esempio, 25 turni scoperti tra medici e infermieri nella postazione d’emergenza di Catanzaro Lido e 20 turni scoperti nella postazione di Sellia Marina, località entrambe che moltiplicano le presenze nella stagione calda. Ma sono solo alcuni casi.
Giorni di chiusura
«Ormai le pet hanno i giorni di chiusura come i barbieri e i parrucchieri» è l’ironica considerazione di un operatore del 118 ma plastica evidenza della piega presa dal servizio d’emergenza, che proprio perché d’emergenza dovrebbe essere garantito senza soluzione di continuità.
Straordinari non pagati
E monta anche la rabbia del personale sanitario, il poco rimasto ancora in attività. C’è chi ha messo a disposizione il proprio tempo per non far fermare le ambulanze e aspetta ancora il pagamento degli straordinari (non pagati da dicembre). C’è poi il caso deflagrato a Catanzaro agli esordi dell’estate, gli operatori del 118, loro malgrado, hanno scoperto di aver ottenuto le valutazioni più basse nelle schede aziendali per il pagamento della produttività 2023.
Prestazioni aggiuntive bloccate
L’Asp ha bloccato le procedure e avviato una verifica interna, ma la circostanza ha decisamente contribuito a piegare il morale di chi, nonostante tutto, è rimasto saldo in trincea. E, infine, il blocco delle prestazioni aggiuntive. Benché la carenza di medici sia ormai dilagante, dallo scorso anno non si autorizzano più per il servizio d’emergenza ma vengono tranquillamente liquidate per altre specialità mediche, ad esempio il servizio d’igiene e sanità pubblica.
Verso il collasso
La determina è di fine giugno, quasi 30mila euro per i mesi di marzo e aprile. Viene ad un certo punto da chiedersi se non sia in atto una scientifica operazione di sabotaggio del servizio d’emergenza.