L’incontro

Bonifica di Crotone, il comitato cittadino: «Eni porti i rifiuti via dalla Calabria. Comune, Provincia e Regione rispettino gli impegni»

FOTO | Dopo una petizione online lanciata pochi giorni fa, il sodalizio "Fuori i veleni" ha convocato una conferenza per chiedere alle istituzioni di vigilare su quanto stabilito nell'accordo sottoscritto nel 2019

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di Procolo Guida
11 aprile 2024
20:29

Il sodalizio che ha lanciato una raccolta firme per sensibilizzare la popolazione «sulle gravi conseguenze che comporterebbe una falsa bonifica con il semplice spostamento dei rifiuti tossici e radioattivi» ha convocato la stampa a fronte di una petizione on line lanciata da pochi giorni su Change.org.

Dentro il Comitato ci sono l’ex governatore Mario Oliverio, l’ex deputata cinquestelle Elisabetta Barbuto, Fratelli d’Italia con l’ex assessore comunale Stelvio Marini e l’attuale consigliera comunale Annamaria Cantafora, Carmine Talarico (già sindaco e presidente di Provincia), Fabrizio Meo, Salvo Riga, Carmen Giancotti, Alfio Pugliese, Franco Rocca, Vincenzo Garrubba ed Antonio Bevilacqua, Azione ed Italia viva con l’ex sindaco Ugo Pugliese.


“Fuori i veleni-Crotone vuole vivere”, questo il nome che si sono dati molti cittadini, attuali ed ex amministratori ed associazioni più o meno attive da tempo sul territorio, con il principale obiettivo di vigilare sul rispetto di quanto stabilito nella conferenza dei servizi del 2019.

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Ovvero che i residui del lungo periodo industriale della città di Pitagora (pericolosi e non) vengano portati fuori dalla Calabria da Eni; e che sindaco, Provincia e Regione, che si stanno per sedere di nuovo il prossimo 3 maggio al tavolo ministeriale, rispettino gli impegni presi all’unanimità dalle loro stesse assisi democratiche al fine di rispettare quanto fu statuito dal Provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur), che, a sua volta, fu termine del lungo e tortuoso iter burocratico per il rispetto di una sentenza del Tribunale di Milano che sentenziò definitivamente l’ingente danno ambientale di Crotone a fronte degli insediamenti industriali di Pertusola ed Enichem. Tanto più dopo i cincischiamenti tentati dallo stesso sindaco Voce - ex attivista ambientale - prima e dal commissario alla bonifica generale Errigo dopo, oggi più di qualche pezzo istituzionale e tecnico sta facendo passi indietro rispetto al dibattito che il nostro network ha sollevato e racconta puntualmente da più di un mese.

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Il neo Comitato “Crotone vuole vivere” cerca dunque di stringere ulteriormente la cinghia al colosso di Stato Eni. «Questo comitato spontaneo che non ha e non vuole avere connotati politici, tanto che è caratterizzato dall’adesione davvero diversificata, vuole dare voce a chi da tempo è preoccupato e denuncia che il previsto smaltimento dei rifiuti industriali fuori regione, così come previsto dal Paur, diventa innanzitutto l’ennesima scusa per rinviare e dequalificare, prima ancora di partire, la bonifica a Crotone, esasperando l’emergenza sanitaria che è un altro tema nel tema assolutamente critico»: così ha iniziato l’incontro l’attivista Vincenzo Garrubba.

Non mancano subito le critiche alla amministrazione comunale a guida Voce che su questo specifico tema ha conquistato con liste civiche la guida del Comune di Crotone con invettive contro Eni durissime nelle campagne elettorali, così come c’è consapevolezza che gli effetti della levata di scudi del e dal territorio pare comincino a farsi apprezzare. Già ieri, ad esempio, ad un convegno di Legambiente era presente Giovanni Aramini, uno dei dirigenti della Regione del settore Ambiente: «Non c’è nessuno che deve convincere Eni a fare la bonifica, ma è Eni che ha il dovere di farla» sono state le parole del dirigente, intervenuto appunto all’assemblea pubblica alla Lega Navale di Crotone organizzata dalla presidente del circolo locale, Rosaria Vazzano, a cui ha anche partecipato il sindaco Vincenzo Voce.

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«Si parlava di diverse sensibilità, io preferisco sostenere che siamo accomunati dalla stessa sensibilità -riferisce la consigliera comunale Cantafora - innanzitutto quella che scatta inevitabile dai dati allarmanti dell’aggiornamento del report Sentieri sull’incidenza dei tumori».

«Il danno ambientale in sé andava approfondito come già prescritto dalla sentenza di Milano che ha sentenziato ben 56,2 milioni di euro di risarcimento come primo e parziale ristoro - ha rammentato Fabrizio Meo, attuale consigliere comunale già in carica ai tempi dell’amministrazione Vallone - e questa amministrazione in carica non ha nemmeno inteso fare una pec per interrompere l’obbligazione riguardo la convenzione Eni Jonica gas».

Insomma così come fatto nella sostanza dal Pd, che la scorsa settimana ha chiamato a raccolta cittadinanza e politica sostenendo anche di essere disponibile a mettere da parte i propri simboli, nel nome della battaglia sul diritto alla salute e lo sviluppo del territorio, oggi, questo Comitato civico rilancia la propria azione sui vari fattori che ruotano attorno al tema della bonifica e che non riguardano certo “solo” che fine faranno i veleni delle ex fabbriche: «Innanzitutto il compito di questo comitato è quello persuasivo sul rispetto del Paur, così come specificato nel documento che è il testo a supporto della petizione online che vi preghiamo di far girare il più possibile - ha sostenuto l’onorevole Elisabetta Barbuto - durante tutto il mio mandato parlamentare ho cercato di sottolineare come il ricorso, poi perso, di Eni al Capo dello Stato fosse l’antefatto di una volontà da parte del colosso di Stato di non voler ottemperare alla bonifica».

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«La conferenza del tre maggio prossimo è istruttoria e non decisoria, l’ha richiesta Eni e certamente dobbiamo mobilitarci per impedire a quelle decisorie che si possa solo adombrare la modifica del Paur - ha sostenuto l’ex sindaco Ugo Pugliese - io assieme al presidente Oliverio ho firmato quei documenti. Oggi c’è un silenzio tombale in città preoccupante, Voce ci attaccò dicendo che quella bonifica era finta, oggi è necessario rimettere questo tema al centro di tutto, e questo Comitato può e deve farlo».

«Il tema dei veleni - ha aggiunto Carmine Talarico - deve essere solo il primo passo per far sì che sin dal tre maggio prossimo, a Roma, come a Catanzaro e Crotone, le istituzioni diano conto delle responsabilità che si assumono».

Vedremo dunque se prima dell’appuntamento del 3 maggio prossimo al tavolo ministeriale arriverà anche la risposta diretta del presidente Occhiuto all’interrogazione in Consiglio presentata dal dem Mammoliti che chiede che «la Giunta chiarisca come intende muoversi in vista della Conferenza dei servizi sulla fase di stallo che si sta registrando sulla bonifica di Crotone, che rischia di aumentare i ritardi di risanamento ambientale e sanitario che la comunità di quel territorio sta subendo ormai da troppo tempo. Anzi - insiste sempre Mammoliti - se esiste il reale rischio, dopo tre anni, di ritornare indietro rispetto all’unico progetto in campo che prevede lo smaltimento dei rifiuti fuori regione».

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La petizione ha intanto già superato le mille adesioni on line ed il dottor Franco Rocca, per anni medico competente in fabbrica, ha ripreso un dato che denuncia da decenni: «Non c’è registro tumori a Crotone, così non si sono mai potute contare le morti evitabili ed incrociarle con i decessi di bambini, donne ed uomini per neoplasie».

A concludere il già presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, ha chiosato «sul perché siamo qui». «Qualcuno ha tentato di far passare, che fosse possibile modificare il Paur  - ha aggiunto Mario Oliverio - sono passati pandemia e crisi economiche, ma se già al 2019 i 56,2 milioni di risarcimento erano divenuti 72 per effetto della rivalutazione, qualcuno avrebbe dovuto rinfacciare ad Eni che la bonifica doveva iniziare già da troppo tempo. E se ci abbiamo messo tre anni per chiudere quella conferenza dei servizi è solo perché abbiamo preteso che i rifiuti andassero via tutti fuori regione - ha rammentato l’ex presidente - il coefficiente di pressione non c’entra».

A concludere il già presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, ha chiosato «sul perché siamo qui». «Qualcuno ha tentato di far passare, che fosse possibile modificare il Paur  - ha aggiunto Mario Oliverio – e sono passati pandemia e crisi economiche, noi se ci abbiamo messo tre anni per chiudere quella conferenza dei servizi, è solo perché abbiamo preteso che i rifiuti andassero via tutti fuori regione - ha rammentato l’ex presidente - il coefficiente di pressione non c’entra».

E a specificare Oliverio si rende conto che il ruolo dell’informazione deve poter approfondire temi tecnici che sembrano poco arrivabili ai cittadini: «Il sindaco Voce ha prima parlato di fidejussioni e poi continuato a cavalcare la ragione del coefficiente di pressione che la Regione dovrebbe pretendere di attuare per impedire, con il riempimento della discarica attuale di Columbra che, come sostiene Enzo Voce, potrebbe accogliere i veleni delle fabbriche oltre a quelli che arrivano da fuori».
«Il sindaco deve sapere che i rifiuti speciali non incidono sui coefficienti di pressione e, soprattutto – e Mario Oliverio alza il tono dell’intervento - che il nuovo Piano dei Rifiuti regionale già approvato ha del tutto eliminato questo strumento tecnico di misurazione».

Oliverio insiste nel dibattito a distanza con Voce, dopo quello diretto avuto all’interno di Dentro la notizia: «Non capisco come mai si innervosisca contro di me, spaziando con argomenti che nulla centrano con la bonifica, quando io ero per il vincolo e rimango e mi batto affinché il vincolo resti, piuttosto -insiste l’ex Governatore- il sindaco potrebbe impiegare le sue energie a dire ad Eni di fare ciò che il tavolo di 5 anni fa ha sancito. Ora, lasciando giustamente passare il 2020 che è stato l'anno del covid, ma dal 2021 al 2024 sono trascorsi 4 anni, nel silenzio di tutti, ed oggi, paradossalmente, piuttosto che vedere solleciti ad Eni dopo una evidente omessa bonifica, vedo che si riapre un tavolo addirittura per discutere sul vincolo. È assurdo!». Per poi terminare con un invito accalorato: «Confluiamo, confluite, senza primogeniture, questa battaglia non interessa solo la città di Crotone, ma l’intero comprensorio e tutta la Calabria, per i risvolti sanitari ed ambientali, ma anche per civiltà e dignità».

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