L’allenatore giallorosso nel post partita: «Siamo stati bravi a portarci gli episodi dalla nostra parte. E sui 1200 tifosi presenti allo stadio Braglia: «Sono straordinari. Oggi gli abbiamo dato gioia altre volte no, il viaggio di ritorno sarà lungo ma felice»
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A Modena il Catanzaro firma l’impresa che nessuno aveva ancora centrato in questa stagione: espugnare lo stadio Braglia. Una vittoria pesante, maturata in rimonta e carica di significati tecnici, mentali e simbolici. Nel dopo partita, Alberto Aquilani racconta senza giri di parole la fatica, la sofferenza e la maturità che hanno guidato i suoi verso il 2-1 finale.
La definisce una partita «veramente importante», una vittoria che pesa come poche. Alberto Aquilani, nel post partita di Modena, riconosce che qualcuno potrà parlare di fortuna, ma rivendica con decisione la qualità del secondo tempo del suo Catanzaro: «Probabilmente un pizzico di fortuna c’è stato, però credo che si debba dare atto di come la squadra ha interpretato la ripresa su un campo dove nessuno aveva ancora vinto».
Il tecnico parte da un punto chiarissimo: il valore dell’avversario. «Il Modena mi ha impressionato come forza, ho visto un livello che si avvicina alla Serie A, giocatori con una gamba diversa. Per noi era una partita estremamente difficile: non possiamo andare a braccio di ferro con loro, non c’è storia». Da qui l’esigenza di una gara lucida, certosina, quasi chirurgica: «Ho chiesto di essere ancora più maniacali nel prendere il tempo, nello stop, nel controllo. Avevamo tre passi di differenza, fisicamente loro sono devastanti».
Aquilani sottolinea però anche l’aspetto più sorprendente: la capacità di reggere l’urto. «Abbiamo fatto una partita seria dal punto di vista fisico, competere con loro non è facile. Il calcio si decide sugli episodi, siamo stati bravi a portarli dalla nostra parte. Non abbiamo mollato quando abbiamo preso gol, non abbiamo smesso un secondo di fare ciò in cui crediamo. Oggi il calcio ci ha premiato. Tante altre volte eravamo stati noi sfortunati».
Sul piano mentale, il tecnico evidenzia la maturità dei suoi: «Una squadra che non aveva ancora vinto qui, che pareggia in una partita così e poi prova a vincerla sapendo di rischiare… questo racconta la mentalità». Unica nota da non dimenticare: «Prendere gol al 95’ in contropiede avrebbe rovinato tutto. Dobbiamo stare molto attenti, sono dettagli che contano».
La vittoria pesa anche in classifica, e Aquilani lo sa bene: «Abbiamo messo altri punti in cascina per il nostro obiettivo, che è chiarissimo. Siamo in crescita da 6-7 partite, sia per prestazioni che per risultati. In questa categoria non devi mollare un centimetro: già pensiamo al’Avellino, servirà una grande partita per dare continuità».
Capitolo tifosi: «Il pubblico è sempre straordinario. Spesso sono tornati a casa scontenti, oggi gli abbiamo dato gioia. Il viaggio di ritorno sarà lungo ma felice».
Aquilani porta via da Modena molto più di tre punti: «Mi porto dietro tante cose buone e anche un po’ di sofferenza. Oggi l’avevo chiesto e i ragazzi me l’hanno data. Per competere con questi giocatori dovevi dare qualcosa in più, e l’abbiamo dato».
C’è spazio anche per una lettura tecnica sulle scelte in corsa, come l’ingresso di Pittarello: «È una soluzione che possiamo adottare anche dall’inizio. So che mettere una punta in più con lui sta funzionando. Può diventare un grande centrocampista, ha 18 anni e gli serve tempo. Ma oggi sono entrati bene tutti: abbiamo fatto una partita seria e complicata e i meriti sono dei calciatori, che soffrono dentro il campo e hanno avuto il coraggio di giocare a testa alta».
Chiusura personale, sulla carriera e sulle etichette: «Ho fatto tre anni di Primavera e poi la Serie B. Ho scelto di iniziare dal basso perché per diventare allenatore dovevo sbagliare, lavorare, capire se quello che pensavo fosse fattibile. Puoi chiamarti come vuoi, ma se non fai risultati non cambia niente. Anzi, forse è anche peggio».


