Oggi pomeriggio all’Allianz andrà in scena la stracittadina, valida per l’undicesima giornata di Serie A. La memoria dei tifosi del Toro va anche a quella storica vittoria di oltre quarant’anni fa, decisa da Fortunato Torrisi, di Melito Porto Salvo
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A Torino è febbre da derby. Oggi pomeriggio alle ore 18, l’Allianz Stadium sarà il teatro di una delle partite più attese della stagione: Juventus-Torino, valida per l’undicesima giornata del campionato di Serie A 2025/2026.
Una sfida che, come da tradizione, divide una città per novanta minuti e che racchiude storia, orgoglio e passione in un appuntamento che va ben oltre la classifica. Il derby della Mole è un evento identitario, una partita che racconta due anime di Torino: quella bianconera, abituata a vincere, e quella granata, che vive di cuore, appartenenza e memoria.
Quest’anno la stracittadina arriva in un momento delicato per entrambe le squadre. La Juventus, del neo tecnico Spalletti, cerca continuità dopo un avvio di campionato altalenante, mentre il Torino vuole confermare i progressi mostrati nelle ultime giornate e provare a risalire la classifica e tornare a imporsi in una sfida che manca da anni. Ma, come sempre, il derby sfugge a ogni logica. Nei derby (in ogni derby) conta la testa, il cuore e la voglia di lasciare un segno nella storia della città.
E nella storia di questa sfida, lunga oltre un secolo, c’è un episodio che ancora oggi fa battere forte il cuore dei tifosi granata. È quello del 27 marzo 1983, quando un calabrese di Melito Porto Salvo, Fortunato Torrisi, firmò una delle rimonte più incredibili di sempre. Torrisi, centrocampista duttile e combattivo, era cresciuto calcisticamente tra Siracusa e Catania, per poi approdare in Serie A dopo un lungo percorso nei campionati minori. Nel corso della sua carriera vestì le maglie di Como, Pistoiese, Ascoli e, soprattutto, del Torino, dove trovò la consacrazione. Classe 1951, calabrese fiero e riservato, portava in campo la concretezza e la determinazione tipica della sua terra.
Quel 27 marzo del 1983, al vecchio stadio Comunale, la Juventus di Trapattoni conduceva 2-0 grazie ai gol di Platini e Paolo Rossi. Tutto sembrava deciso, ma nel giro di tre minuti accadde l’impossibile: Dossena accorciò, Bonesso pareggiò e poi Torrisi, con un destro preciso e rabbioso, siglò il 3-2 che fece esplodere di gioia il popolo granata.
«Quando entravamo in campo e toccavamo quel toro l’adrenalina andava a mille e sprigionava un’energia devastante – ha raccontato Torrisi in una lunga intervista a Toro News – . Ancora oggi, dopo oltre quarant’anni, se ci penso mi vengono i brividi sulle braccia».
Per Torrisi, quel gol fu il coronamento di una carriera fatta di tanto sacrificio. «Sergio Rossi era il presidente, Bersellini l’allenatore, la squadra era fatta di buonissimi giocatori, la tifoseria era semplicemente meravigliosa – ha ricordato Torrisi –. Feci bene, segnai quattro gol bellissimi, tra cui quello “storico” alla Juve nel derby della Mole».
Quel 3-2 rimase impresso per sempre nella memoria del calcio italiano. Non fu solo una vittoria sportiva, ma la rappresentazione perfetta dello spirito granata: la grinta, il coraggio e la capacità di ribaltare tutto anche contro un avversario più forte.
Oggi, più di quarant’anni dopo, la città si prepara a scrivere un nuovo capitolo di questa eterna rivalità. All’Allianz Stadium, le luci, i cori e l’emozione del pubblico accompagneranno un derby che, come sempre, promette battaglia e spettacolo. Ma per molti tifosi del Toro, ogni vigilia riporta la mente a quel giorno del 1983, quando un ragazzo del Sud, con la maglia numero 8 e un cuore grande quanto la Mole, fece impazzire un’intera città e regalò ai granata una delle pagine più belle della loro storia.

