A pochi giorni dalla presentazione in Cittadella del nuovo strumento digitale, interviene il segretario nazionale dei medici territoriali Francesco Esposito: «In altre regioni d’Italia è già realtà. Non possiamo caricare le informazioni una per una»
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«Il fascicolo sanitario elettronico in Calabria allo stato attuale è monco». Interviene a pochi giorni di distanza dal roadshow il segretario nazionale della Federazione Medici Territoriali, Francesco Esposito, per illustrare l’effettivo livello di implementazione del fascicolo sanitario elettronico in Calabria.
Nei giorni scorsi, in Cittadella l’evento per presentare il “kickoff” dello strumento digitale che dovrebbe consentire ai cittadini l’immediato accesso a tutte le proprie informazioni sanitarie. Allo stato attuale – come tra l’altro riferito nel corso dell’incontro –sono disponibili le sole prescrizioni mediche dematerializzate, i referti di laboratorio e i verbali di pronto soccorso.
Quel che manca sono, appunto, tutti i dati in possesso dei medici di base, ovvero la sezione che include il profilo sanitario sintetico di ciascun assistito con la storia clinica del paziente. Quindi, l’elenco delle patologie, di allergie o intolleranze, le terapie farmacologiche in corso, eventuali ricoveri o interventi chirurgici e le vaccinazioni.
I medici di base sono stati coinvolti in questo processo?
«Allo stato attuale no. L’implementazione del fascicolo sanitario elettronico è stato previsto nell’Air firmato in Regione ma nasce in maniera monca poiché ai medici di famiglia non è stato ancora fornito l’add-on per poter alimentare il fascicolo elettronico con i dati dei propri pazienti. Attualmente, sono disponibili esclusivamente le prescrizioni caricate sul sistema TS ma non comprende la storia del paziente, operazione che dovrebbe svolgere il medico di base. Il principio su cui si basa la nascita del fascicolo sanitario elettronico è quello di consentire allo specialista – ospedaliero o chiunque esegua la presa in carico del paziente – di visualizzare immediatamente la storia clinica del paziente. Così com’è adesso il fascicolo è incompleto e poco utilizzabile».
Dal suo punto di vista ci sono ritardi rispetto ad altre regioni d’Italia?
«Alcune Regioni si sono dotate di un proprio software e sono in uno stato avanzato. Il Pnrr prevede che il fascicolo sanitario elettronico sia unico e nazionale proprio perché deve essere dialogante tra le diverse regioni. In alcune regioni è già una realtà».
Perché non vi è stato ancora fornito l’accesso al sistema?
«A noi devono fornire un add-on che consente ai nostri software di dialogare con il fascicolo elettronico e, di conseguenza, procedere al trasferimento dei dati dei pazienti. Non è infatti possibile caricare sul sistema del fascicolo sanitario le informazioni dei pazienti uno per uno. È una assurdità. Dovremmo, invece, attraverso un software poter accedere per trasferire le sezioni di nostra competenza, una operazione che in tal modo richiederebbe poche ore. Farlo senza alcun software, com’è la situazione attuale, richiederebbe settimane di lavoro. Ci sono medici che hanno in carico 1.500 pazienti. È una follia».
Come si dovrebbe procedere, dunque?
«La Regione dovrebbe acquistare gli add-on dalle società di software che forniscono il gestionale ai medici di famiglia o, in alternativa, creare un suo gestionale. Non ho idea, allo stato attuale, qual è la strada che si vorrà intraprendere».