Botta e risposta tra il presidente della commissione consiliare anti ‘ndrangheta e il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera, che evidenzia: «La complessità dell’organizzazione rende più facili i fenomeni distorsivi»
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Pietro Molinaro lancia, Simona Carbone ribatte. Dopo l’inchiesta che ha travolto l’Azienda ospedaliera Dulbecco, il presidente della commissione del Consiglio regionale contro il fenomeno della ‘ndrangheta, della corruzione e dell’illegalità diffusa chiede un’indagine interna. «È del tutto evidente – afferma – che gli attuali meccanismi di controllo interni sui sistemi sanitari regionali non funzionano».
«Occorre che la Direzione dell’Azienda non attenda passivamente l’esito giudiziario, ma avvii un’indagine interna per accertare le falle nei controlli e nei sistemi di prevenzione, per comprendere cosa è avvenuto o eventualmente sta ancora avvenendo nella struttura – aggiunge Molinaro –. Come ho potuto rendermi conto nelle audizioni in commissione dei responsabili della prevenzione della corruzione e della trasparenza delle Aziende ospedaliere e Asp ci si limita ad adempimenti formali e non si dà corso ai controlli interni strutturati previsti dalla normativa. Per questo dovrebbe essere interesse dell’Azienda esprimere una capacità di autocontrollo tempestiva in grado di intervenire per contrastare dall’interno i tentativi di attuare truffe ai danni dei cittadini, dello Stato e dell’azienda stessa».
«Le accuse – conclude – non riguardano comportamenti tenuti nel segreto di stanze ubicate a migliaia di chilometri da Catanzaro, ma pratiche delle quali non può non accorgersi un’azienda realmente attenta a prevenire la corruzione e l’illegalità oltre a salvaguardare le risorse pubbliche. Non si può demandare solo alla magistratura il compito di fare chiarezza e di combattere l’illegalità».
La risposta del commissario dell’Aou Carbone
Di qui la reazione del commissario straordinario della Dulbecco, Simona Carbone. «Il tema è particolarmente delicato – commenta – in quanto la complessità dell'organizzazione aziendale e l'eterogeneità delle prestazioni rese rappresentano “ex se” fattore di rischio che rende le Aziende sanitarie più facilmente permeabili a fenomeni distorsivi che mascherano il malaffare dietro l'esigenza di ricercare comunque la migliore risposta assistenziale. I fatti che hanno interessato i reparti di oculistica dell'ex Ao Pugliese-Ciaccio e dell'ex Ao Mater Domini ne sono la dimostrazione».
Non esistono «ricette miracolose», dice Carbone, «ma solamente la costante stratificazione di meccanismi operativi che trasferiscano agli operatori sanitari la precisa volontà aziendale di costruire un sistema che pone al primo posto, ex aequo, il paziente ed il rispetto delle regole».
«Il sistema dei controlli – continua – è certamente necessario ma richiede quale complemento necessario una chiara visione aziendale, percepita da tutti gli operatori, che considera il rispetto delle regole quale necessario corollario di una buona prestazione sanitaria. Questo fermo convincimento ha orientato il management attuale, tra l'altro, a riordinare profondamente il sistema di accesso alle prestazioni sanitarie introducendo, sia per le prestazioni ambulatoriali che per quelle di ricovero e chirurgiche, l'obbligatorio utilizzo del sistema informatico/informativo e operando, attraverso le direzioni mediche dei presìdi, un controllo stringente che in passato, certamente a causa dei registri cartacei, comunque consentiti, era più difficile da attuare capillarmente».
«Numerosi – sottolinea Carbone – sono stati infatti i controlli per introdurre la standardizzazione dei processi informatizzati di prenotazione che hanno consentito di superare, con non poche difficoltà, prassi operative volte invece a differenziare il modus operandi delle Unità operative in funzione delle presunte peculiarità di ciascuna. Il processo, oramai completato, richiede adesso controlli strutturati che la Direzione generale, senza voler vicariare quelli tipici delle Direzioni sanitarie, porrà in essere attraverso una apposita struttura funzionale di imminente costituzione, l'Ufficio ispettivo, con il compito di definire modelli operativi e cluster di controllo nelle aree di maggior rischio, estendendola gradualmente agli altri processi/procedimenti dell'Azienda».
«Non vi è dubbio, infatti, che le azioni della magistratura – aggiunge – non possano rappresentare la fisiologia delle attività di contrasto ai fenomeni corruttivi, ma è in seno all'Azienda che devono essere approntati strumenti di controllo, sia ordinari che straordinari, con conseguente intransigenza rispetto alle distorsioni eventualmente rilevate. In questa direzione deve essere letta la costituzione, da parte del management, di apposita commissione d'inchiesta all'indomani dei recenti provvedimenti della magistratura che hanno interessato gli operatori sanitari del reparto di Oculistica di Germaneto. Analogamente si procederà in relazione ai fatti che hanno portato agli arresti di venerdì scorso. In tale logica si colloca inoltre l'indirizzo fornito da questa Direzione aziendale agli organismi interni deputati all'accertamento di responsabilità disciplinari, di valutare tali responsabilità senza sospendere il procedimento disciplinare, nelle more del procedimento penale, ove le attività di indagine della magistratura forniscano elementi di fatto che consentono già la formazione di un convincimento sulle condotte poste in essere dai dipendenti».
«Controlli strutturati e capillari e certezza delle sanzioni disciplinari rappresentano corollari oggi imprescindibili per ridare fiducia a tutti gli operatori sanitari ed alla cittadinanza. Questo è il percorso avviato e non ho dubbi che porterà i frutti attesi – afferma ancora il commissario dell’Aou –. Ritengo giusto però, ancora di più in questa delicata fase esprimere un doveroso e convinto pensiero di apprezzamento per tutto il profondo impegno che tutto il personale dell'Azienda ospedaliero universitaria Renato Dulbecco sta profondendo nella realizzazione di un progetto ambizioso e strategico per la sanità calabrese. Parlo di quel personale tecnico e amministrativo, medico, infermieristico e di supporto, che ogni giorno, con dedizione e professionalità, contribuisce ad avviare un percorso tanto complesso quanto necessario».
«La direzione, che guida questo processo con determinazione, affronta quotidianamente ostacoli strutturali, carenze croniche e difficoltà ambientali, spesso aggravate da una scarsa capacità, da parte del territorio, di comprendere appieno e sostenere il valore di questa trasformazione. Eppure, nonostante tutto, questo progetto prende forma. Lo fa tra mille difficoltà, ma con una forza propulsiva che nasce dalla consapevolezza che “la Dulbecco” rappresenta non solo una grande sfida sanitaria e organizzativa, ma anche una concreta opportunità di riscatto e di crescita per l'intera comunità calabrese. Un'opportunità – conclude Carbone – che merita di essere sostenuta con responsabilità e spirito costruttivo da tutte le istituzioni e da ogni cittadino consapevole del proprio ruolo».