Non solo le conseguenze di una malattia, spesso ad aggravare le condizioni familiari e sociali dei pazienti c’è anche la burocrazia, in molti casi percepita come un vero e proprio ostacolo all’accesso alle cure mediche. Liste d’attesa infinite, prenotazioni impossibili perché le agende risultano chiuse; e il peso di ritardi e lungaggini ricade sempre su chi, al contrario, chiede solo risposte celeri ed efficienti.

Tra gli altri ostacoli più comuni che i pazienti incontrano sul loro cammino vi è ad esempio l’accesso a presidi e attrezzature che dovrebbero essere fornite gratuitamente dalle Asp di competenza. Ma le commissioni di verifica aziendali chiamate a fornire una valutazione sulle effettive condizioni di salute del paziente si rivelano spesso talmente farraginose e lente da obbligarli a mettere mano al portafoglio e pagare di tasca propria.

Malati anziani, terminali o con patologie neurodegenerative che avrebbero diritto ad assistenza domiciliare si ritrovano così a dover sostenere i costi per infermieri o operatori privati per ricevere le cure di cui hanno bisogno, più celere e più funzionale rispetto ai tempi biblici del pubblico.

Lo stesso avviene per ottenere presidi antidecubito per pazienti allettati o con problemi di deambulazione, fisioterapisti per la riabilitazione pagati privatamente perché i tempi del pubblico non sempre coincidono con le necessità impellenti di chi si trova a far fronte ad una malattia. Segnalazioni giungono anche di lungaggini nella formulazione dei piani terapeutici, utili a garantire la continuità assistenziale a pazienti affetti da particolari patologie, in genere croniche.

Per ottenerlo si verificano in alcuni casi rimpalli di responsabilità tra il medico specialista e il medico di medicina generale per accertare di chi sia la competenza, nel disorientamento generale dei pazienti che hanno solo bisogno di farmaci e terapie adeguate in tempi certi.