Il nuovo tecnico amaranto si presenta: orgoglio, lavoro e unità per riconquistare tifosi e identità. «Nel girone I devono ricordarsi che c’è la Reggina. Solo con ferocia e fame torneremo dove meritiamo»
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Orgoglio, appartenenza e concretezza. Sono i tre concetti che Alfio Torrisi, nuovo allenatore della Reggina, ha ripetuto più volte nella conferenza di presentazione e nella prima analisi tecnica da guida amaranto.
«Ringrazio tutta la società per la fiducia. Sono orgoglioso di indossare questi colori – ha esordito – e questo è un messaggio che giro anche alla squadra: questa è una casacca gloriosa, che dobbiamo dimostrare ogni giorno di saper meritare».
Torrisi non ha nascosto le difficoltà: «Alleno una squadra forte, ma in un momento complicato. Basta una scintilla per far decollare il valore di questo gruppo. Qui non manca nulla: abbiamo un centro sportivo d’eccellenza e una società solida. L’unica cosa che dobbiamo recuperare sono i nostri tifosi, i reggini, che sono il motore di tutto».
Ferocia, fame e compattezza
Il tecnico ha già chiaro il suo progetto: «Ho fiducia in questo gruppo, ma la squadra deve ancora diventare squadra. Il mio lavoro sarà trasferire mentalità, ferocia e orgoglio. Contro la Nocerina, nonostante il risultato, ho visto segnali positivi: i ragazzi non si sono disuniti e hanno recuperato tanti palloni».
Poi il richiamo all’unità: «Bisogna essere compatti tutti – stampa, squadra, gente e tifoseria – ma tocca a noi fare il primo passo. Se tutte le componenti viaggiano nella stessa direzione, è difficile venirci contro».
Sulla classifica, Torrisi è lucido: «Siamo dodicesimi, quindi in piena tempesta. Ma non deve essere un pretesto. Per me è nutrimento, energia positiva. Solo il lavoro quotidiano ci farà uscire da questa situazione».
«Nel girone I devono ricordarsi che c’è la Reggina»
Analizzando il campionato, Torrisi ha ribadito: «Il girone I è difficile, equilibrato e competitivo. Ma la cosa più importante è far capire a tutti che c’è la Reggina. Se gli avversari non ci percepiscono per ciò che siamo, abbiamo già perso in partenza. Dobbiamo rimettere le cose a posto e far valere il nostro nome e il valore della rosa».
L’appello ai tifosi è diretto: «I tifosi hanno ragione a contestare. Nove anni di Serie A e oggi dodicesimi in D, con otto punti, è inaccettabile. Ma senza la tifoseria non si vince. Ho chiesto e ottenuto di aprire gli allenamenti: solo la rifinitura del sabato sarà a porte chiuse. Abbiamo bisogno della nostra gente, del loro calore. È un vantaggio che nessun’altra squadra del girone ha».
Il mister ha ricordato un episodio da avversario: «Quando allenavo una corazzata, al Granillo bastarono dieci minuti sotto la Curva Sud per sentire la forza della Reggina. In quel momento mi sono detto: qui, se questa curva si accende, gli altri non fanno punti. Dobbiamo ricreare quello spirito».
Lavoro, giovani e identità
Sul piano tecnico, Torrisi ha illustrato la sua idea di calcio: «Mi piace una squadra che domini l’avversario con e senza palla. Giocare bene non significa fare spettacolo, ma avere personalità, compattezza e generosità. Voglio una squadra feroce nella pressione, che corra in avanti e all’indietro con la stessa intensità, che attacchi l’area con cinque uomini. Una squadra che, quando perde palla, reagisce come un bambino a cui tolgono un giocattolo».
Sui giovani, il mister è chiaro: «Chiricò, classe 2008, ha qualità e spessore. Ma come lui ce ne sono altri. Vivrò al centro sportivo, qui bisogna lavorare h24. Non guardo la carta d’identità, gioca chi merita. La Reggina è una sola: prima squadra e settore giovanile devono essere un tutt’uno».
«Abbiamo tutto per fare bene, ma niente alibi»
Sulle condizioni trovate al suo arrivo, Torrisi è netto: «Non ho trovato una situazione peggiore di quanto mi aspettassi. La squadra è ferita, ma abbiamo una società forte e un centro sportivo che vale la Serie A. Qui non manca nulla, quindi non ci sono alibi. Tutto ciò che abbiamo – dai fisioterapisti ai magazzinieri – deve tradursi in punti. Gli altri non hanno quello che abbiamo noi: dobbiamo sfruttarlo come vantaggio».
Infine, il manifesto di questa nuova Reggina: «Domenica a San Cataldo elmetto e coltello tra i denti. Partita sporca se serve, ma atteggiamento, ferocia e fame devono venire prima di tutto. Il sogno? Andare sotto la Curva a fine gara, con le nostre famiglie sugli spalti, per farci applaudire. Tocca a noi fare il primo passo. E ricordare a tutti che siamo la Reggina».

